Agarte apre la sua selection di quadri presentando Deisa Centazzo, artista vocata ad un’arte terapeutica, eco-sostenibile e volta al benessere delle persone e della natura.
Dai colori tratti da piante tintorie e pigmenti naturali, ai tessuti 100% naturali ottenuti nel rispetto della natura, Deisa indaga il ruolo dell’artista a contatto con l’ambiente e si focalizza nella costante ricerca di nuove tecniche di realizzazione delle sue opere.
Tra le molteplici esperienze internazionali ed un gran numero di esposizioni ed eventi realizzati all’estero si segnalano alcuni interventi che delineano l’interesse dell’artista verso un’arte socialmente attiva: nel 2007 comincia a creare illustrazioni per turbine eoliche e pannelli solari (alcune delle quali verranno acquisite dal V&A Museum di Londra ed un’altra stampata dal WWF), inoltre partecipa ad un progetto sostenuto dalle Nazioni Unite riguardante la produzione di acqua potabile utilizzando energia solare e l’umidità dell’aria (del quale realizzerà le illustrazioni).
Nella video-intervista prodotta dalla galleria Agarte – Fucina delle Arti dal titolo “Deisa Centazzo: Natura & positività”, Deisa ci parla di alcuni dei suoi concetti fondamentali, concetti dal quale siamo voluti ripartire per poter capire meglio la sua ricerca artistica ponendole alcune domande.
Dalla tela, passando per i colori, fino ai soggetti: raccontaci l’influenza della natura nella tua visione artistica.
L’artista deve avere un ruolo attivo e consapevole dell’importanza dell’ambiente e per questo credo debba lavorare a stretto contatto con la natura, per questo cerco di aiutare quest’ultima concretamente col percorso iniziato l’anno scorso che mi vede coltivare piante fra cui anche il Lino (con il quale vorrei auto-produrre le tele per i quadri) e coltivando piante autoctone tintorie da cui estrarre in seguito i colori in modo da valorizzare la biodiversità che diverrà essa stessa soggetto delle mie opere.
Da che idea parti per concepire i tuoi quadri/progetti e quali sono le tecniche di lavoro che hai sviluppato per arrivare a realizzarli?
Per realizzare le mie opere mi affido all’istinto, non penso, cerco di seguire il flusso della natura che è perfetta nel suo essere.
Così il ciclo della vita. I colori ed i pigmenti che produco per dipingere seguono appunto il ciclo della vita delle piante, partendo dai semi, cercando di aspettare che i fiori siano secchi prima di raccoglierli e poi riseminando per far sì che possa nascere una nuova vita, in particolare sembra che le piante stesse ci indichino il momento più adatto per raccogliere le loro parti, poiché aspettando i loro ritmi, i colori avranno una resa diversa e più vivace.
Una fatto interessante è che sembrerebbe che i colori più resistenti e brillanti vengano da piante considerate “di poco conto” o di “poco valore” che il più delle volte vengono estirpate e scartate, io invece credo fermamente che la bellezza si trovi ovunque e in ognuno di noi, dobbiamo solo trovare il modo di tirarla fuori.

I microcosmi nei tuoi quadri cosa simboleggiano, qual è il loro significato?
I microcosmi sono dovuti dalla voglia di avvicinarmi, ingrandendo la vista e l’attenzione come una lente d’ingrandimento, per poter dare voce agli elementi molto spesso sottovalutati, non solo, da bambina passavo anche ore ferma ad osservare un formicaio, e pian piano si riuscivano a svelare e comprendere le dinamiche a noi spesso “sconosciute”, come ad esempio come comunicano le formiche interagendo con la natura e con l’ambiente circostante.
Spesso ragiono su una cosa: quando entri in un bosco all’inizio si vede solo verde poi pian piano soffermandosi si iniziano a vedere una moltitudine di colori, insetti di tutti i tipi e di tutte le forme e poi ci sono i batteri per esempio che non si vedono ad occhio nudo ma che s’immaginano, anch’essi fondamentali per la biodiversità, dunque un bosco non è altro che un’insieme di elementi che ad occhio nudo compongono un’entità unica, ma che in realtà è un insieme di molteplici fattori e diversità, di microcosmi.
Chi sono i tuoi riferimenti artistici e cosa ti stimola di più a livello creativo?
Non ho precisi riferimenti o stimoli particolari a livello creativo, credo però nella bellezza della diversità, nel guardarsi dentro e nel trovare le qualità che ci rendano unici.
Un’azione che ritengo molto importante è quella dell’osservare, che ci da modo di indagare e ricercare nel passato per poter vedere meglio nel futuro, per vedere come la natura possa influenzare l’essere e come essa possa aiutare l’uomo. Proprio su questo punto, su come la natura possa aiutare l’uomo, ultimamente mi sto soffermando con l’ausilio dell’associazione di beneficenza da poco creata «Magic Dye House».
Parlaci meglio del tuo progetto di beneficenza “Magic Dye House”.
Magic Dye House è un progetto che ho iniziato con l’idea di portare la natura attraverso l’arte negli ospedali a significare anche simbolicamente quanto il contatto con il verde sia importante per il benessere.

Abbiamo coltivato nei giardini degli ospedali piante tintorie per poi estrarre i colori e fare arte con i pazienti, nei reparti di terapia occupazionale, nelle ludoteche, nelle sale d’aspetto etc.
In questo progetto c’è anche l’attenzione per come la ricerca possa aiutare la natura, sto per esempio collaborando con il biochimico Paolo Bombelli, collegando i colori vegetali con l’energia delle piante viventi, o meglio con l’energia prodotta dai batteri presenti nelle radici delle piante per vedere, anche scientificamente, che trasformazioni questa energia possa apportare.
Parlo meglio di questo progetto nella video intervista da poco prodotta da “Agarte – Fucina delle Arti”, galleria nel quale espongo una selezione di miei quadri che hanno ufficialmente aperto la selection della pittura della galleria, quadri che tramite la vendita avvenuta contribuiranno all’associazione con parte del ricavato che appunto andrà a Magic Dye House.
Grazie per il tempo a noi dedicato
Intervista in collaborazione con Agarte Fucina delle Arti.