Intervista a Mario Cigada a cura di Paola Fiorido

Mario Cigada
Mario Cigada

Intervista a Mario Cigada un medico particolare; oculista ed ipnoterapista, disegnatore autodidatta con la passione per l’acquarello, del Giappone e degli squarci nascosti di Milano

Un consiglio da parte di Mario Cigada per affrontare la vita ?

Nel mio lavoro di medico incontro molti pazienti, quindi molte persone che soffrono; a volte, quando riesco a guadagnarmi la loro fiducia, alcuni di loro mi lasciano guardare nel fondo della loro sofferenza; si possono trovare abissi terribili, ma sono profondamente convinto che per essere efficace come terapeuta sia necessario arrivare sull’orlo di questi abissi, naturalmente evitando finirci dentro.

Curiosamente l’antidoto migliore per non farsi risucchiare è anche un eccellente rimedio per molte forme di depressione: la Bellezza.

Si può trovare la bellezza  nell’arte e nella natura: in un quadro, in un muscolo che guizza, in un fiore, in un panorama, in un corpo nudo, nel colore di un iride o di un piumaggio…

Noi italiani siamo fortunati: siamo circondati dalla bellezza, si può ammirarla, fotografarla o magari provare ad acchiapparla in una macchia di acquerello sulla carta…

C’introduci al tuo libretto “La Girandola di Van Gogh” ?

 Nel mio modo di disegnare e di acquerellare, mi sento assolutamente un dilettante: mi diletto, mi diverto, senza la minima preoccupazione dell’Arte, maggiore o minore che sia, pittura, grafica fumetto o illustrazione; solo divertimento, il risultato lo giudichino gli altri. per parte mia, non sono mai del tutto soddisfatto dei miei lavori, ma anche questo fa parte del divertimento: l’idea che ci sia sempre da migliorare, che ci sia sempre qualcosa da imparare.

Quando si inizia, i risultati spesso sono scarsi: non tutti sanno disegnare, in questo modo una parte del divertimento si perde; ma sono convinto che il disegno non sia un dono, ma una tecnica e anche questa si può imparare; ci son tanti bei manuali, tanti bravi insegnanti.

Ad un certo punto mi sono anche inventato uno strumento per aiutarmi nel disegno, per rispettare le proporzioni e la prospettiva; l’ho voluto dedicare a Van Gogh, perché, contrariamente a quello che molti pensano, Van Gogh è sempre stato molto preoccupato per la qualità del disegno, tanto da impegnare dei quattrini per farsi costruire un prospettografo, nonostante le sue difficoltà economiche.

Il mio giocattolino (la girandola di Van Gogh) è fatto principalmente di carta, come un origami, ha un costo trascurabile, mi piace pensare che se l’avesse avuto tra le mani, il povero Van Gogh avrebbe avuto qualche soldo in più per il cibo e per i colori.

A qualcuno è piaciuto il mio manuale anche se probabilmente si poteva scrivere meglio, molti amici e colleghi dilettanti del disegno mi hanno scritto di aver trovato utile la girandolina, sono stato addirittura citato in un manuale serio di pittura..

Qual’ è la tua personale riflessione sui soggetti che ritrai nei tuoi disegni ?

Ritrarre un soggetto dal vero crea un legame particolare, quasi un legame di possesso, ma è un possesso rispettoso, delicato, sia quando si ritrae un paesaggio, un fiore o un essere umano.

A volte si pensa al lavoro della modella come a qualcosa di passivo, sottomesso, ma non è assolutamente vero, soprattutto se si crea una buona collaborazione tra pittore e modella.

Un esempio fra tutti è la storia di Berthe Morisot la sua opera artistica: il suo ruolo nel panorama dell’impressionismo è strettamente embricato alle sue pose per Manet.

Se poi la critica maschilista ha dato più peso a queste ultime che alle sue capacità artistiche è un altro problema, ma se andiamo a rivedere le sue opere e se andiamo a studiare quali relazioni intellettuali avesse con Monet, Pissarro, Sisley, Degas, Renoir scopriamo che sicuramente qualche libro di storia dell’arte è da correggere.

Quali sono gli strumenti di cui necessiti per disegnare ?

Mi piace “viaggiare leggero” amo l’acquerello perché ha bisogno di poche cose: con due matite acquerellabili, un pennello a serbatoio e un cucchiaio di plastica a far da tavolozza (tutte cose che stanno in tasca) si possono fare cose molto divertenti.

Ho attrezzato la mia bicicletta per poterla utilizzare come cavalletto, scimmiottando Monet che aveva attrezzato la sua barca a studio navigante, peraltro anche Mondrian ha lasciato uno schizzo di bicicletta- cavalletto. E’ un altro modo per divertirsi, si pedala, se si trova un soggetto ci si ferma, altrimenti si prosegue la gita ..

Dove si dirige la tua ricerca stilistica ?

Mi piace la capacità evocativa dell’acquerello; più dell’iperrealismo mi piacciono le opere in cui poche pennellate delicate e trasparenti evocano atmosfere, figure, espressioni; per esempio il sumi-e la pittura con china su carta di riso o di gelso.

Questo non vuol dire che mi ritenga capace di farlo, ma è qualcosa che cerco di imparare. Come già detto,  sentirsi sempre un principiante è una cosa bellissima.

Qual’ è la carta che prediligi per i tuoi acquarelli ?

Mi piace molto lavorare con la carta washi, questo ha certo a che fare con la simpatia che ho per la cultura giapponese, ma soprattutto con la disciplina che impone: far economia di pennellate e  aver coraggio.

Coraggio nel muovere il pennello e, a tempo stesso coraggio di buttar via tutto se il lavoro non viene.

Non riesco a prendermi troppo sul serio, però; per esempio, se il sumi-e è spesso accompagnato da una poesia che è anche un esercizio calligrafico, nelle mie macchiette, invece, spesso non riesco a fare a meno di inserire qualcosa di ironico, appunto di non troppo serio; anche perché non credo sia possibile, per un occidentale, entrare completamente nello spirito del sumi- e, preferisco prenderne spunto, rubare qualche idea, ma lavorare come posso fare: da milanese.

Cos’ è la Bellezza ?

Una mia amica (di facebook) ha pubblicato, in un post, una frase che mi ha colpito.

Racconta che suo nonno le diceva «quando dipingi, dipingi pure quello che vuoi, ma ogni tanto dipingi dei fiori, perché i fiori sono belli».

Questo rappresenta bene il mio pensiero, non posso dipingere qualcosa che non sia bello, anche se spesso, purtroppo, la bellezza è intesa solo come perfezione, come perfezione artefatta, cioè “fatta ad arte”, come nella chirurgia estetica. Nulla di più falso: «la bellezza è verità» è una frase attribuita ad Einstein; un viso rugoso, un seno cadente possono essere bellissimi, basta liberarsi delle sovrastrutture mentali e saper guardare con un animo di bambino, magari, appunto, senza prendersi troppo sul serio.

Grazie per il tempo dedicatoci

Paola Fiorido

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