Giuseppe Maiorana e la sua arte: un ponte che congiunge passato e futuro.

Giuseppe Maiorana
Giuseppe Maiorana

Giuseppe Maiorana, è un viaggiatore, un esploratore del nostro tempo, che prende linfa dal passato per guardare al futuro.

Vive l’arte come un mezzo per tramandare sensazioni, esperienze, culture ,luoghi, profumi e colori riscoperti attraverso i suoi viaggi e riportati nelle sue opere, interpreta e racconta, sente , ascolta…

Lascio molto volentieri il compito di raccontarsi all’artista…

Il tuo primo contatto con l’arte?

Questa domanda mi tocca profondamente, mi fa riaffiorare i più puri e sinceri sentimenti della mia infanzia, quando mia mamma mi portava durante le vacanze estive in Polonia a conoscere i suoi luoghi natali.

Il più bel regalo della vita, bimbo curioso trascorrevo le mie giornate nel museo più bello che si possa immaginare: la natura incontaminata, i boschi di Bialowiesa dove pascolavano i bisonti, dove la vista era accompagnata dai rumori delle fronde, dalle musiche degli uccelletti, dai fruscii dei piccoli animali della foresta.

Ebbene si, la natura artista suprema ha creato le forme più belle e affascinanti che possiamo immaginare, la varietà più grande di colori e di sfumature, e tutto questo ha colpito la mia sensibilità ed ha sicuramente determinato un imprinting che ha cambiato e influenzato per sempre la mia vita.

La tua prima opera?

Mi torna un po’ difficile rispondere a questa domanda.

Sin da piccolo le mie mani viaggiavano su ogni materiale, legnetto, pastello, foglia, pezzo di pietra pomice che trovavano per la via.

Ma sicuramente mi vengono nitidamente in mente tre episodi, proverò a raccontarne uno.

Ciò che avvenne è sicuramente legato all’amore profondo di mio padre per l’arte ed alla sua pazienza nello spiegarmi, anche se apparentemente troppo piccolo per capire, ogni capolavoro presente nei musei che mi faceva visitare, dagli Uffizi al Louvre al Jeu de Paume nel Jardin de Tuileries dove originariamente erano esposti i capolavori degli Impressionisti che lui adorava.

Sembrava fossi troppo piccolo per comprendere, ma in realtà intimamente ero profondamente attratto dall’arte e mi emozionava già nel profondo.

Così un giorno durante una merenda su un prato fiorito tra il bosco ed un torrente cominciai a raccogliere fiori di tutti i colori ed a riempire i capelli di mia madre e coprirle il vestito, avevo solo 4 anni, terminato il mio lavoro minuzioso feci qualche passo indietro la guardai e le dissi “come sei bella mamma, sembri la primavera di Botticelli”.

Davanti allo sguardo incredulo di mia madre, avevo creato la mia prima opera.

Per fare arte, bisogna averla studiata?

Per fare arte bisogna avere qualcosa da dire, da condividere, e ciò deriva da un vissuto, dall’osservazione.

Non dimentichiamo che l’arte è una delle più alte forme di condivisione.

Come per ogni mestiere la maestra più grande è la vita, se vivi e non sopravvivi, se accogli in ogni istante le esperienze che la vita ti regala e ne fai tesoro, se nella corsa stressante della routine quotidiana riesci a fermarti ad osservare, meditare, elaborare, alla fine cresce dentro di te l’esigenza irrefrenabile di condividere.

Si per fare arte bisogna anche studiarla, ma non necessariamente sui banchi di scuola, se ami qualcosa hai il desiderio di conoscerla a fondo.

Io ho sempre osservato i capolavori dei grandi maestri, ho imparato a conoscermi ed a capire cosa mi emozionava ed ho cercato di imparare da ciascuno l’amore per il bello ed il messaggio che desideravano tramandare e rendere immortale.

A 12 anni lessi “Il tormento e l’estasi” di Irving Stone, la vita di Michelangelo Buonarroti dalla bottega del Ghirlandaio alla Cappella Sistina e rimasi affascinato, incredulo, mi innamorai follemente, e cominciai a guardare le sue opere con occhi diversi.

Questo per me significa studiare: innamorarsi e volerne sapere di più.

