Tina Sgrò: Realismo Onirico…

Tina Sgrò
Tina Sgrò

Tina Sgrò attraverso le sue tele racconta la quotidianità di spazi in cui l’osservatore può ritrovare una parte di se, ma mai troppo definita, quasi a voler lasciargli il compito di ritrovare un proprio ricordo…

Lascio volentieri all’Artista il compito e il piacere di raccontarsi rispondendo alle nostre domande :

Il tuo primo contatto con l’arte?

L’arte ha da sempre invaso la mia vita.

Comunque il primo contatto è stato ovviamente a scuola, alle scuole elementari, nella realizzazione di cartelli decorati, disegni, ecc..

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Credo dopo il diploma in accademia.

Era ciò che desideravo.

Ho anche iniziato ad insegnare ma alla fine del 2004 mi sono licenziata dalla scuola, mi dava uno stipendio ma non ero felice.

La tua prima opera?

La mia prima opera è un olio che ripercorreva una opera di Corrado Cagli.

Una sua opera mi aveva particolarmente colpita e avevo deciso di iniziare da lì.

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Credo di no.

Si tratta di istinti e vocazione.

Poi volontà e caparbietà e soprattutto ambizione.

Lo devi volere e lo raggiungi.

Come scegli cosa ritrarre ?

I temi sono diversi. ma gli interni predominano.

Lo studio della luce e delle ombre.

Gli oggetti che raccontano la vita quotidiana e gli sguardi che indagano i temi della quotidianità e della realtà che mi circonda.

Un aforisma che ricordi con il sorriso ?

“Chi non arriva all’uva dice che è acerba”…

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Sarebbe sicuramente il Caravaggio.

Gli chiederei…”come hai potuto lavorare con tanta sfrontatezza morale di fronte ai presuntuosi capi della chiesa”…

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Gli direi esattamente ciò che ho vissuto e abbracciato con incoscienza talvolta. Per fortuna non ho frustrazioni…

Quanto conta la comunicazione ?

La comunicazione è fondamentale.

La modalità di presentazione del proprio lavoro e i tempi giusti per far questo. Oggi i social ci danno una grossa mano e credo che sia uno strumento fondamentale.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

In Italia c’è molto provincialismo: l’artista, il pittore “bravo” in genere è quello iperrealista, quello che sa restituire esattamente ciò che noi già percepiamo nella normalità dei nostri sensi.

In genere invece all’estero ci sono dimensioni e strutture archetipe più avanzate.

L’artista diventa tramite emozionale tra la dimensione inconscia, quindi nascosta…e quella evidente razionale. Indipendentemente che un’opera sia figurativa o no.

In Italia l’opera figurativa ha la meglio perchè il contenuto immediatamente riconoscibile rivela stabilità emotiva e sicurezza mentale.

Cos’è per te l’arte?

Ho riflettuto molto nel corso del mio percorso. Anni e tempi altalenanti mi hanno portata fin qui.

La pittura per me è un sintetico punto di congiunzione che unisce la mia dimensione più intima alla quotidianità pressante.

La eleva ad archetipo inconscio che regola il bene e il male giorno dopo giorno.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Da un curatore mi aspetto professionalità, intelligenza, intuizione, dignità e emozioni.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Ad un gallerista chiedo lungimiranza, fiducia, ambizione e voglia di crescere insieme. Insomma…reciprocità.

Quanto contano per te la luce e il colore?

La luce è il mio elemento essenziale. La luce crea e rivela i volumi degli oggetti e delle atmosfere.

Senza la luce nulla si crea e trascende. Il colore adagia le emozioni su un supporto bianco.

Crea vibrazioni e le alimenta. I colori sono gli occhi della mente e della creatività. 

Grazie Tina per la piacevole chiacchierata

Alessio Musella

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