Le visioni di Rino Rossi si configurano nella scena dell’arte digitale come un unicum nel contesto della IphoneArt.

Le sue tematiche visive esplorano un mondo magico, mediante una profonda e aggiornata conoscenza della nuova tecnologia.
Nelle varie indagini estetiche condotte dall’artista, appaiono forti idee che inducono lo spettatore ad accogliere gli elementi contemplativi e a varcare il confine contemporaneo attraverso le linee della forma, dello spazio e del tempo.
Sarà lui stesso a raccontarsi attraverso questa intervista, lasciandoci scoprire le sue esperienze creative e il suo lavoro.
Il tuo primo contatto con l’arte?
Una ventina di anni fa, smanettando con l’iPhone, ho capito che sarei riuscito a riprodurre qualcosa di simile alla copertina di un disco.
Diciamo che da quel momento ho realizzato che, forse, sarei potuto stare anche dall’altra parte. A dire il vero, gia’ in tempi non sospetti, durante l’adolescenza, amavo creare collages per le covers delle mie compilations musicali su cassetta.
Quando hai capito che l’arte sarebbe diventato un aspetto così predominante della tua vita?
Quando, durante la giornata, inizia a mancarti come l’aria l’approccio alle immagini e alla loro manipolazione, allora forse intuisci che non si tratta di un semplice passatempo. La necessita’ di confrontarsi con l’altro io, quello creativo, diviene cosi’ ancora di salvataggio e grimaldello per il migliore dei mondi.
Perché hai scelto di soffermarti sulla IphoneArt?
In realta’ veicolare l’aspetto ludico della manipolazione delle immagini tramite lo smartphone verso qualcosa di nobilmente artistico e’ una pratica al tempo stesso facile e complessa. La comodita’ di possedere un piccolo studio portatile non sempre si sposa con la qualita’ delle realizzazioni e va considerato il sapiente utilizzo di alcune applicazioni basilari per non cadere nella mediocrita’ sempre in agguato.
Ad ogni modo gia’ da qualche anno a questa parte modifico sull’iPhone anche immagini riprese con la reflex (che da poco e’ diventata mirrorless wifi).
Come concepisci e crei i tuoi scatti?
Non so se l’essere istintivo e’ un mio limite o un mio punto di forza.
Comunque, anche in presenza di un progetto ben delineato e con linee guida prefissate, amo improvvisare e, alla fine, sono proprio queste divagazioni a garantirmi le maggiori soddisfazioni. Ad esempio uno scatto concepito come semplice ritratto puo’ divenire l’esatto contrario oppure il complemento di un’altra idea.
Per fare arte , bisogna averla studiata?
Non mi sono mai piaciute le schematizzazioni.
Esistono fotografi tecnicamente bravissimi e preparatissimi che non riescono a trasmettere un minimo di emozioni dai loro scatti (e, probabilmente, neanche rappresenta una loro prerogativa), come esistono artisti i quali, pur non avendo assolutamente idea di come collocare le loro opere, sono in grado di toccare le corde dell’anima di chi le guarda.
Come scegli cosa ritrarre ?
Non effettuo scelte particolari. In base alle esigenze del progetto o del momento, cerco di scegliere il soggetto adatto, animato o inanimato che sia.
Di recente sto cercando di leggere a modo mio la “staged photography”, cercando di allestire scenari che ricerchino una contaminazione ambientale tra i vari parametri.
Quanto contano per te la luce e il colore?
Sia in fase di scatto che in quella di post-produzione prediligo urgenze di luce, senza, pero’, esserne schiavo. Il colore, invece (come pure il bianco e nero), spesso ricorre nelle pratiche di editing.
Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
Durante il vernissage di “Osmosi” (una mostra che ho esposto a Pescara nel 2018), un distinto signore mi si avvicino’ e mi sussurro’ in tono gentilmente compiaciuto : “Questa e’ proprio un bella immagine, peccato sia copiata di sana pianta da un’opera di …” Un autore che non conoscevo assolutamente, tant’e’ che non ne ricordo neppure il nome. Ogni volta che ci ripenso mi viene da sorridere, rammaricandomi solo di non rammentare il fatidico artista … almeno avrei potuto fare un confronto!
Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?
Senza dubbio vorrei chiedere a Man Ray cosa lo colpisse maggiormente nel ritrarre i suoi meravigliosi volti femminili e a Magritte come trovava il modo di allontanarsi cosi’ bene dalla realta’ ritraendola tanto dettagliatamente.
Quanto conta la comunicazione ?
La comunicazione, intesa come trasmissione del proprio linguaggio (artistico e non), e’ alla base di ogni rapporto umano. Interferenze,cortocircuiti e travisamenti provocano sempre danni piu’ o meno gravi. Per questo penso sia fondamentale scegliere gli strumenti piu’ adeguati affinche’ questa avvenga.
Cos’è per te l’arte?
L’arte e’ bellezza, impegno, piacere, armonia … ma anche caos, dolore, provocazione, stimolazione.
Cosa ti aspetti da un curatore e da un gallerista?
Un curatore dovrebbe essere (oltretutto) anche un amico; un gallerista (aldila’ di ogni cosa) anche un appassionato.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi piacerebbe pubblicare un libro che raccolga le mie immagini migliori e tornare ad avere la possibilita’ di esporre progetti che, purtroppo, la pandemia ha portato in secondo piano.
Grazie per il tempo che ci hai dedicato