Intervista a Enrico Cecotto.

Enrico Cecotto
Enrico Cecotto

Attitudine e passione nei confronti del disegno li dimostra fin da giovanissimo,

Nel 2008 realizza la sua prima mostra personale a Venezia dal titolo Happy hour che riscuote notevole successo.

Il resto lasciamo che sia Enrico a raccontarcelo rispondendo alle nostre domande:

Il tuo primo contatto con l’arte?

I miei genitori mi hanno sempre raccontato che da piccolo ero un bambino molto vivace, gli unici momenti in cui stavo tranquillo erano quelli in cui avevo a disposizione dei colori e dei fogli bianchi.

Ma spesso i soli fogli non mi bastavano e disegnavo anche sui muri, i miei genitori che ringrazio per aver sempre creduto in me, anziché punirmi rivestirono i muri di una stanza della casa con tela cerata in modo che potessi divertirmi a disegnare senza limiti di spazio. Quella era la mia stanza dell’arte, ricordo che fin dalla tenera infanzia me ne stavo per ore a disegnare e il tempo volava.

Disegnavo e fantasticavo con i colori esprimendo l’innocenza e la felicità di un bambino libero da pregiudizi e impostazioni culturali, il gesto era libero da schemi e puro come l’istinto.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

In realtà l’ho sempre sognato e come spesso accade, se ci credi con convinzione e ti applichi, i sogni diventano realtà.

Mi sono proposto già all’età di 20 anni in alcune gallerie e fortunatamente ho avuto da subito un riscontro positivo, comunque prima di tutto l’arte è e rimane per me una passione!

La tua prima opera?

Credo proprio sia stata una natura morta.

Per diversi anni ho dipinto opere con la frutta, mio padre aveva un’attività ortofrutticola e mi ricordo, da piccolo, quando ero con lui in negozio, mi sedevo sulle cassette vuote e cominciavo a ritrarre i frutti che mi ispiravano.

Ero attratto in particolar modo dai colori e dalle forme della frutta esotica.

Le prime opere che ho realizzato all’Accademia erano delle grandi nature morte in rilievo cariche di colore.

Per fare arte, bisogna averla studiata?

Sicuramente l’arte realizzata dopo lo studio ha un sapore più intenso.

Come per qualsiasi altra passione o professione lo studio ci da un’ottima base per conoscere e comprendere meglio la materia. 

L’arte comunque, per come la penso io, è un dono innato.

Si può essere artisti anche senza aver studiato all’Accademia d’Arte.

Come scegli cosa ritrarre ?

La scelta è in base a ciò che sento più vicino al mio stato d’animo e che mi piace.

Quando realizzo un’opera devo caricarmi di energia positiva, i colori che utilizzo sono brillanti e vibranti e questo spero di trasmetterlo anche al fruitore.

In questo periodo mi sento molto vicino alle creature del mare e ho a cuore la sostenibilità dell’ambiente marino.

Il mio è un linguaggio pop, quindi utilizzo icone e simboli conosciuti reinterpretandoli e contestualizzandoli nelle mie opere.

Che tecnica utilizzi?

La mia è una tecnica particolare che definisco pittura/scultura.

Utilizzo stoffe, legno, plastica che rimodello e successivamente dipingo, per questo le mie opere diventano scultoree perché invadono lo spazio oltre la parete del muro. 

Stiamo finalmente entrando nell’era dell’eco green ed io spesso utilizzo nei miei quadri materiali di recupero che riprendono nuova vita sotto forma di opera d’arte. 

Sono molto sensibile alla sostenibilità ambientale e anche l’arte per me ha un ruolo educativo.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Ricordo, quando ero studente al primo anno di Accademia a Venezia, ancora non avevo una conoscenza del sistema dell’arte ma avevo un gran faccia tosta.

Mi presentai al noto gallerista Dante Vecchiato.

Entrai in galleria con una busta di plastica contenente alcune foto dei miei lavori e rivolgendomi direttamente a lui gli dissi : “Io realizzo queste opere, le interessano?”

Lui mi guardò fisso negli occhi e mi disse : “Si, mi piacciono molto, tra mezz’ora portamele qui dal vivo”.

Così feci e con mia grande soddisfazione e sorpresa, lo vidi posizionare subito un dittico in vetrina.

Questo è un momento che conservo con grande gioia e mi strappa sempre un sorriso.

Per me quel giorno segnò un’importante visione sul mio futuro.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Sono molti gli artisti che vorrei incontrare.

Mi piacerebbe incontrare per primo il grande genio della Pop Art Andy Warhol, gli chiederei di poter trascorrere del tempo con lui per osservare da vicino una sua giornata tipo nella Factory.

Gli chiederei di poter assistere a ciò che realizzava per capire meglio come funzionano certi meccanismi nel sistema dell’arte.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Direi queste parole:

Enrico sei sulla buona strada!

Segui il tuo istinto e il tuo cuore, ti porteranno dove lo desideri.

Rimani sempre umile e impara dai tuoi errori, tutto ti è utile per migliorarti.

Non esiste esperienza che non ti insegni qualcosa, anche la più negativa cela in sé un insegnamento positivo.

Sei forte e arrivi sempre all’obiettivo, se ti applichi, ne hai avuto sempre la prova!

Quanto conta la comunicazione ?

La comunicazione è fondamentale per esprimere qualcosa, per creare un dialogo con il fruitore.

Senza la comunicazione non esiste il senso di qualcosa.

L’arte è un linguaggio, è prima di tutto comunicazione.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

L’arte, sopratutto quella contemporanea, in Italia rispetto all’estero è sempre messa in secondo piano.

Forse non si crede abbastanza nel suo potenziale e ci si dimentica di darle il giusto valore. Questo si vede anche in campo commerciale.

È un peccato perché ci sono molti bravi artisti in Italia che spesso hanno più successo all’estero e successivamente vengono riconosciuti anche in Italia.

La mia non è una polemica ma una considerazione reale di ciò che vedo.

Cos’è per te l’arte?

L’arte per me è la libertà, il mio essere, il mio posto nel mondo.

L’arte rende me ciò che sono.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Mi aspetto di poter avviare un percorso insieme.

Di trovare la giusta sintonia per sviluppare grandi progetti espositivi.

Di aumentare quindi le possibilità ottenendo vantaggi significativi per entrambi in ambito di carriera.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Di sapere come e dove collocare le mie opere.

Ogni opera riscuote maggior successo se inserita nel giusto contesto.

Un bravo gallerista deve saper come far crescere l’artista nel panorama nazionale e internazionale.

Deve essere dotato di grande intuito e spirito commerciale.

È importante creare un buon lavoro di squadra.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Il colore e la luce sono fondamentali. Il colore è pura energia, emette delle vibrazioni che ci donano emozioni.

Nei miei lavori i colori che utilizzo sono molto brillanti e vivaci, quando creo e impasto il colore sento muovere una potente energia.

Molto raramente dipingo di sera, amo la luce del sole e i colori si vedono meglio con la luce naturale, per questo anche se utilizzo campiture piatte di colore è comunque presente molta luce.

Grazie per il tempo a noi dedicato

Alessio Musella

Intervista in collaborazione con CelebreMagazine

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