Luciano Mancuso e la forza del colore.

Luciano Mancuso
Luciano Mancuso

Nato a Palermo, classe 1976, inizia in giovane età il percorso formativo, approfondendo gli studi sull’ anatomia umana,

Illustratore e grafico, con i suoi colori forti e i soggetti scelti, entra a pieno diritto nel mondo della New Pop.

Conosciamo meglio Luciano Mancuso lasciando sia lui a raccontarsi rispondendo alle nostre domande :

Il tuo primo contatto con l’arte?

Ricordo che un giorno alle elementari la maestra spense le luci della classe e proiettò delle immagini : opere d’arte di vari artisti.

Fu allora che capii che avrei usato quel dono di Dio per essere libero.

Che formazione hai avuto?

Erano gli anni ’90 e per un ragazzino come me non c’era possibilità di frequentare un istituto d’arte, soprattutto perché la Sicilia non brillava di opportunità; per questo si scelse la favola deliziosamente insensata che un titolo tecnico da geometra avrebbe garantito più possibilità lavorative.

Provate ad immaginare con quanta fatica conseguii quel diploma, ma devo ammettere che quegli studi mi sono tornati utili, come anche quelli da pubblicitario fatti qualche anno dopo.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Sinceramente non l’ho ancora capito …..

Avverto un desiderio profondo, non si può spiegare…So solo che devo continuare a fare ciò che so fare meglio.

La tua prima opera?

Probabilmente un paesaggio o un ritratto, non ricordo di preciso.

In quel periodo disegnavo e dipingevo di continuo, a volte riproducendo opere d’arte famose, altre volte venivo semplicemente catturato da tutto ciò che mi circondava rimanendo ipnotizzato da tanta bellezza.

Come scegli cosa ritrarre ?

Spengo il cervello e ascolto il cuore.

Conta più la tecnica o la creatività?

La tecnica puoi sempre migliorarla, la creatività o ce l’hai o non ce l’hai.

Quanta importanza hanno per te la luce e il colore?

Molto…, in assenza di luce c’è solo il buio, e non riesco ad immaginare una vita senza colore, forse è per questo che non amo i film in bianco e nero.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

All’inizio della scorsa estate fui selezionato per far parte del Catalogo Mondadori, “l’Arte in Quarantena”, il cui evento prevedeva la presentazione e l’inaugurazione a Milano.

Qualche giorno prima venni contattato da un altro artista che riempendomi di complimenti mi diceva che avrebbe presenziato all’evento solo per il piacere di conoscermi personalmente…quale onore!

Quel giorno, al termine dell’inaugurazione, mentre tutti correvano a farsi autografare il catalogo da illustri personaggi, si avvicinò questo artista che, cogliendomi di sorpresa, mi chiese un autografo. In quell’istante sentii gli occhi di tutti puntati addosso, chiedendosi chi fossi….

Per quanto fosse visibile l’imbarazzo, firmai con piacere la sua copia e lo invitai a fare una foto insieme.

Quel giorno lo ricordo con molto affetto, perché non fu solo una cerimonia ma l’inizio di un’amicizia.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Se fosse possibile viaggiare nel tempo mi piacerebbe osservare Vincent Van Gogh mentre crea, e chiedergli cosa lo turbasse veramente.., dicendogli di rallentare, perchè un giorno sarebbe stato risarcito dalla Storia dell’Arte per essere stato trascurato.

Per fare arte bisogna averla studiata?

Non necessariamente.., ma conoscere la storia di chi ci ha preceduto ci arricchisce.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è una via d’uscita, dove utilizziamo noi stessi come mezzo.

Quanto conta la comunicazione ?

Tantissimo, c’è chi lo fa attraverso le parole, le note o le immagini.

Ognuno di noi ha qualcosa da dire, bisogna solo trovare il canale giusto per comunicarlo.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Avrei preferito non rispondere a questa domanda, perché penso siano noti a tutti i limiti dell’Italia, che ha una cultura radicata che tende a non riconoscere un talento che invece trova riscontro e valore in altri paesi del mondo.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Che “cresca” l’artista come un figlio, usando la sua esperienza e conoscenza in suo favore, suggerendo cosa è bene e cosa è male, cogliendo quelle opportunità a lui poco evidenti.

Cosa chiedi ad un Gallerista?

Apparire in pubblico è assolutamente indispensabile, ed è questo il lavoro del gallerista, esporre l’opera in modo che tutti possano vederla, commentarla, apprezzarla.                                                                                

Il gallerista non solo è tenuto a valorizzare il lavoro dell’artista, ma diventa un tutt’uno con lui.

Se incontrassi te stesso a 18 anni, cosa ti consiglieresti?

Di non aver fretta di crescere.

Alessio Musella

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