Per quanto riguarda la tecnica, mi sembra chiaro che è necessario conoscerla, impararla, farla propria, solo dopo è possibile trovare la propria cifra, il proprio linguaggio figurativo.

Tutti saranno d’accordo sul fatto che non si può scrivere un libro senza conoscere la grammatica.

Cosa unisce i tuoi dipinti, le tue fotografie, le tue sculture e la musica?

C’è un fil rouge che fa da denominatore comune e lega il mio l’amore per la pittura, la fotografia, la scultura e la musica.

Una grande necessità creativa, un grande desiderio di condividere.

Fanno tutti parte della stessa ricerca continua della forma migliore per esprimere il mondo presente dentro di me, appartengono al mio vissuto, a periodi diversi della mia vita in cui mi trovavo più a mio agio utilizzando una forma piuttosto che un’altra.

Quando fotografavo durante i miei viaggi cercando lo scatto perfetto mi capitava a volte di essere nel posto giusto al momento giusto con la possibilità di fermare l’immagine nel modo migliore, mi sono fermato, non ho scattato ho preferito vivere il momento, emozionarmi, lasciarlo fluire e tenerlo nel cuore.

L’emozione è l’energia più potente e linfa per la creatività.

La musica…

Dovrei davvero dilungarmi tanto sull’importanza della musica per me, cercherò di controllarmi.

La musica è sempre stata la mia compagna di vita, sempre presente nei momenti gioiosi e nei momenti cupi, ma sempre una colonna sonora irrinunciabile.

Da piccolo quando non ero in grado di farlo da solo, chiedevo sempre che mi venissero messi su i miei 33 giri preferiti, Chopin, List, Rachmaninoff, Tchaikowsky, e stavo seduto sotto il tavolo per ore immobile, in estasi.

Ho cominciato a suonare un vecchio pianoforte scordato ad orecchio con una mano sola cercando di riprodurre le melodie che più mi emozionavano, i miei genitori si convinsero a farmi studiare e da li in poi iniziò la mia avventura intima e personale con la musica, la scoperta dei Beatles, la sfida ed il piacere di creare brani con parole che potessero raccontare la mia storia di adolescente, con successi, delusioni, primi amori.

Oggi la musica è sempre li accanto a me a volte silenziosa a volte rumorosa, a volte nel mio iphone a volte nella mia testa.

Come scegli cosa ritrarre?

No, non sono io a scegliere.

La sera prima di addormentarmi entro nel mio mondo, chiamatelo meditazione, chiamatelo bilancio della giornata, programmi per l’indomani, e poi, a volte, come per magia, un’immagine si impossessa di me, prende forma, si muove nella mia testa, arriva da chissà quale cassetto della memoria, della mente e chiede attenzione, vuole diventare qualcosa di tangibile, vuole prendere vita.

L’indomani non posso che accontentarla; le mie mani viaggiano sulla cera e cercano di ricordare quella sensazione, quel messaggio della sera prima che urla il suo bisogno di essere raccontato.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Tanti.

Io amo il sorriso e spesso amo regalarlo.

Ma appena letta la domanda mi è venuta in mente un’immagine di parecchi anni fa.

Viaggiavo in macchina sulle Ande dell’Equador e godevo dei paesaggi e dei colori degli abiti delle donne Quechua che scalavano impervi sentieri per raggiungere le loro case con i viveri necessari sulle avvezze spalle.

Dal nulla comparve sulla strada un bimbo di circa sei sette anni, giocava con uno stecco ed un copertone di una bicicletta facendolo rotolare lungo il bordo della strada.

Mi vide, si fermò forse per timidezza avvicinò il copertone al corpo creando una cornice naturale al suo ritratto.

Mi fermai, mi avvicinai e lui mi chiese “quieres jugar?” con un timido sorriso.

Ed io gli risposi con un altro sorriso “con mucho gusto!”.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Soltanto uno?

Questa è la domanda più difficile.

Dai rispondo almeno con due…è il minimo.

Il primo che vorrei incontrare grazie alla tua macchina del tempo è un artista del paleolitico autore delle incisioni rupestri.

Sono sempre stato affascinato da quelle incisioni.

