Anna Boesso, Gallerista.

Anna Boesso
Anna Boesso

E’ sempre interessante intervistare un Gallerista, perchè dietro ad ogni scelta artistica c’è una storia da raccontare…

Conosciamo meglio Anna Boesso, lasciandole il piacere di raccontarsi rispondendo alle nostre domande:

Primo contatto con l’arte?

Posso dire praticamente da sempre, nel senso che già da bambina i miei genitori mi hanno fatto viaggiare molto e perciò conoscere le bellezze artistiche e visitare molti musei. Personalmente invece la folgorazione per l’arte l’ho avuto quando durante un soggiorno studio in Inghilterra ho visto le opere grandiose di Rothko alla Tate Gallery di Londra.

Che formazione hai avuto?

Mi sono laureata in Lettere all’Università di Padova (indirizzo artistico-linguistico).

Quando hai deciso di occuparti di arte ?

Mi sono sempre interessata all’arte, ma ho lavorato nella redazione di un quotidiano.

In seguito ai prepensionamenti nel campo dell’editoria ho avuto la possibilità di usufruire di questa occasione, quindi ho aperto la mia galleria nel 2010.

Da allora me ne occupo a tempo pieno.

Come scegli gli artisti da promuovere ?

La linea della galleria è quella di seguire esponenti dell’arte astratto geometrica, perciò – oltre a trattare artisti storici di questa corrente – scelgo artisti che si muovono in questo ambito, ma soprattutto artisti che propongono soluzioni nuove e particolarmente interessanti, come può essere p.es. l’artista Vincenzo Marsiglia che ha rielaborato con un linguaggio personale il concetto di geometria, applicandola alle nuove tecnologie oppure l’artista Ruth Gamper che lavora da oltre 25 anni all’insegna del riciclo (perciò molto prima che questo aspetto fosse di “moda”) realizzando sempre opere astratte nuove e diverse.

Cos’è per te l’arte ?

L’arte è la mia grande passione.

L’arte è emozione, sempre nuova e stimolante.

Mi racconti un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Il classico aneddoto (fortunatamente capita poche volte) del marito o anche del padre che vede un’opera, ne è entusiasta e pensa di fare cosa gradita regalandola, ma che viene “freddato” senza pietà dalla moglie o figlia.

Quale consiglio dai ad un emergente?

Osservando il panorama artistico vedo molta superficialità, poiché troppo viene dato per scontato.

Fare l’artista richiede a mio avviso in primis studio ed impegno, capacità di saper mettersi in gioco e senso critico nei propri confronti, non accontentandosi o fermandosi alle prime reazioni positive.

Perciò consiglierei ad un artista di prendere coscienza di ciò, compiendo su se stesso un lavoro costante di crescita e maturazione.

Oggi il troppo concettuale non rischia di allontanare il pubblico dall’arte ?

L’arte concettuale è una sfida perché presume una conoscenza di base.

Trovo che a volte definire un’opera d’arte concettuale sia quasi un pretesto, senza un vero concetto di base.

Chi sa cogliere l’essenza di un’opera concettuale ne rimane senz’altro affascinato, per una platea più vasta invece può risultare difficile.

Quali sono  oggi le fiere che ritieni  più interessanti?

Le fiere hanno acquisito un ruolo sempre più importante, nel senso che dopo un proliferare di fiere locali nel periodo prepandemico, ora si sono cristallizzate quelle che hanno lavorato da sempre in modo serio.

Le fiere internazionali come Art Basel o Art Cologne restano dei capisaldi in questo mondo, a livello più abbordabile (in rapporto ai costi esorbitanti che le fiere hanno) ritengo che le fiere Moderne Art Fair o Art Paris a Parigi, artKarlsruhe per il mondo tedesco o Artefiera di Bologna siano degli ottimi veicoli per farsi conoscere e instaurare nuovi contatti.

Quanto conta la comunicazione nel mondo dell’arte ?

Molto, sia a livello di stampa che tramite i nuovi canali d’informazione come Instagram.

Cosa cambieresti nel sistema arte in Italia?

In Italia, a mio avviso, l’arte non viene sostenuta abbastanza.

Il sistema italiano dovrebbe valorizzare maggiormente gli artisti italiani e aiutare (anche finanziariamente) chi opera in questo settore.

Qual’e’ il ruolo del Gallerista oggi?

Il ruolo del gallerista oggi è cambiato, come è cambiato proprio il concetto di galleria.

Una volta la galleria era punto d’incontro e di scambio di idee, l’occasione e il piacere di frequentare il mondo dell’arte.

Oggi non è più così, nel senso che un folto pubblico è presente il giorno del vernissage, ma la frequentazione è minima nei giorni normali.

La galleria deve intraprendere quindi anche strade nuove, cercare collaborazioni esterne anche in luoghi forse non sempre deputati esclusivamente ad esposizioni d’arte e lavorare sicuramente in sinergia nella quale io credo molto.

Il gallerista non può solo organizzare mostre, ma ha il compito di veicolare l’ artista, di farlo conoscere, di promuovere il più possibile il suo lavoro.

Grazie Anna per il tempo a noi dedicato.

Alessio Musella

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