Max, Giabba, LU, Giuseppe Sansolino – Chitarra, Basso, Voce e Batteria,
danno origine ad una produzione originale energica, multiforme dal respiro internazionale, con svariate influenze ma con un timbro ricco di personalità che rende riconoscibile il suono della band, grazie alle varie e differenti provenienze musicali dei componenti.
Abbiamo optato per un intervista corale , dove le risposte alle domande poste , non possono, ne devono , essere le stesse , ognuno di loro ha da raccontare i suoi quando, dove e perchè:
Primo incontro con la musica?
Luigi: ricordo che avevo un mangiadischi da piccolo, il primo disco che
ho comprato fu la sigla della Domenica sportiva dei DD Sound, ma di
roba più seria furono due 45 giri, I Feel love di Donna Summer e Mi
Vendo di Renato Zero, avevo 10-11 anni, poi il punk la fece da padrone.
Giuseppe; avevo 13 anni inizi anni 80 quando cominciai nei mesi estivi,
dopo l’anno scolastico, a lavorare in una falegnameria; lì c’era Antonio,
un operaio più grande di me che diventò il mio mentore musicale,
avevamo un radiolone a doppio vano cassette dove passavamo le
giornate lavorando con sottofondo musicale, mi fece conoscere gli
America, Eagles, Jethro tull, Talking Heads, Doors, Led Zeppelin, e tanti
altri. Grazie al doppio vano cassette riversavo tutto su cassette vergini.
Ringrazio tutt’ora Antonio per la sua guida musicale direi di qualità.
Quando hai capito che sarebbe entrata a far parte della tua vita?
Luigi: non c’è mai stato un evento scatenante, lo è sempre stata
Max: ascoltando musica mi sono lasciato trasportare nel voler essere
anch’io parte di quel mondo che mi riempiva di emozioni, poi e’ nata
l’esigenza di iniziare a suonare la chitarra e immediatamente ho
cominciato a scrivere e a comporre, era appunto una necessità che in
qualche modo doveva uscire…ma ho iniziato tardi a 20 anni.
Giabba: dal momento che crei il primo giro di basso e che sei convinto
di non averlo mai sentito
Giuseppe: I primi sentori risalgono a 12 anni quando al pomeriggio
prendevo di nascosto il motorino ciao della Piaggio di mio padre e,
percorrendo stradoni lunghi e sterrati, cercavo di intonare imitando il
rumore del motore un’ottava sopra, ovviamente non sapevo cosa fosse
un’ottava ma mi emozionava nel farlo perché sentivo che riuscivo ad
armonizzare i due suoni.
Quando da passione è diventata professione?
Luigi: professione è un parolone, diciamo che la scelta di fare il passo
da ascoltatore a fare musica fu naturale con gli amici, attorno ai 16 anni
Giuseppe: il mio sogno era quello di diventare un turnista, anch’io come
tanti iniziai tardi circa all’età di 16 anni circa metà anni 80; uscivo con
Franco un amico più grande di me, lui aveva la patente, suonava la
chitarra, il suo genere preferito era il blues e la sera, visto che il paese
dove vivevo offriva pochissimi spazi e pochi svaghi, ci appartavamo
nelle stradine di campagna e in macchina lui suonava la chitarra brani
di Neil Young, Elvis Presley, Blues Brothers, io lo accompagnavo con
ritmi percossi sul cruscotto dell’auto. Successivamente con il mio
trasferimento a 19 anni a Bologna mi iscrissi in una scuola di musica
popolare, per due anni studiai chitarra, successivamente seguii il mio
istinto e cambiai strumento prendendo lezioni di batteria per tre anni
da un noto maestro di Bologna fino ad iscrivermi e frequentare per 5
anni una accademia di Bologna, la musicacademy e successivamente
frequentare due anni UM di Roma con un corso long distant con
obbligo di frequenza di un giorno alla settimana con 7 ore di lezione
studiando oltre la batteria anche altre materie come teoria e armonia
solfeggio cantato ecc. Anch’io come Max ho cominciato a studiare
batteria tardi circa a 22 anni.
Max: Ci ho sperato e perchè no mai dire mai…..
Cosa significa far parte di un gruppo?
Luigi: non mi sono mai piaciuti i protagonismi, in quel caso fai il solista.
Far parte di un gruppo è mettersi in discussione, accettare gli altri,
portare avanti le proprie idee ma non in maniera esclusiva, condividere
una passione e, cosa più importante, divertirsi.