Probabilmente gli chiederei davanti un fuoco scoppiettante un racconto dettagliato di come sia nata l’idea di celebrare la bellezza ed il mistero della natura madre e carnefice con la prima opera d’arte della storia.

Il secondo è Chagall.

Vorrei entrare nel suo mondo onirico e fiabesco e farmi guidare come una sorta di Dante accompagnato da Virgilio nei meandri della sua immaginazione, simbologia, sofferenza, realtà, cercando di comprendere il segreto di un talento così grande

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Non arrenderti mai.

Non farti scoraggiare dai giudizi delle persone.

Qualunque esperienza felice o dolorosa è importante per il tuo cammino.

Non credere mai di sapere abbastanza, mantieni sempre la curiosità del fanciullino e valuta con la testa e l’esperienza di un adulto.

Mettiti sempre in discussione puoi sempre migliorare.

Sappi godere dei momenti di felicità e non sprecarli.

Rispetta gli altri e fatti rispettare.

Accogli i consigli e gli insegnamenti sinceri e lascia perdere quelli degli invidiosi.

Sii sempre te stesso.

Merita sempre la fiducia delle persone che credono in te.

Non dire mai “è impossibile” se prima non hai dato tutto te stesso per ottenerlo.

Cos’è per te l’arte?

L’arte per me è l’incarnazione dell’essenza umana, un riflesso dell’anima che cerca di dare forma ai misteri della vita e dell’esistenza stessa.

E’ un viaggio nell’intelletto e nell’emozione, un ponte tra il tangibile e l’ineffabile.

Attraverso l’arte ci confrontiamo con la bellezza, la verità e la complessità del nostro mondo interiore ed esteriore, trasformando il comune in straordinario ed il quotidiano in eterno.

E’ un invito alla contemplazione, una sfida all’intelletto, un balsamo per l’anima, che ci ricorda la nostra umanità con ogni pennellata, nota o segno.

Quanto conta la comunicazione?

La comunicazione è fondamentale nell’arte, poiché è il mezzo attraverso il quale gli artisti esprimono le proprie idee, emozioni e visioni al pubblico.

Attraverso forme come la pittura, la scultura, la musica, la danza, gli artisti comunicano concetti complessi, esperienze personali e riflessioni sulla società e sull’umanità.

La comunicazione artistica può avvenire in modi diretti o più astratti, ma in entrambi i casi, l’obiettivo è quello di trasmettere un messaggio o suscitare una risposta emotiva o intellettuale negli spettatori.

Nell’arte, la comunicazione è la linfa vitale che irriga ogni opera, rendendola viva e tangibile. È il respiro dell’artista che trasmette emozioni, pensieri e visioni al mondo, creando connessioni profonde tra creatore e osservatore.

La comunicazione nell’arte è un fuoco che arde brillante, illuminando gli angoli più oscuri dell’anima umana e risvegliando sentimenti sopiti.

È il linguaggio universale che supera le barriere linguistiche e culturali, permettendo a tutti di partecipare a un dialogo senza confini.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Le differenze nella percezione dell’arte tra l’Italia e l’estero possono riflettere le diverse tradizioni artistiche, le tendenze culturali e le preferenze estetiche.
In Italia, gli amanti dell’arte possono essere più inclini a valorizzare le opere d’arte che si inseriscono nella tradizione artistica italiana, la cultura romana, il Rinascimento, il Barocco o il Neoclassicismo.

Possono apprezzare particolarmente opere che riflettono la bellezza classica, la maestria tecnica e il patrimonio culturale del paese.
All’estero, tale percezione risulta diversa, gli attori del mondo dell’arte risultano più aperti a una varietà di stili e movimenti artistici provenienti da tutto il mondo.

Possono essere interessati a opere che offrono nuove prospettive culturali, concetti innovativi, forme e materiali sperimentali. Inoltre, possono essere influenzati dalle tendenze globali dell’arte contemporanea e dalla ricerca di opere che si distinguono per la loro originalità e rilevanza nel contesto internazionale.
Tuttavia, queste differenze non sono rigide e possono esistere eccezioni in entrambi i casi. Con la globalizzazione e la facilità di comunicazione e scambio culturale, i gusti possono convergere sempre di più, portando ad una maggiore diversità e inclusività nel mondo dell’arte.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Tanto tempo prima di intraprendere questo viaggio, ma ho voluto attendere che il mio sogno diventasse un’imprescindibile esigenza.

