Intervista a Giuseppina Irene Groccia a cura di Alessandra Primicerio.

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L’intervista integrale all’artista. 

Giuseppina Irene Groccia: un’esplorazione creativa di emozioni e identità femminile.

Nell’intervista realizzata con l’artista Giuseppina Irene Groccia, si delinea un affascinante percorso artistico che ha preso forma in età adulta, lontano da una formazione accademica convenzionale.

La sua passione per l’arte visiva si è sviluppata attraverso una varietà di tecniche, con un particolare focus sull’identità femminile e sulle emozioni. Groccia descrive il suo processo creativo come un connubio di istinto e riflessione, integrando la scrittura come strumento per arricchire la sua espressione visiva.

Attraverso il suo blog “L’ArteCheMiPiace“, non solo promuove le proprie opere, ma offre anche visibilità ad altri artisti, creando così uno spazio di dialogo e confronto nel panorama dell’arte contemporanea.

Con una visione del futuro artistico come un territorio in continua espansione, l’artista aspira a contribuire a un dialogo più ampio e inclusivo, stimolando riflessioni e ispirazioni nel pubblico.

1. Puoi raccontarci come è iniziato il tuo percorso artistico e quali sono state le tue principali influenze formative?

Il mio percorso artistico è iniziato in età adulta, senza un background accademico specifico, poiché i miei studi si sono concentrati su altre discipline. Il desiderio di creare è sempre stato presente in me. Ricordo perfettamente che da bambina ero particolarmente abile nel disegno e, durante l’adolescenza, passavo ore a disegnare con matita e carboncino. Quella passione per l’arte visiva non mi ha mai abbandonata ed ha continuato a crescere fino a trasformarsi in un vero e proprio percorso artistico.

2. In che modo la tua formazione nei laboratori di arte ha contribuito al tuo stile e alla tua tecnica?

Il mio stile si è sviluppato attraverso lunghe sperimentazioni con diversi medium. Essendo nata come pittrice, ho inizialmente esplorato su tela il figurativo classico, realizzando una serie di nudi femminili ad olio che hanno ricevuto grande apprezzamento. Successivamente, ho ampliato il mio linguaggio artistico dedicandomi a nuove serie di lavori in cui ho sperimentato tecniche innovative come il dripping con smalti, vernici, colori acrilici e inchiostri. Ho anche utilizzato materiali non convenzionali, come scarti di alluminio e collage con carta da parati, segnando così una fase più astratta del mio percorso creativo.

Col tempo, ho sentito un’attrazione crescente verso i volti femminili. Non si è trattato di una scelta consapevole, ma di una naturale evoluzione guidata da idee e ispirazioni spontanee. L’approdo all’arte digitale, invece, è legato a un episodio particolare. Quando in casa è arrivato il primo computer, mi ha incuriosito la possibilità di scannerizzare i miei primi disegni e sperimentare con colori ed effetti digitali.

È stata una rivelazione: ho scoperto un nuovo modo di creare, non più limitato alla riproduzione di un soggetto.

Da quel momento, ho iniziato a coltivare una profonda passione per l’arte digitale, dedicando anni di ricerca e studio per sviluppare uno stile e una tecnica personali.

Ancora oggi, l’arte digitale rimane il mezzo che mi permette di esprimere al meglio tutta la mia creatività.

Infine, sono approdata alla fotografia, affrontandola fin da subito in modo non convenzionale.

Ho iniziato a sperimentare con tempi di esposizione particolari per ottenere immagini che evocassero pensieri evanescenti e atmosfere oniriche.

Anche in questo caso, la mia ricerca è stata guidata dall’istinto e dal desiderio di esplorare nuove possibilità espressive.

3. La tua arte è fortemente caratterizzata da una dimensione introspettiva. Come riesci a tradurre le tue emozioni in opere visive?

Il mio processo creativo è fortemente istintivo e spontaneo. Spesso il gesto artistico nasce senza un’intenzione predefinita, quasi come una necessità di esprimere ciò che ho assorbito dall’ambiente che mi circonda e dalle mie esperienze personali. Le emozioni si trasformano in colore, forma e materia senza un filtro razionale, lasciando che sia l’istinto a guidare il percorso creativo.

