Gianna Amendola compie un viaggio a ritroso… rompe, quindi, l’inesorabile fermezza dello scorrere del tempo.
Lo fa, però, con la dolce mano di chi vuole riappropriarsi del “grembo” materno e paterno, che è cura e crescita.
L’autrice campana sembra intingere il proprio pennello nel liquido amniotico di questo penetrale fecondo, per acquerellare la finitezza dei lineamenti.
Essi, allora, cedono alle carezzevoli lusinghe dell’autrice e “arrossiscono” , timidamente…Segno e colore, indi, fremono, con l’entusiasmo del fanciullo, coinvolgendosi, vicendevolmente.
Così, anche la personalità raziocinante, sottile, provocatoria e, a tratti, tagliente e meccanica di Andy Warhol, viene rivisitata dal ciglio carezzevole della pittrice

L’uomo che è riuscito a spersonalizzare e moltiplicare immagini artistiche, che ha indagato, attraverso la fisiognomica, l’individuo… viene, da lei, riportato allo stato adolescenziale, in cui la fredda sperimentazione adulta si sgretola, permeata da un atteggiamento diverso. L’autrice ne vivifica la personalità, donando l’innocente riservatezza e ritrosia fanciullina alla sua posa; lo contraddistingue con una consapevolezza, quindi, in erba e ancora incontaminata.

Lo alluna in uno spazio riservato: così appare anche questo piccolo Andy, il cui sguardo è “celato” , quasi inespresso, rispetto all’orizzonte, mentre le braccia lo avvolgono, preservandone indole e animo.
Pochi sono i colori, che esprimono questa poesia segreta e intima: il silenzioso manto notturno rapisce, al clangore del giorno, la luminosa voce dell’eclettico artista.
Gianna Amendola favola, frugalmente, una solitaria presenza iconica, allontanandone la verità dal cinismo e dalla notorietà.
Non lo dimora nella condizione della consuetudine, però, bensì lo gemma sul suolo semplice e immediato del suo peculiare e sottile lirismo artistico.