Barbara Ghisi, interessante connubio tra Arte, Curatela e…

Barbara Ghisi
Barbara Ghisi

E’ sempre interessante incontrare figure ecclettiche legate al mondo dell’arte, soprattutto quando parliamo di un’Artista in grado di trovare la giusta capacità critica nel valutare e selezionare lavori di altri artisti in qualità di curatrice, credetemi, assolutamente non semplice da trovare…

Ed è con questo spirito che molto volentieri abbiamo fatto qualche domanda a Barbara Ghisi, lasciandole, come sempre, il piacere di raccontarsi

Opere di Barbara Ghisi

Il tuo primo contatto con l’arte?

“Ricordo che fin da bimba ad ogni compleanno mi venivano regalati colori di ogni genere.

La mia prima confezione di acquerelli in godet risale al 1976, e io sono del ‘71, vedi tu.

Ero felice solo quando creavo qualcosa dal nulla.

Se invece intendi il primo contatto con l’arte che ha fatto storia, sinceramente non ricordo.

Ho invece ben presente quando a 16 anni rimasi a bocca aperta dallo stupore, per la magnificenza dell’arte con la A maiuscola: ero a Barcellona di fronte alla Sagrada Familia di Antoni Gaudì”.

Che formazione hai avuto?

“Ho conseguito il diploma al Liceo artistico e all’Accademia di belle arti di Bologna con specializzazione in decorazione pittoriche”.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

“All’età di 14 anni quando ho venduto il mio primo ritratto a grafite”.

Come scegli i progetti o gli artisti da seguire?

“Ricercando l’originalità e facendo molta selezione!”

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

“Nel 2019 a Forte dei Marmi in collaborazione con La Marguttiana Arte stavo allestendo una collettiva in una via pedonale del centro.

Un’elegante signora uscì da uno dei negozi per ammirare alcuni dipinti che illustravano persone completamente calve e con il corpo dipinto di rosso. Esclamò: “ Originali questi personaggi rossi!”.

E io ribattei: “ Ah le piacciono gli omini pelati?”.

Lei mi sorrise, si girò verso il negozio dal quale uscì un uomo, e mi rispose: “ Si! Mi piacciono gli omini pelati.

Le presento mio marito”.

Era l’arbitro di calcio Pierluigi Collina.”

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

“Senza dover riesumare i grandi del passato, sono incuriosita e attratta da molti bravissimi artisti contemporanei.

Tra questi Jonas Burgert e Nicola Samorì.

La mia curiosità punterebbe all’approfondimento delle rispettive tecniche e della loro ricerca.

Apprendo spesso anche dagli artisti che seleziono per gli eventi che organizzo.

Non si finisce mai di imparare”.  

Quanto conta la comunicazione?

“E’ essenziale! I social network in questo hanno aiutato tantissimo aumentando le possibilità di dare visibilità al lavoro proprio e altrui.

Questo vale sia per la pubblicazione delle mie opere che per quelle degli artisti che rappresento nelle varie esposizioni.

E chiaramente, anche per la diffusione immediata delle date degli eventi. Anche le riviste del settore hanno un ruolo importante”.

Oggi consiglieresti l’acquisto di un emergente come investimento?

“Nell’ambiente dell’arte si incontrano spesso artisti con grandi capacità tecniche ma poveri di idee.

E altri geniali ma senza un background a sostenerli.

Quando riscontro entrambe le qualità in soggetti che denotano anche passione e determinazione, ci sono le carte giuste per pensare all’investimento.

In alternativa consiglierei un nome già monitorato dal mercato, meglio ancora se in ambito internazionale”.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

“All’estero soprattutto nei paesi anglosassoni c’è una visione dell’arte più libera e concettuale a differenza dell’Italia dove l’arte figurativa è ancora prediletta.

L’Italia è un museo a cielo aperto.

Ogni paese sfoggia architetture, sculture e dipinti antichi, rinascimentali e classici alla visione dei quali gli italiani sono abituati fin dall’infanzia.

Questo a mio parere ne educa e ne influenza i gusti”.

Cos’è per te l’arte?

“Idea, progetto, realizzazione, comunicazione e condivisione.

Ma soprattutto creazione!

Ho avuto l’opportunità durante gli anni del liceo artistico di essere scelta per un corso di restauro a numero chiuso, all’interno di un noto studio di Bologna.

Mi accorsi subito che intervenire su lavori realizzati da altri non mi dava nessuna soddisfazione.

Creare forme e progetti mai realizzati prima per me è la più grande espressione d’arte”.

Per proporre arte bisogna averla studiata?

“Decisamente si!

Non intendo dover avere un diploma d’arte, ma documentarsi in modo approfondito sull’argomento che si vuole proporre e sulla formazione di base e storia dello stesso.

Certo è che se oltre allo studio teorico si ha anche la pratica delle tecniche pittoriche, si è più avvantaggiati sulla conoscenza dell’opera d’arte che si propone”.

Cosa chiedi ad un Gallerista?

“Professionalità, serietà, rispetto per l’artista e passione per la sua arte.

E’ fondamentale che proponga gli artisti su cui punta in ambienti del settore come fiere riconosciute e location prestigiose.

Meglio ancora se nel circuito internazionale.

Che poi acquisti le opere ad inizio rapporto, oppure che le tenga in conto vendita per verificarne l’impatto sul mercato, ha poca importanza.

E’ necessario che lo sostenga e ne faccia girare il nome.

Se la fiducia è ben riposta da entrambe le parti, i risultati non mancheranno e il rapporto di collaborazione sarà continuativo”.

Cosa pensi dell’editoria di settore?

“La prediligo rispetto alle notizie via internet, ma è necessario scremare. Anche sulle testate più diffuse basta pagare lo spazio pubblicitario per avere visibilità.

Così senza filtro selettivo si accumulano mostre scadenti di affitta pareti e arte spazzatura”.

Mi trovo d’accordo con molte tue considerazioni Barbara, grazie per il piacevole tempo virtuale trascorso insieme

Alessio Musella

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