Per me, l’arte è un mezzo per esplorare e comprendere il mio mondo interiore. Ogni opera diventa una sorta di specchio delle mie emozioni, anche quando non sono del tutto consapevole di ciò che sto esprimendo. A volte, solo osservando il lavoro finito, riesco a riconoscere i sentimenti che lo hanno ispirato.

4. Hai una preferenza tra i diversi linguaggi espressivi che utilizzi, come la pittura, l’arte digitale e la fotografia? Perché?

Ognuno dei linguaggi espressivi che utilizzo ha un ruolo unico nel mio percorso creativo, e ciascuno risponde a un’esigenza diversa. Nell’arte digitale riesco a esprimere al massimo la mia creatività, esplorando possibilità infinite senza limiti materiali. Mi permette di dare forma alla mia immaginazione in modo immediato e libero, creando opere che nascono interamente dalla mia fantasia.

La pittura, invece, rappresenta un’esperienza più tattile e istintiva. Attraverso il contatto diretto con colori e materiali, riesco a dare forma a pensieri e idee in modo viscerale, quasi primitivo. C’è un senso di urgenza e necessità nel plasmare la materia, che mi permette di entrare in contatto profondo con le mie emozioni.

La fotografia, infine, è il mezzo attraverso il quale ascolto e dialogo con il mondo che mi circonda. Una visione cattura la mia attenzione, mi parla, e io rispondo attraverso lo scatto. È una reazione spontanea, un’interazione diretta tra ciò che vedo e ciò che provo. In questo senso, la fotografia diventa una risposta emotiva a una domanda visiva.

Non ho una preferenza assoluta tra questi linguaggi, perché ognuno di essi soddisfa un’esigenza creativa diversa. Li considero strumenti complementari, attraverso i quali posso esplorare ed esprimere appieno la mia visione artistica.

5. Qual è la storia dietro le tue opere “Identità pensante” e “Sospiria”, che fanno parte della collezione permanente della Anemoi Art Gallery a Londra?

“Identità pensante” e “Sospiria” rappresentano due opere emblematiche del mio percorso artistico, in quanto incarnano i diversi linguaggi espressivi attraverso cui amo comunicare.

“Identità pensante” è un dipinto ad olio realizzato con tecniche tradizionali. Raffigura un volto di donna immerso nei suoi pensieri più intimi e riflessivi, esprimendo quella dimensione introspettiva che caratterizza molti dei miei lavori. Al contrario, “Sospiria” è un’opera digitale che esplora gli stessi temi utilizzando un linguaggio visivo più contemporaneo. Anche qui il soggetto è un volto femminile, perché la figura della donna, con i suoi contrasti e le sue duplici interiorità, è il filo conduttore che attraversa tutte le mie opere, indipendentemente dal medium utilizzato.

Entrambe le opere hanno avuto l’onore di partecipare per due anni consecutivi a un’importante fiera internazionale d’arte contemporanea, la Grid Art Fair, tenutasi al The Old Truman Brewery di Brick Lane, nel vivace quartiere artistico dell’East London durante la London Art Week. È stata un’esperienza molto costruttiva che mi ha permesso di confrontarmi con realtà internazionali e di stabilire anche collaborazioni espositive di grande interesse.

In quell’occasione, il curatore ha deciso di includere “Identità pensante” e “Sospiria” in un progetto di esposizione permanente presso la Anemoi Art Gallery, situata vicino al Tate Modern Museum. Per me, è stato un riconoscimento importante, che ha sancito il legame tra la mia visione artistica e il contesto culturale internazionale di Londra.

6. Puoi parlarci della tua opera “Walls” e del significato che riveste per te?

“Walls” fa parte della serie Tratti in dispersione, un progetto a cui sono particolarmente legata perché rappresenta un’esplorazione profonda dell’anima femminile. Quest’opera mi ha dato molte soddisfazioni, tra cui l’esposizione recente in una galleria a Udine, dove è stata collocata in vetrina, suscitando interesse e curiosità tra i visitatori.

Con Tratti in dispersione, ho voluto raccontare la complessità dell’identità femminile attraverso volti che emergono, si sfaldano e si ricompongono, esprimendo la forza e la resilienza che nascono anche dalle cicatrici più profonde. Walls, in particolare, è un urlo silenzioso inciso nei tratti di un volto che sembra lottare contro barriere invisibili. La frammentazione dell’immagine riflette un’identità ferita ma mai sconfitta, una forza interiore che sopravvive e combatte, trasformando ogni graffio in un segno di bellezza e rinascita.