Quando ho percepito che il tempo che riuscivo a dedicare all’arte non era più sufficiente a sfamare il mio bisogno.

Quando l’esigenza di creare è diventata più forte della paura di cambiare.

Quando una raggiunta maturità emotiva mi ha consentito di tuffarmi in una nuova avventura, assolutamente consapevole della complessità di entrare professionalmente in questo nuovo mondo.

Cosa ti aspetti da un curatore?

Da un curatore mi aspetto competenza, sensibilità e una profonda comprensione del mio stile e delle mie intenzioni creative.

Vorrei che il curatore fosse in grado di cogliere l’essenza delle mie opere e di presentarle al pubblico con la stessa enfasi con cui io stesso potrei farlo.

Mi piacerebbe che collaborasse attivamente con me per sviluppare mostre e progetti che valorizzino il mio lavoro e ne amplifichino l’impatto. Inoltre, apprezzo un curatore in grado di promuovere la mia arte e creare opportunità di esposizione e collaborazione.

Infine, mi auguro che il curatore condivida la mia passione per l’arte e sia motivato a contribuire al mio successo e alla mia crescita come artista.

Cosa chiedi ad un Gallerista?

Quando mi rivolgo a un gallerista per le mie opere, cerco principalmente un partner che condivida la mia visione e sia appassionato del mio lavoro.

Vorrei che il gallerista comprendesse appieno il mio stile artistico, le mie influenze e le mie intenzioni creative, in modo da poter rappresentare le mie opere in modo autentico e significativo.

Mi aspetto anche che il gallerista abbia una solida conoscenza del mercato dell’arte e delle tendenze attuali, in modo da poter consigliare strategie di esposizione che massimizzino il successo delle mie opere.

Infine, vorrei che il gallerista fosse affidabile, trasparente e impegnato nel supportare la mia carriera artistica a lungo termine.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Luce e colore sono le due spire di una spirale infinita che avvolge l’anima dell’osservatore.

Luce e colore sono elementi fondamentali che contribuiscono alla percezione visiva e all’interpretazione dell’opera.

La luce, attraverso il suo gioco di ombre e riflessi, definisce la forma, la profondità e la texture delle superfici, creando una sensazione di spazialità e tridimensionalità.

La sua intensità e direzione possono influenzare l’umore e l’atmosfera dell’opera, mentre l’uso di luci e ombre può enfatizzare i punti focali e guidare lo sguardo dell’osservatore attraverso la composizione.
Il colore, invece, è un mezzo per comunicare emozioni, concetti e significati simbolici.

La sua combinazione e la sua distribuzione sulla superficie dell’opera possono creare contrasti vibranti o armonie delicate, evocando sensazioni di calma, gioia, tristezza o tensione.

La teoria del colore, con i suoi principi di tonalità, saturazione e valore, fornisce uno strumento per creare effetti visivi complessi e bilanciati, mentre la psicologia del colore studia come il colore influisce sullo stato d’animo e sul comportamento umano.

Insieme, luce e colore creano un’armonia che va oltre la percezione sensoriale, raggiungendo le profondità dell’essere e risvegliando la consapevolezza dell’infinito che risiede in ogni forma e in ogni colore.

Cosa vuole rappresentare “Theorein”?

Theorein è espressione del mio vissuto, dei miei viaggi, dei miei incontri, dei miei momenti bui e di luce, delle mie emozioni e di tutto ciò che fa di me l’uomo che sono oggi.

Theorein è un invito accorato a fermarsi un istante ad osservare, a meditare, ad elaborare e a condividere.

Theorein è una celebrazione della bellezza ed unicità della natura.

Theorein è la condivisione di archetipi intesi come rappresentazione delle emozioni forti dell’essere umano, che in quanto non visibili si possono manifestare attraverso le immagini dei simboli.

Ciascun archetipo prende la forma di un animale, che diventa divinità e che rappresenta e protegge tali simboli universali.

Grazie Giuseppe per averci preso per mano e accompagnato alla scoperta del tuo mondo…

Alessio Musella

Intervista in collaborazione con la Galleria www.oblongcontemporary.com

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