Viaggiare, osservare, catturare l’attimo dietro ad un obbiettivo, respirare e raccontare Mondi diversi….per poi plasmare opere che profumano di vita…
Conosciamo meglio Silvia Della Rocca…
Il tuo primo contatto con l’Arte?
Per me l’arte è la manifestazione della nostra anima, della nostra essenza più profonda; è la creatività che si plasma nella materia, in mille differenti forme.
Già da bambina ricordo l’emozione di fronte ai primi dipinti ammirati nei musei, dalla nascita di Venere di Botticelli agli Uffizi, alle mostre di Rembrandt e Caravaggio.
Nel mio percorso personale l’incontro con l’arte è avvenuto attraverso la scrittura, elemento che ha sempre accompagnato la mia vita. Raccontare il mondo attraverso immagini e parole ha caratterizzato il mio lavoro sia come autrice e regista di format tv e documentari, sia come giornalista e scrittrice.
E questo per me ha sempre rappresentato una forma d’arte.
Ma è stata la scrittura del mio primo romanzo “L’isola di Aral” ad avermi fatto incontrare l’arte nel senso più stretto del termine, quella che ha cambiato e condizionato il percorso della mia esistenza.

La prima parte del romanzo è ambientata a Bussana Vecchia, il paese degli artisti in Liguria, che amavo frequentare fin da ragazzina, e dove nel libro si era ritirato il pittore Santiago De La Fuente, dopo anni vissuti tra Formentera e Barcellona.
Ma il destino ha voluto che le fantasie di un romanzo trovassero riscontro nella realtà: pochi mesi prima della sua pubblicazione, camminando tra i vicoli di Bussana, proprio vicino alla chiesa diroccata dove nell’ambientazione del libro vive Santiago, vedo esposto, fuori da un atelier, un grande quadro che ha tutte le peculiarità delle opere materiche dipinte dal pittore del mio romanzo.

Ne rimango affascinata e nel contempo stupita. Incontro l’autrice del quadro, le racconto le straordinarie affinità tra la sua pittura e quella che ho affidato al protagonista del mio romanzo.
Da quel momento diventiamo amiche, io e Daniela Gabeto: il suo quadro diviene parte della copertina del libro e lei mi convince, non senza una mia iniziale reticenza, a provare a dipingere.
È il 2016. Proprio lì, nell’atelier di Daniela a Bussana, tra quelle mura antiche che avevano ospitato, nella fantasia di un romanzo, un pittore hippy e i suoi quadri, inizio il mio primo contatto diretto e profondo con l’arte.

Mi sembra di entrare subito in simbiosi con la materia che si plasma nelle mie mani, emozioni sconosciute prendono forma tra tele e colori… da quel momento l’arte è diventata parte della mia vita, scoprendo che era sempre stata nascosta in un angolo della mia anima, aspettando di manifestarti, in modo dirompente, nella realtà.
Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?
Dopo l’esperienza di Bussana Vecchia, ho iniziato a studiare e ricercare differenti materiali, sperimentare l’utilizzo di colori e tempere, gessi, resine, pietre e quant’altro mi permettesse di creare nella materia il vortice di idee che si palesavano nella mia mente come un fiume creativo che non intendeva fermarsi.
Di notte, in quello spazio sospeso tra il sogno e la veglia, visualizzavo nuove idee, di giorno le plasmavo nella materia, fino a trovare un mio stile che corrispondesse a ciò che sentivo di dover esprimere e comunicare.
Ho imparato che trasformare la materia, plasmarla con le mani, è un’operazione catartica straordinaria, un flusso creativo che proviene dal profondo dell’anima, un linguaggio espressivo emozionale in continuo divenire.

Quasi per gioco ho poi iniziato a partecipare a qualche mostra collettiva, ma fin da subito una serie di incontri occasionali e l’interesse di critici e professionisti di questo mondo mi hanno catapultata in una realtà a me sconosciuta… tutto fluiva in modo spontaneo e veloce… come la richiesta di una gallerista di Torino di realizzare la mia prima personale, e poi le galleria all’estero e le prime vendite…
Negli anni hanno preso vita due collezioni,Genesis, realizzata in Italia, e Canary Soul realizzata a Tenerife.
Nonostante i numerosi riconoscimenti e gli apprezzamenti dei critici, per molto tempo non mi sono sentita un’artista degna di questo nome.
E’ stato un giovane studente d’arte proveniente da Parigi che mi ha fatto riconoscere ed accettare di essere un’artista , con tutta la responsabilità che questo comporta: durante una mia mostra, l’ho trovato seduto per terra di fronte a una mia opere, dove è stato per un’ora ad osservarla quasi in una sua dimensione meditativa, dicendomi poi che l’aveva emozionato ed era entrato in connessione con la sua essenza.
Congedandosi, ricordo ancora le sue parole: “spero che i miei studi e la mia passione mi porteranno a diventare un’artista come te”.
Ecco, quelle parole dette con il cuore da un giovane studente, mi hanno fatto comprendere che l’arte ha lo straordinario potere di trasmettere un’emozione.
Perché l’arte, per me, viene sempre e solo dal cuore.