Ho scelto di utilizzare il medium digitale perché mi permette di destrutturare e ricomporre le forme con fluidità, amplificando il senso di tensione ed emozione. L’opera si ispira alla citazione: “Scava pure tra mille indomabili graffi, finirai col trovare solo amabili pezzi di cuore”. Per me, questa frase rappresenta l’essenza dell’opera: l’idea che dietro ogni ferita si nasconda un nucleo di forza e bellezza autentica.

In Walls, come nel resto della serie, non c’è nulla di compiaciuto o decorativo. La mia intenzione è affrontare il tema dell’identità con sincerità, mettendo luce su un femminile indomito, capace di trasformare le cicatrici in tracce di libertà e autenticità. L’intento è quello di un invito a guardare oltre le apparenze e a riconoscere la dignità di tante donne che, nonostante tutto, continuano a resistere e a splendere.

7. Hai avuto la fortuna di esporre le tue opere in diverse nazioni. Qual è stata la tua esperienza più significativa all’estero?

Ho avuto l’opportunità di esporre le mie opere in diverse città all’estero, tra cui Berlino e recentemente in Spagna. Della mia esperienza espositiva a Londra ho già parlato in una precedente domanda, ma ritengo che ognuna di queste occasioni sia stata importante, poiché confrontarsi con realtà artistiche fuori dal contesto nazionale porta sempre grandi soddisfazioni.

A Berlino ho partecipato al Gallery Weekend, uno degli eventi più significativi per l’arte contemporanea in Germania, che attrae appassionati e collezionisti da tutto il mondo. In quell’occasione, ho esposto inizialmente in una galleria locale e successivamente alla fiera internazionale d’arte contemporanea BAGL ART GOES LIVE, presso il Postbahnhof Berlin, un posto noto come luogo di importanti eventi artistici per quanto riguarda il panorama dell’arte contemporanea internazionale.

A Londra, oltre all’esperienza espositiva di GridArtFair già menzionata, ho partecipato per tre anni consecutivi al Flux Exhibition, uno degli eventi più rilevanti della scena artistica londinese, curato da Lisa Gray. Questo progetto si è rapidamente affermato nel panorama artistico inglese come sinonimo di qualità ed esclusività. In quell’occasione, le mie opere “UnRavel” e “Muse” hanno suscitato l’interesse della curatrice, che ha deciso di includerle nella sua collezione permanente.

Attualmente, sto esponendo in Spagna presso la Vearte Galería ad Alicante, all’interno della mostra collettiva Doppia Conexión, curata da Alessandro Giansanti di Agarte – Fucina delle Arti e Laura León di Vearte Galería.

Sono particolarmente felice che la mia opera “Strati Incerti” stia continuando il suo viaggio itinerante in Spagna, dopo essere stata esposta al Museo del Mar di Santa Pola all’interno dell’evento “Las Musas Encantadoras”

Credo che confrontarsi con il pubblico internazionale e dialogare con artisti di culture diverse arricchisca notevolmente il percorso creativo, offrendo nuovi stimoli e prospettive inaspettate.

8. Come ti senti riguardo alla tua opera “Evanescenze” e al suo acquisto da parte della House Gallery di Teano?

L’acquisizione di un’opera da parte di un’istituzione è sempre un momento importante per un artista, perché significa che il lavoro è stato apprezzato e potrà essere visto e vissuto da tante persone nel tempo. Per questo sono molto felice che Evanescenze sia stata scelta per far parte della collezione permanente della eXclusive House Gallery di Teano (CE), spazio gestito dall’Associazione eXclusive di Paolo Feroce, proprietaria della “Collezione dell’Unità d’Italia” (esposta in permanenza presso il Museo d’arte contemporanea e design PAM).

Quest’opera parla dell’identità femminile attraverso volti che si dissolvono e si ricompongono, cercando di catturare un’emozione che sfugge. Sapere che questo messaggio ha colpito così tanto da volerlo conservare in una collezione mi riempie di soddisfazione.

Penso che l’arte possa continuare a comunicare e ispirare anche dopo il momento in cui viene creata, e far parte di una collezione istituzionale permette proprio questo: mantenere vivo quel dialogo con il pubblico nel tempo.

