Silvia Pelissero alias Agnes Cecile.

Agnes Cecile
Agnes Cecile

Silvia Pelissero, giovane pittrice meglio conosciuta come Agnes Cecile, è nata a Roma.

È diventata  nota per i suoi splendidi acquerelli a strati. Agnes Cecile crea ritratti umani ricchi ed emotivi utilizzando immagini semplici abbinate a colori e dettagli potenti e astratti. Contemporaneamente tutto è delicato e bello, pieno di colore.

Le sue pitture fluide sembrano fondersi insieme in perfetta armonia, ogni goccia si collega alla perfezione.

Gli occhi, il naso, la bocca sono intensamente dettagliati e una grande parte di solito è caratterizzata da tocchi incompiuti.

Le sue figure femminili spesso vogliono liberarsi da qualcosa, interno o esterno che sia.


Il tuo primo contatto con l’arte?
Da giovane mio padre dipingeva.

È sempre stato un grande appassionato d’arte.

Lui e mia madre hanno riempito la casa e la mia infanzia di quadri, musei e matite colorate. Sono cresciuta in un ambiente colorato, in cui l’arte era un mondo non-estraneo. 


Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

L’ho capito in adolescenza, quando sono passata dal dipingere da sola nella mia cameretta a quando ho messo le mie prime opere online, incontrando il riscontro di totali estranei. Ricevevo commissioni e vendevo i miei primi originali.

Ho capito che la gente, oltre a mettere un like, voleva la mia arte a casa propria. 


La tua prima opera?
Ricordo tante “prime opere”.

Per menzionarne un paio: la prima volta che alle elementari ci fecero dipingere con gli olii su una minuscola tela, io riprodussi a mio modo un dipinto impressionista di un albero di limoni. Ricordo con quanta soddisfazione imitavo quelle pennellate dense di colore, in cui una piccola macchia gialla si trasformava improvvisamente in un limone!
Ricordo inoltre quando, al liceo, un professore mi spinse per la prima volta a far diventare un dipinto di grandi dimensioni quello che era nato come uno sketch su carta.

Creare un’opera così grande mi sembrava un’azione destinata solo agli artisti, prima di quella volta non mi ero mai sentita autorizzata.

È stata un’epifania.

Per fare arte , bisogna averla studiata?
Non necessariamente “studiarla” nel senso accademico.

Ma viverla assolutamente sì.

Essere appassionati, cercare ispirazioni ovunque, innamorarsi di immagini. Esercitarti per anni e creare il più possibile genera in te una crescita unica. 

Come scegli cosa ritrarre ?
Le ispirazioni cambiano con gli anni, da quel che si vive e quel che si ha bisogno di raccontare. Sono però sempre stata attratta dalla figura umana per esprimermi.

 
Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Ricordo il mio primo dipinto venduto, una soddisfazione mai provata prima.

Con il ricavato, mezz’ora dopo, stavo già comprando la tanta agognata tavolozza professionale d’acquerelli che da tempo ammiravo nella vetrina del belle arti vicino casa. Avevo 17 anni e stavo investendo nella mia carriera, senza saperlo. 


Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?
Probabilmente Monet.

Oltre a essere il grande pittore impressionista che tutti conosciamo, era anche un incredibile landscape artist nel suo giardino!

Traeva costante ispirazione dai sentieri e dalle composizioni naturali che lui stesso creava. Non mi dispiacerebbe chiedergli consigli di giardinaggio. 

Quanto conta la figura femminile nelle tue opere?
Molto. I miei dipinti sono le immagini che si affacciano alla mia mente, e le figure femminili che rappresento sono la voce che meglio armonizza per esprimermi.  


Quanto conta la comunicazione ?
La comunicazione nel mondo lavorativo dell’arte è oggi essenziale, senza la condivisione e l’apertura del proprio mondo si rimane isolati.

Ma l’arte è di per sé comunicazione, l’artista si esprime e crea, il fruitore riceve, ascolta e si emoziona. 
Così si crea il dialogo.

E così le storie che hanno dentro possono venire raccontate e l’arte diventa condivisione. 

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?
Quando ho iniziato, 10 anni fa, l’Italia era artisticamente molto attaccata ai suoi grandi maestri del passato, o ad un’impegnata arte contemporanea.

Non trovavo un mio posto artistico in quel contesto. 
All’estero trovai più porte aperte: c’era un approccio molto più ibrido, non si chiedevano come catalogarmi, erano entusiasti di accogliere il mio lavoro.

Oggi questa distanza tra Italia e estero si è molto ridotta, l’Italia si sta aprendo.

Ma chiaramente negli anni il mio percorso era ormai cresciuto molto più fuori che “a casa“.

Cos’è per te l’arte?
Imparare a conoscermi. 


Cosa ti aspetti da un curatore ?
Mi aspetto organizzazione, precisione e creatività.

Una mostra vincente racchiude buone intuizioni e voglia di raccontare qualcosa nel percorso. Non deve essere solo un catalogo di opere appese. 


Cosa chiedi ad un Gallerista ?
Che sappia entrare in contatto con la mia visione artistica, potendomi così rappresentare al meglio. 


Quanto contano per te la luce e il colore?
Luce e colore sono le codificazioni naturali delle emozioni. In base alla scelta di luci e colori si sceglie la storia che si racconta.


Da cosa trai ispirazione? 
Dal mio vissuto in prima persona, che traduco in concetti ed immagini.

Spesso per me l’arte è un mezzo di autoanalisi e crescita personale. 
Traggo inoltre molta ispirazione da ogni elemento naturale che osservo. In natura puoi trovare la perfetta metafora per ogni aspetto della vita. 

Artae Misia

Total
0
Shares
Previous Post
Ferruccio De Bortoli

FEDERICO MAGGIONI con la partecipazione di Ferruccio De Bortoli inaugurazione giovedì 10 marzo 2022, ore 18.30fino al 9 aprile.

Next Post
Velia Littera

Roma, 8 marzo 2022, la galleria Pavart presenta la mostra d’arte contemporanea “IO SONO IO” a cura di Velia Littera.

Related Posts