Giabba: quando capisci che da solo non ci saresti mai riuscito e che
fatto con gli altri tutto diventa magico
Giuseppe: in qualsiasi campo far parte di una squadra vuol dire
impegno, rispetto e soprattutto rispettare la gerarchia che si forma nel
suo interno.
Max: E’ la mia dimensione quella più completa ma anche complicata,
come in tutte le cose condivise bisogna cercare sempre un punto di
incontro, ma non nascondo l’idea che mi stuzzica parecchio da un po’ di
tempo ed è quella di realizzare un lp come solista, chissà vedremo.
Se potessi incontrare un icona del passato, quale vorresti incontrare e
cosa chiederesti?
Luigi: Jim Morrison, e parlerei con lui della psicologia e gestione della
folla
Giuseppe: sarebbero tante le icone che vorrei incontrare, in particolare
un noto batterista ormai non più in vita, Jeff Porcaro; gli chiederei se è
un umano o un alieno !!!
Max: Francesco Di Giacomo del Banco un uomo dallo spessore non
comune.
Un aneddoto che ricordi con piacere?
Giabba: quando tornammo in sala di registrazione per finire il disco
Other Side e nevicava di brutto, ma a noi non sembrava per niente
Max, mi è capitato provando ultimamente, mentre suonavamo canzoni
della prima era MZG quella degli anni 90 sembrano nate ieri sonorità
ancora attuali, che dire eravamo avanti!! ……e forse lo siamo ancora!
Il tuo primo incontro con i componenti del gruppo?
Max: Io e Luigi partiamo da un’amicizia lontana e fu negli anni 90 che partorimmo il progetto MZG, Giabba era già un mio compagno di viaggio in un altro progetto, poi abbiamo Beppe che e’ con noi da un anno, ma da subito è entrato in un rapporto che sfocia nell’amicizia.
Giuseppe: come ultima new entry della band il mio approccio è basato sul rispetto verso loro e verso il progetto da loro creato, io ho ereditato dall’ultimo loro batterista tutte le sue parti di ogni singolo brano, portandomi a studiare il suo modo e il suo gusto che ha definito tutti i brani. Spero presto di fare un nuovo disco per poter apportare anche le mie idee.
Quanto conta la comunicazione oggi?
Luigi: moltissimo, purtroppo più della musica che si fa, pero’ per
esperienza personale se vuoi tentare di fare il passo che ti faccia
uscire dal circolo degli amici devi affidarti ad agenzie stampa professionali
Cosa di aspetti da un producer?
Luigi: purtroppo ho vissuto nel periodo d’oro della musica e per me il
producer è la persona che ti guida verso il successo, che ti consiglia e
ti assiste nelle scelte dell’industria della musica; dicevo purtroppo
perchè oggi non è più così ed il musicista deve accollarsi tutto il lavoro,
oltre ovviamente a comporre e fare musica, e secondo me questo può
rovinare il musicista
Quali sono i mezzi che utilizzate per promuovervi?
Max: I social sono indispensabili, ma siamo molto discontinui in verità., dobbiamo assolutamente recuperare.
Quanto è importante l’immagine oggi?
Luigi: è molto importante, ma dipende sempre da che musica fai e a chi
ti rivolgi; fare pop per adolescenti o fare rock per un pubblico più
variegato implica scelte d’immagine ben diverse.
Max: Come promozione social e immagine sono ormai un passaggio obbligato, la musica da sola purtroppo non basta più, oltretutto il mercato è satura oserei dire anche con musica di bassa qualità che rovina e ingolfa il mercato, utilizzare i mezzi di comunicazione sono quindi un integrazione indispensabile per cercare di emergere dal marasma di offerte.

Che rapporto avete con i followers
Max: Sono indicazioni che hanno il loro valore, fan che in qualche modo
dimostrano la loro empatia verso i MZG i followers aiutano sono
gratificanti devono stimolare a fare sempre meglio, anche se spesso ci
sono limiti per quanto riguarda il reale grado di attenzione, ma e’ un
discorso piuttosto articolato….
Cosa provi quando Sali sul palco?
Luigi: il giorno prima del live un minimo di ansia, il giorno del concerto o
prima di suonare dal vivo nulla, calmo, sei sul palco e devi essere
attento a quello che accade sopra e sotto il palco
Max: Nel panorama musicale il live ha mantenuto la stessa intensità dei decenni scorsi e’ ancora il momento piu’ emozionante e veritiero, perchè arrivare al pubblico e riuscire a trasmettere a livello emotivo la propria musica resta un momento fondamentale per dei musicisti e per il progetto che si sta portando avanti.
Quindi come diceva Neil Young “Rock and roll can never die”
Grazie , è stato un piacere leggervi