9. Hai ricevuto vari premi e riconoscimenti nel tuo percorso artistico. Quale di questi ti ha colpito di più e perché?

Ogni riconoscimento è importante per me, perché rappresenta un apprezzamento del mio percorso artistico. Però, tra tutti, quello che mi ha colpito di più è stato il premio ricevuto per il mio libro artistico Mente Occhi Cuore.

È arrivato in un momento molto difficile della mia vita, quando avevo appena perso mio padre. È stato come una luce in un periodo buio, che mi ha dato conforto e speranza.

Ho deciso di dedicare questo premio a lui, perché gli devo la mia vena creativa, un dono che mi ha trasmesso attraverso la sua famiglia e che ha influenzato profondamente il mio percorso artistico.

Anche se non c’è più, la sua presenza continua a ispirarmi e a darmi forza. Per questo ho voluto rendere omaggio al suo amore, alla sua saggezza e al suo sostegno dedicandogli questo riconoscimento così speciale.

10. Ci puoi parlare del tuo libro “MENTE OCCHI CUORE” e del suo significato per te?

Mente Occhi Cuore è il mio primo libro in cui ho unito i miei diversi linguaggi espressivi: pittura, arte digitale e fotografia. Ho scelto le opere che considero più significative e le ho intrecciate con le mie poesie, o come le chiamo io, i miei “pensieri scritti”.

Il risultato è un’opera che fonde tutte le mie forme di espressione in un unico linguaggio artistico, creando un percorso emotivo e visivo molto personale.

Il libro è stato tradotto sia in albanese che in inglese. La traduzione in albanese è stata curata dalla scrittrice e poetessa Anila Dahriu ed è stata pubblicata dalla casa editrice ADA di Tirana. Di recente, la versione inglese è stata presentata dalla casa editrice IWA Bogdani, grazie alla traduzione del professor Jeton Kelmendi. Fin dalla sua prima pubblicazione nel 2022, Mente Occhi Cuore ha ricevuto un’accoglienza molto positiva ed è stato premiato con il riconoscimento letterario Antica Pyrgos nel novembre 2023.

Questo libro è particolarmente significativo per me perché rappresenta una sintesi di tutte le mie forme di espressione. Racchiude non solo la mia arte visiva, ma anche i miei pensieri più intimi, dando vita a un dialogo tra immagini e parole che racconta il mio mondo interiore.

11. Nel tuo libro “LENS_VISIONS”, hai esplorato la monocromia del nero. Cosa ti ha portato a scegliere questo tema?

Ho scelto di esplorare la monocromia del nero in LENS_VISIONS perché il nero, in fotografia, ha un potere espressivo unico.

Il nero avvolge e allo stesso tempo rivela, lasciando emergere solo l’essenziale e invitando l’osservatore a concentrarsi sulle forme, sulle texture e sulle emozioni. Questa scelta stilistica non è solo estetica, ma anche concettuale: il nero diventa uno spazio di introspezione, un vuoto pieno di possibilità interpretative.

In particolare, mi ha affascinato come il nero possa trasformare la percezione della realtà, influenzando l’atmosfera e il significato dell’opera.

Tutte le opere contenute nel libro sono il risultato di un periodo creativo molto specifico, in cui ho trovato ispirazione nella Fotografia Transfigurativa. Questa nuova corrente fotografica mi ha permesso di esplorare e comprendere come un’immagine possa andare oltre la sua superficie, riuscendo a toccare un sentire più profondo.

Nel mio libro LENS_VISIONS, ho voluto introdurre un elemento interattivo. Oltre alle immagini, infatti, ci sono pagine completamente nere, che invitano chi riceve o acquista il libro a interagire con esso. Il nero, in questo caso, diventa un “vuoto creativo” che permette a chi lo desidera di completare e arricchire il lavoro con proprie attività, idee e riflessioni.

Ho pensato a queste pagine come uno spazio aperto, dove il lettore o l’osservatore può aggiungere il proprio linguaggio, trasformando il libro in un’opera a quattro mani. Ogni intervento personale diventa parte integrante del progetto, un dialogo che si sviluppa tra me e chi partecipa.

Per valorizzare queste interazioni, ho dedicato spazio a video e pubblicazioni sul mio blog, nonché sulla mia pagina Facebook dedicata, creando un’opportunità di condivisione e scambio. Questo libro diventa così un vero e proprio progetto collettivo, un’esperienza condivisa che a parte il concetto tradizionale di opera finita, invita ogni persona a fare parte del processo creativo.

