Una grande esposizione a Palazzo Bonaparte a Roma mette in luce il senso del volume e la vena surreale.
La più grande mostra mai realizzata in Italia su Ferdinando Botero, mancato il 23
settembre 2023, è allestita a Palazzo Bonaparte fino al 25 gennaio 2025; un racconto lungo oltre 60 anni di carriera artistica, curata dalla figlia Lina e da Cristina Carrillo De Albornoz, grande esperta della sua opera.
Attraverso 120 opere, tra dipinti, acquerelli, sanguigne, carboncini, sculture e alcuni straordinari inediti, prestati eccezionalmente solo per questa mostra il racconto di una vocazione alla pittura che accompagnato il Maestro colombiano, nato a Medellin nel 1932, fin da bambino.
Un allestimento molto suggestivo ed elegante con le pareti grigio scure che mettono in risalto gli affreschi del Palazzo con il quale le opere senza tempo di Botero entrano in un dialogo suggestivo.
Tra le opere esposte anche inediti eccezionali, per la prima volta visibili come La Menina, rivisitazione originale da Velasquez e un Omaggio a Mantegna che si riteneva perduto.


In rilievo la sua predilezione per il disegno ritenuto tutto e non solo un lavoro preparatorio, uno strumento per dipingere, quando un’espressione compiuta in sé, seguendo la tradizione rinascimentale; così come l’attenzione al volume, l’esplosione vera e propria delle forme, caratteristica per la quale è diventato noto, che unisce ironia e sensualità; oltre una vena surreale, come si evince dall’opera in mostra, Donna che cade dal balcone, nella quale il tempo sembra sospeso, la scenografia è ridotta al minimo e il balcone ci appare come un palcoscenico.
La stessa prospettiva non così definita aumenta il senso quasi onirico di un precipitare che non sembra drammatico.
Botero inizia a dipingere giovanissimo quando lascia la scuola per matador per diventare un artista, ma si impone sulla scena artistica internazionale a partire dal 1961, quando il Museum of Modern Art di New York decide di acquistare il suo Monna Lisa all’età di dodici anni nel 1959, momento in cui comincia un tour di successo in giro per il mondo e la sua fama cresce in modo esponenziale.
La sua formazione artistica inizia a Madrid al Prado e la svolta decisiva arriva quando a Firenze incontro autori del calibro di Paolo Uccello, Masaccio e Piero della Francesca che imprimeranno nella sua arte un’inconfondibile matrice classico-rinascimentale.

Dopo un periodo tra la Colombia e il Messico si trasferirà a New York per tornare in Europa, scegliendo la cittadina di Pietrasanta in Toscana come sua patria adottiva e laboratorio.
Le forme monumentali dei suoi soggetti e le fisicità corpulente sono da sempre il suo marchio iconico, ciò che ha reso il suo stile unico e immediatamente riconoscibile, dove il colore iperespressivo carica i soggetti di vitalità, un tripudio di vita che sembra debordare dai quadri che è ricchezza e vita.
Il percorso si apre con un Omaggio a Mantegna del 1958, prestito straordinario proveniente da una collezione privata degli Stati Uniti e che, dopo decenni, è stato recentemente scoperto da Lina Botero tramite Christie’s.
Affascinato da uno dei capolavori del Rinascimento, la Camera degli sposi di Mantegna nel Palazzo di Mantova, Botero decise di rendere omaggio al maestro italiano dopo il suo viaggio in Italia e scelse l’affresco della parete nord, la scena della corte dei Gonzaga in cui Ludovico è raffigurato seduto mentre riceve una lettera dal suo segretario, Marsilio Andreasi.
Intorno a lui ci sono i suoi parenti: una scena che l’artista trasformò in un’opera tutta sua, in cui esaltò la monumentalità e il colore eccezionale, vincendo con questo quadro il primo premio al Salone Nazionale di Pittura della Colombia nel 1958.



Dove Mantegna lavora soprattutto con la prospettiva, Botero, incide con la volumetria, in un modo originale tanto da non poter parlare di D’après, quanto di un’ispirazione originale. D’altronde per Botero la ricchezza di un pittore è il risultato dell’influenza di altri pittori.
Non mancheranno infatti le versioni di capolavori della storia dell’arte, come la Fornarina di Raffaello; il celebre dittico dei Duchi di Montefeltro di Piero della Francesca, i cui profili diventano nell’elaborazione dell’artista colombiano massicci; e ancora i ritratti borghesi di Rubens e Ritratto dei coniugi Arnolfini di Van Eyck; fino ad arrivare alle ultime opere che Botero realizzò nel 2023 come il grande acquerello dell’Odalisca.
Opera fondamentale e inedita per il pubblico perché da sempre appesa nello studio parigino del Maestro, una versione da Las Meninas di Velasquez che Botero copiò durante il suo apprendistato al Prado ma che è a tutti gli effetti un’opera profondamente originale e della quale realizzerà diverse versioni.

Tra i suoi soggetti costanti lee nature morte la cui semplicità diventa poetica e metafisica grazie all’ingrandimento quasi paradossale che rende le figure scultoree come nel caso di una pera, protagonista unica di una grande tela nella quale un particolare diventa centrale, quale il verme che esce dal frutto, creando un effetto tridimensionale e di impatto particolarmente forte.
Tutto cominciò da un mandolino gigante con un foro e la scelta dell’allestimento che concentra in un unico ambiente relativamente piccolo le grandi nature morte, è particolarmente efficace.
Tematiche iconiche anche le corride, in mostra in particolare con un grande disegno dove una figura femminile possente prende la scena diventando insolitamente protagonista di questo tipo di soggetto.
Interessante il modo di affrontare la tematica religiosa, per chi si definiva un giorno credente e un giorno agnostico, certamente molto familiare con immagini religiose tanto diffuse nella sua Colombia.

Le opere in mostra evidenziano ironia, paradossi e il senso di un metatempo presente nella religione se si pensa a una Madonna con bambino dalle forme rinascimentali eppur con abiti contemporanei. In questa figurazione classica e quasi surreale per le proporzioni, un particolare che parrebbe non significativo fa emergere la complessità della pittura di Fernando Botero spesso considerata giocosa.
Una bacca verde tra le dita della Vergine evoca la speranza di rinascita della Colombia martoriata da tanto dolore che la Mater dolorosa assume su di sé, con lacrime che diventano gocce solidificate e nutrono una nuova vita.
Tra le figure umane interessante il ritratto di Pedro, quarto figlio del pittore e della seconda moglie che morì nel 1974 a soli quattro anni per un incidente stradale causando un dolore profondo che si riversò anche nell’arte nella quale Fernando si rifugia per sopravvivere. Saranno tanti i ritratti del bambino nel quale ci appare felice.
Una sala è dedicata, infine, alla più recente sperimentazione del Maestro che, dal 2019, dipinse con una nuova tecnica degli Acquarelli su tela e in grandi formati: opere quasi diafane, sintesi dell’opera di una vita, frutto di un approccio delicato ai temi familiari di sempre.

La mostra è stata realizzata con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio e del Comune di Roma- Assessorato alla Cultura; è prodotta e organizzata da ARTHEMISIA in collaborazione con la Fernando Botero Foundation, in partnership con la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e Poema; sponsor Generali Valore Cultura; special partner Ricola; partner Atac, Frecciarossa treno ufficiale; media partner Urban Visione e La Repubblica; hospitality partner Hotel de Russie e Hotel de la Ville; e sponsor tecnico Cantine Ferrari Trento; mentre il Catalogo è edito da MOEBIUS.
A cura di Giada Luni