Laura Mega è un’artista complessa e completa di caratura decisamente internazionale.
La sua creatività trova terreno fertile in diverse tecniche convenzionali e non alterna disegno, testo, ricamo, stampa.
Lasciamo volentieri che si l’artista a raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande.
Il tuo primo contatto con l’arte?
Da che mi ricordo, l’arte ha sempre fatto parte di me e del mio essere.
Da piccola a scuola ero solita disegnare a matita sul banco strane figure in movimento. L’interazione con gli altri l’ho vissuta come un problema durante tutta la mia infanzia, quindi l’arte mi è stata di aiuto in questo, facendo da tramite.



Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?
L’arte non è mai stata una passione per me piuttosto un’esigenza per comunicare con il mondo che mi circondava.
Col tempo l’arte è diventata una necessità come per il respirare, quindi credo sia stato un processo naturale a trasformarla in professione.
La tua prima opera?
Gli scarabocchi a matita fatti sul banco di scuola erano, in quel momento per me, le mie prime opere.
Per fare arte , bisogna averla studiata?
Studiare arte non ti rende artista.
Fare arte richiede passione, dedizione, originalità, pratica costante e sacrificio.
Tutte cose che lo studio non può darci.
Lo studio dell’arte aiuta a comprendere meglio le tecniche artistiche e a fornirci una solida base teorica ma studiare arte e fare arte viaggiano su due binari paralleli che, a mio parere, faticano ad incontrarsi.
Ci sono artisti incredibili nel mondo che hanno sviluppato il loro talento in modo autodidatta attraverso l’esplorazione personale.
Cosa unisce i tuoi dipinti e la musica ?
La musica è fondamentale quando lavoro, mi aiuta ad incanalare le emozioni e il pensiero. Non ascolto musica diffusa ma le mie cuffie sono sempre salde alle orecchie, ho la necessità di chiudermi nel mio stato personale creativo ed escludere fuori tutto il resto.



Come scegli cosa ritrarre ?
La mia pratica alterna disegno, testo, ricamo, stampa, insieme all’uso di tecniche non convenzionali come quello della ceretta epilatoria di colore rosa, con cui intervengo su materiali tessili appartenenti ad antichi corredi.
Il corredo è un set di abiti, biancheria e altri accessori che una sposa porta con sé in dote nella nuova casa.
Il mio è un lavoro prettamente concettuale quindi l’ispirazione arriva dal quotidiano, dal mio stato emozionale, dal sociale e da quello che accade intorno a me.
Attraverso un linguaggio semplice e contemporaneo, trasformo simboli di una femminilità ritratta e predefinita in opere capaci di trasmettere ed indagare su questioni emotive, sociali e politiche, dove l’ironia lascia all’osservatore la responsabilità per una diversa chiave di lettura e di interpretazione.
Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
Non ho un aneddoto che ricordo con il sorriso ma ne ho uno che ricordo con lacrime di gioia. Due anni fa, durante una mia personale alla KOU Gallery a Roma, tra le tante persone intervenute, si è fatta largo una giovane ragazza e timidamente, con voce tremolante, mi ha detto “Io frequento l’Accademia di Belle Arti e un giorno spero tanto di diventare come te, sei una grande ispirazione”.
Neanche un critico d’arte avrebbe potuto rendermi più felice.
Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?
Quando vivevo a New York ero solita andare a disegnare nel cimitero di Green-Wood di fianco alla tomba di Basquiat, una piccolissima lapide, tra le altre, in un prato verde.
Pur non avendo un legame diretto con il suo lavoro artistico, ho sempre avuto fascino e interesse per questo artista, per quel tormento comune a molti artisti che porta a realizzare opere cariche di energia.

Forse è lui che avrei voluto incontrare nella vita ma sicuramente non avrei chiesto nulla, preferisco ascoltare senza chiedere.
Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?
Sicuramente la stessa cosa che consiglierei alla me stessa di oggi, ovvero continuare ad essere coerente con me stessa e con il mio lavoro, dare poco peso al giudizio altrui non costruttivo, supportare e credere nella propria espressione artistica.
Quanto conta la comunicazione ?
Nella mia produzione artistica la comunicazione è fondamentale.
Le tematiche che tratto sono politiche e sociali ma mai in tono di condanna.
L’intento è quello di sensibilizzare, utilizzando l’ironia, e di portare al dialogo piuttosto che alla chiusura.
L’ironia è un atto sovversivo sempre presente nel mio essere comunicativo, perché arriva inaspettata e destabilizza senza un’affermazione certa o presa di posizione lasciando nel dubbio.



Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?
Sicuramente in Italia si attribuisce all’arte un valore diverso rispetto all’estero.
Mi “diverte” l’idea di quando ho bisogno di rinnovare qualche documento e alla domanda fatidica su quale sia la mia occupazione, la mia risposta viene sempre associata alla disoccupazione.
La figura dell’artista è ben lontana da ogni forma lavorativa mentre in molti paesi esteri supportano l’arte ed essere artista è un lavoro a tutti gli effetti.
Cos’è per te l’arte?
Partendo dal fatto che l’arte è un concetto ampio e complesso e alcuni preferiscono utilizzare standard e principi estetici per valutarne qualità o valore, per quanto mi riguarda si tratta di un mezzo che aiuta ad esternare, esasperare, comunicare e condividere emozioni/esperienze umane attraverso la nostra unicità.
Per me l’arte è un’ossessione, una cura, una necessità che mi aiuta ad esplorare tematiche sociali, politiche o culturali sfidando norme e convenzioni esistenti.
L’arte la percepisco come responsabilità di comunicare, supportare, difendere coloro che non hanno voce o non sono ascoltati da chi finge di essere sordo, superando quell’idea che riduce la forma artistica a una pura macchia di colore.


Cosa ti aspetti da un curatore ?
Quando ci si aspetta qualcosa, solitamente, si riceve sempre l’opposto in cambio.
Credo invece nella collaborazione, sensibilità e rispetto reciproco.
Quindi l’aspettativa, per me, si trasforma in speranza.
Cosa chiedi ad un Gallerista ?
Stesso discorso del curatore vale anche per il gallerista.

Quanto contano per te la luce e il colore?
Non utilizzando tecniche pittoriche, la luce e il colore non hanno rilevanza all’interno del mio lavoro.
L’unica presenza di colore nelle mie opere è data dal rosa della ceretta epilatoria, dal filo da ricamo di colore rosa o rosso e dall’inchiostro di colore rosso o nero che utilizzo per stampare a mano il testo su tessuto.
Grazie Laura per la piacevole chiacchierata
Alessio Musella