12. Come nasce l’idea del tuo blog “L’ArteCheMiPiace” e quali sono gli obiettivi che intendi perseguire con esso?

L’idea del mio blog L’ArteCheMiPiace nasce dal desiderio di creare uno spazio di coinvolgimento attivo, dove condividere interessi comuni e approfondire temi che mi appassionano da sempre. Volevo dare una nuova dimensione alla mia più grande passione, l’arte, raccontandola in modo originale e personale. Così, ho deciso di creare un blog che fosse non solo un rifugio per le mie riflessioni, ma anche un luogo di scambio. Attraverso il blog, è nato anche il Magazine ContempoArte, una pubblicazione indipendente che inizialmente era disponibile solo in formato digitale e che oggi si trova anche in edizione cartacea. La selezione dei contenuti e la realizzazione della rivista sono curate interamente da me.

L’ArteCheMiPiace offre anche una vetrina per artisti, sia emergenti che affermati, dando loro la possibilità di presentare il proprio lavoro e contribuendo alla loro promozione e valorizzazione. Ogni progetto promozionale che appare sulle pagine del blog è oggetto di una selezione accurata, che include consulenza, ricerca sui materiali forniti e un approfondito lavoro di redazione e diffusione. Con il blog, il mio obiettivo è creare un punto di riferimento per l’arte contemporanea, offrendo un’ampia visibilità agli artisti e un’occasione di riflessione e ispirazione per tutti gli appassionati.

13. Qual è il ruolo della comunicazione nel tuo lavoro artistico e come riesci a integrare la scrittura con l’arte visiva?

La comunicazione ha un ruolo fondamentale nel mio lavoro artistico, poiché credo che ogni forma di espressione, che sia visiva o scritta, debba avere un impatto profondo su chi la osserva. L’arte non è solo un atto di creazione, ma anche un mezzo attraverso il quale trasmettere pensieri, emozioni e riflessioni. La scrittura, quindi, si integra perfettamente con la mia arte visiva, permettendomi di dare una voce più intima e personale a ciò che creo.

Nel mio blog L’ArteCheMiPiace e nel Magazine ContempoArte, la scrittura diventa uno strumento di approfondimento e comunicazione che accompagna le immagini, creando una interazione completa e diretta con il pubblico. Ogni articolo, riflessione o approfondimento che pubblico si intreccia con le opere visive, arricchendo il significato e la comprensione di ogni progetto artistico.

L’intenzione è quella di creare un dialogo tra i diversi linguaggi espressivi, dove la scrittura non è solo una descrizione dell’arte, ma un’estensione di essa. La parola diventa così una chiave di lettura, un invito a guardare più a fondo nelle opere e a esplorare quelle sfumature invisibili che spesso si nascondono dietro la superficie. In questo modo, la comunicazione diventa un veicolo che amplifica il mio messaggio artistico, rendendolo più accessibile e coinvolgente per chi lo fruisce.

15. Come vedi il futuro dell’arte contemporanea e quale contributo speri di dare a questo panorama?

Vedo il futuro dell’arte contemporanea come un territorio in continua espansione, dove le barriere tra i linguaggi creativi si dissolvono, dando vita a esperienze sensoriali e narrative sempre più immersive. Credo che l’arte stia attraversando una fase di cambiamento non indifferente, alimentata dall’incontro tra tradizione e innovazione digitale, un aspetto che porterà inevitabilmente a esplorare dimensioni espressive nuove e ancora inesplorate.

Mi piacerebbe che il mio contributo a questo panorama lasciasse un segno non solo attraverso i miei lavori artistici, ma anche promuovendo un dialogo più ampio sull’arte contemporanea.

Attraverso L’ArteCheMiPiace, il mio blog nato dal desiderio di condividere visioni ed emozioni, cerco di intrecciare racconti artistici, promuovere talenti emergenti e affermati e dare voce a linguaggi creativi che meritano attenzione. Il blog non è quindi solo una vetrina, ma un luogo di dialogo e confronto, uno spazio dove l’arte diventa esperienza collettiva.

Mi auguro che tutto questo possa destare interesse e stimolare riflessioni, contribuendo a un panorama artistico in grado di sorprendere, emozionare e invitare alla contemplazione.

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