La tua prima opera?
Il primo quadro che ho realizzato nell’atelier di Bussana Vecchia, con gesso, sabbie, conchiglie, legni…molto lontano dai miei lavori attuali, ma che conservo come un ricordo prezioso: un’opera che sancisce il legame tra il mio romanzo L’Isola di Aral e ciò che è stata poi la mia straordinaria avventura nel mondo dell’arte.
Per fare arte, bisogna averla studiata?
Credo che studiare sia sempre importante e fondamentale, non importa se in accademia o come autodidatta.
Ma lo studio deve sempre essere supportato da una continua e inesauribilepassione, curiosità e creatività. Bisogna mantenere sempre vivo dentro di sé quel fuoco creativo che ti fa capire che non potresti vivere senza l’arte, quell’impulso che ti fa alzare alle tre di notte perché senti che devi creare… plasmare quell’idea che si è palesata nella mente e nel cuore… quell’esigenza e al contempo responsabilità che ti porta a voler “comunicare” qualcosa che ti appartiene e che devi “consegnare” al mondo affinché possa essere condiviso.
Se manca questo, a mio parere, nessuno studio sarà sufficiente per formare un artista.

Cosa unisce le tue opere ela musica ?
La musica è un elemento fondamentale per me. Quando inizio una nuova opera, creo sempre alcune condizioni nel mio laboratorio che possano connettermi con l’energia di cui ho bisogno a seconda del lavoro che intendo realizzare, ed uno di questi elementi è scegliere la musica in sintonia con il mio stato d’animo, gli elementi che utilizzo e il simbolismo dell’opera stessa.
Per fare un esempio: per Wicca Moon, l’archetipo della Triplice Dea, ho ascoltato musica celtica e legata alla stregoneria, per Red Planet che incarna il principio yang, l’energia maschile, musica rock e musica legata al primo chakra; per Crystal Moon, la luna realizzata con cristalli di rocca, musica in sintonia con il settimo chakra, ect.
In Earth Soul e The tree of life la musica è addirittura un elemento che fa parte delle stesse opere: avvicinandosi alle due installazioni, è possibile ascoltare un accordo a 432 Herz in linea con la risonanza Schumann, suono primordiale della Madre Terra.
Come scegli cosa ritrarre ?
Spesso non sono io a scegliere, sono la Natura e la Luna ad ispirarmi.
La Luna, archetipo del femminino sacro, simbolo della Dea Madre, che con la sua aura di mistero mi ha sempre affascinato. Compagna inseparabile durante le pratiche spirituali, ha poi influenzato il destino delle protagoniste del mio romanzo L’isola di Aral e inevitabilmente è divenuta protagonista delle mie opere d’arte, nell’intento, illusorio, di carpire nella materia la sua energia e la sua magia.
Ogni mia rappresentazione della Luna porta con sé un simbolismo e una storia, divenendo
un invito per l’uomo a volgere nuovamente lo sguardo verso l’Infinito e nel contempo all’interno del proprio Sé, ricercando una nuova connessione con la Natura e l’Universo; connessione che abbiamo dimenticato, spesso scambiando il mondo virtuale con quello reale, le illusioni della mente con il sentire del cuore.
La Natura nelle sue mutevoli manifestazioni ha invece ispirato le opere della serie “Mother Earth”, dalla forte connessione con Madre Terra, dove utilizzo elementi naturali come pregiati legni antichi, pietre e cristalli grezzi, muschi e licheni, anch’essi legati a particolari simbolismi. Scegliere questi elementi significa entrare in risonanza con la loro energia, creare una connessione tra me e loro, affinché l’arte non sia solo un esercizio estetico ma porti con sé un significato più profondo, un’emozione.



Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
I giorni trascorsi a Bussana Vecchia dove ho iniziato a dipingere, il trovarmi cosparsa dalla testa ai piedi di colori e tempere, le mani sporche di gesso, le dita piene di spine del legno… sentirmi buffa e felice di vivere quel momento tra il profumo inebriante dell’arte, in quel luogo un po’ fuori dal tempo dalle sfumature hippy, che ha segnato per sempre la mia vita.
Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?
Vorrei incontrare lo spirito eclettico di Salvador Rosa, personaggio molto discusso nel suo tempo, precursore di Goya, artista ribelle sganciato dalla committenza dell’epoca, musicista, poeta, attore, pensatore libero, filosofo e avventuriero.

Gli chiederei della straordinaria potenza della sua pittura magica e visionaria, definita come “una porta alchemica verso un’altra dimensione”… della sua vita vissuta tra occulto, alchimia e magia, sotto l’ombra dell’Inquisizione; dei suoi incontri tra gli ambienti esoterici di Napoli, Firenze e Roma; di cosa provava nel dipingere le sue fantasmagoriche scene di stregoneria, i sabba…
E poi forse gli chiederei di ritrarmi, come una delle sue streghe….
Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?
Credi più in te stessa, ascolta il tuo cuore e segui il tuo istinto, non sopprimere la tua creatività semplicemente per soddisfare convenzioni o aspettative sociali che non corrispondono alla tua essenza…sarebbe solo una perdita di tempo… asseconda la tua creatività, è la tua forza, non il tuo limite… segui con costanza dedizione e consapevolezza quello che è il tuo destino, la tua missione in questa vita.
Vivi… libera da ogni condizionamento, accetta le sfide con coraggio, e cerca il significato in ogni ostacolo o sconfitta, sii felice, apprezzando ogni istante di questo meraviglioso dono che è la vita.

Quanto conta la comunicazione ?
La comunicazione è fondamentale nell’arte, soprattutto oggi che viviamo interconnessi.
Un grande artista senza la giusta comunicazione della sua arte può vedere vanificati tutti i suoi sforzi nell’intento di trasmettere il suo messaggio creativo.
L’arte stessa è un potente mezzo di comunicazione che presuppone da parte dell’artista una grande responsabilità verso il messaggio e i valori che intende comunicare attraverso le sue opere.
Per questo è fondamentale creare solide sinergie tra artista, curatore, gallerista e potenziali fruitori del messaggio che si intende veicolare nel mondo.



Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?
L’Italia è storicamente la patria dell’arte, una maestosa opera d’arte vivente. Questo è un grande, inestimabile, valore aggiunto, che nessuno ci può negare.
Per quanto riguarda invece il mercato dell’arte forse il discorso è un po’ differente, e a volta all’estero si possono avere opportunità e riconoscimenti che in Italia è più difficile raggiungere oggi.
Cos’è per te l’arte?
Per me l’arte è vita. E’ la mia personale Weltanschauung.
È un anelito di infinito catturato nella materia, la possibilità di lasciare un segno della nostra essenza, del nostro passaggio in questo mondo, dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, della nostra “visione del mondo”… è la bellezza che ci sopravviverà…la bellezza che salverà il mondo, ma non solo…è il riflesso di un momento storico, lo specchio di una società, per questo la sue bellezza a volte risiede nel valore del suo messaggio e non necessariamente nell’estetica.
In una realtà disincantata dove nulla è durevole, l’Arte è una piacevole illusione di Infinito.


Cosa ti aspetti da un curatore ?
Principalmente empatia. Credo che sia la base di un connubio ottimale tra artista e curatore; rapporto molto importante che da entrambe le parti dovrebbe essere basato sul reciproco rispetto, fiducia, trasparenza, etica professionale e soprattutto sul comune amore per l’Arte e la capacità di emozionarsi.
Oltre all’empatia da un curatore mi aspetto competenze artistiche, comunicative e imprenditoriali, che sia onesto rispetto alla mia arte, anche attraverso giudizi e critiche finalizzate al miglioramento del mio lavoro.
Cosa chiedi ad un Gallerista ?
Che si innamori della mia Arte!
Quanto contano per te la luce e il colore?
Sono fondamentali, nella vita come nell’arte.
Il colore non è solo un elemento estetico della mia arte ma assume differenti simbolismi, e la luce rende le mie opere vive, dinamiche e mutevoli ad ogni sguardo, creando un approccio visivo tridimensionale, dove gli elementi pittorici, i colori e le rifrazioni luminose si fondono in un’alchimia materica di forte impatto espressivo.
Grazie Silvia per il tempo a me dedicato.
Alessio Musella