Arte e Obbiettivo: Yara Piras.

yara piras
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Abbiamo fatto qualche domanda a Yara Piras, per capire meglio il connubio che lega nelle sue creazioni Arte e fotografia …

Come ti sei avvicinata al mondo dell’arte ?
I miei primi ricordi d’infanzia prendono immagine in questo ambiente.

Come progetti le tue opere, installazioni ?
Non ho un vero e proprio metodo né seguo una particolare logica, l’opera nasce quando sento la necessità di dover comunicare. Agisco In base allo stimolo e al concetto che voglio esprimere.
Sento l’esigenza di usufruire più mezzi espressivi, di solito seleziono
quello che mi sembra più adatto per l’argomento che desidero indagare in quel momento.

Chi sono i tuoi punti di riferimento nel tuo percorso artistico ?
I grandi maestri italiani sono stati la prima ancora a cui mi sono appoggiata, Kounellis, Merz e Penone; con il maturare il mio percorso ho trovato poi molte affinità di pensiero con l’arte concettuale, in questo ultimo periodo però mi sono avvicinata all’arte cinematografica, Jonas Mekas uno fra tutti.
Anche se la la più grande ispirazione la trovo in Maya Deren, non solo per essere donna, regista sperimentale, ballerina e coreografa ma anche per aver affrontato tematiche alle quali io sono legata biograficamente, quali i rituali Haitiani, luogo da dove proviene il mio nome.

Qual è la tua visione estetica ?
Più che a una visione estetica il mio occhio è legato al materiale.
Trasparente, solido, in movimento e spesso legato al passato.
L’innovazione risiede nel contenuto, non nel mezzo di cui si usufruisce.
Citando Umberto Eco “L’arte è sempre stata connessa ad un “fare”, e ad un fare utilizzando dei materiali, un fare che portasse l’intenzione dell’artista ad incorporarsi in un evento fisico”

Quanto la fotografia ha influenzato la tua ricerca ?
Tanto. La sintesi e la testimonianza sono due grandi fondamenti che ho ereditato dalla fotografia che mi porto dietro con consapevolezza.
Prima la consideravo punto di arrivo, mentre ora è il mio punto di partenza.
E’ stato un processo molto naturale.
Dapprima ero legata all’immagine statica in quanto soggetto della mia ricerca per poi avvicinarmi a un concetto più ampio di indagine che dialoga con lo spazio e il tempo.

Ci sono degli artisti contemporanei che ti emozionano maggiormente ?
Rosa barba e David Maljacovick due grandi artisti contemporanei di cui ho molta stima e ammirazione.

Cosa vuoi comunicare attraverso i tuoi lavori ?
Ogni singola opera ha un suo intento espressivo, certamente la mia testimonianza rimane come chiave narrativa in tutti campi di indagine a cui mi pongo. Citando Vaccari “Lascio una traccia del mio passaggio”.

Che importanza ha l’arte per l’evoluzione dell’umanità ?
E’ innegabile che l’arte sia stata il frutto del processo evolutivo dell’uomo, ma ora più che mai credo che sia legata a un concetto ancora più primordiale. Mi spiego meglio.
Tempo fa creai un’opera che voleva far trapelare questo concetto: l’arte per la vita.
Creai una valigetta che doveva contenere l’essenziale per la “sopravvivenza”.

All’interno inserii oggetti con un rimando allegorico: mappe, ago e filo, e zuppa di pomodori Campbell’s richiamando quindi Boetti, Lai e Warhol.

C’ è qualche persona che senti di ringraziare ?
Ringrazio chi è con me in questo percorso, i più vicini e i più lontani.

Grazie per le tue risposte e il tempo a noi dedicato, a presto Yara.

Paola Fiorido

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