Veronica Gaido, il Viaggio al centro della sua ricerca Fotografica ..

Veronica Gaido
Veronica Gaido

Si innamora della fotografia da adolescente, il viaggio è al centro della sua ricerca, la tecnica si miscela con la creatività, in bilico tra l’essere e l’apparire, le immagini si rincorrono a volte parallele, a volte incrociandosi, ma appartenenti a due mondi “Tanto Simili , da Essere Diversi !”

Arte e Fotografia !

Abbiamo Intervistato Veronica Gaido
Buona lettura

Il tuo primo contatto con la fotografia ?

Grazie a mia madre che mi regalò da studente una Nikon 601 quando frequentavo le scuole medie superiori e con quella iniziai ad indagare nell’animo delle persone a scoprire mondi inesplorati.

Avevo trovato finalmente il modo che mi permettesse di parlare con l’intimo delle persone.

Sono stata sempre molto timida e la fotografia mi ha aiutato ..l’ho sempre usata come terapia sia per i momenti belli che quelli brutti.

Attraverso l’utilizzo ricercato della mia macchina fotografica, mi sono evoluta negli anni successivi e realizzo “opere in movimento”, una tecnica sofisticata che gioca con tempi di esposizione e messa a fuoco.

La mia è una “fotografia liquida” che mescola la grazia ottocentesca degli Impressionisti, come un pennello che dipinge la tela, e il dinamismo del Novecento, che coglie il ritmo fluido della contemporaneità. Le mie fotografieuniscono originalità, individualità e velocità riuscendo a restituire emozioni personali, una sorta di “onda densa e luminosa, come una piccola epifania” del reale, come l’ha definita Philippe Daverio. Cerco di creare l’universo come un organismo vivo, dinamico, in continuo rapporto con l’animo umano.

Quando hai capito che la fotografia sarebbe diventata da passione a professione?

Non ho mai voluto fare niente di diverso. Da bambina mi ha sempre affascinato questa passione e questo lavoro..nella mia testa lo traducevo come “libertà”

Frequentai il Saint Marin School a Londra all’inizio degli anni novanta e poi mi trasferii a Milano dove iniziai la mia carriera con le prime campagne pubblicitarie.

Nasco come fotografa ma i miei mondi lavorativi si sono ampliati perche ho fondato una casa di produzione dove facciamo video, cortometraggi, campagne pubblicitarie e spaziamo in diversi settori.

Dopo l’esperienza fotografica,l’esigenza di esplorare nuove prospettive utilizzando nuovi mezzi come i l”drone” per riprese aeree mi ha permesso di entrare in contatto con Fondazione Henraux Triennale , Biennale di Venezia etc etc..

La tua prima opera?

Il mio primo progetto lo scattai alla degli anni 90..una ricerca su l’intimo femminile che chiamai “Sabbie Mobili” curato da Maurizio Vanni.

Le curve delle donne mi hanno sempre affascinato per la delicatezza e non sapendo scolpire cercavo di imprimerle nel miei frame.

Come scegli cosa ritrarre ?

Alcune volte uso la letteratura o poesia come inizio delle miei progetti fotografici: basta una parole che mi permette di iniziare a lavorare con la fantasia e a descrivere/stravolgere la realtà

La fotografia diventa cosi uno strumento molto potente per conoscere il mondo e interpretarlo a modo mio.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Ricordo con molta paura e sorriso un famoso architetto Mario Botta mentre lavoravo per il Premio Henraux che mi diede soltanto 60 secondi per fargli il ritratto.

All’inizio pensavo che scherzasse poi mi sono sbrigata a fare il ritratto con lui che contava in inglese i secondi.. dopo siamo rimasti fino alla colazione e mi ha fatto da Cicerone nel suo studio a Mendrisio.

Ebbi cosi paura di non portare a casa il lavoro che da allora

Citta invisibili

Quanto conta la comunicazione ?

Ai giorni d’oggi la comunicazione e la possibilità di far conoscere il mio lavoro/messaggio è fondamentale; è un”abilità” che continuamente va aggiornata, come costantemente cambiano le persone cambia anche il modo di comunicare. E se i miei progetti, dipendono da questa abilità, è opportuno trovare un modo efficace per parlare sempre meglio. Perché con così tanti modi che abbiamo per comunicare oggi la comunicazione è ancora una sfida per tutti. Io mi interrogo sempre su quanto è comprensibile il mio linguaggio.

Prima di ogni cosa pero noi artisti dobbiamo avere qualcosa da dire altrimenti tutto si auto-annienta.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte e della fotografia , tra Italia e estero?

Arte e fotografia sono un equazione perfetta …un binomio indissolubile uno non può vivere senza l’atro

Nella storia della pittura gli artisti hanno sempre provato a ritrarre la realtà e all’inizio la fotografia è stata odiata come tutte le novità poi si è adattata ed è stata accettata come le altre discipline, scultura , pittura..etc etc io stessa uso la fotografia come mezzo di espressione vero anche che la prima pittura è stata realizzata dall’uomo di Neaanderthal con i dipinti rupestri e la fotografia ha qualche secolo di ritardo.

Dal giorno della sua creazione, arte e fotografia non hanno potuto ignorarsi e hanno cominciato a camminare l’una di fianco all’altra influenzandosi a vicenda.

Qualche differenza tra Italia ed estero esiste assolutamente perche in altri paesi la fotografia è considerata e rispettata come cultura e sono stati creati fin dagl’anni 80 sistemi consolidati, tipo ParisPhoto o Rencontres d’Arles ormai da decenni e decenni dove lo stesso Paese ci crede ed investe per aiutare le manifestazioni le scuole di formazione , e viene accettata e considerata come fatto culturale in Italia si fa più fatica anche ci sono piccole realtà di Festival che andrebbero aiutati di più.

Cosa ti aspetti da un gallerista?

Innanzitutto che il gallerista ami la mia arte e ci creda poi mi aspetterei una galleria con cui costruire un rapporto che mi accompagnerà nella crescita del mio lavoro e mi aiuterá a divulgare i miei progetti artistici ma alla base ci deve essere una fiducia reciproca e la stessa direzione artistica da seguire.

Per proporre arte e fotografia bisogna averle studiate?

Secondo me è come suonare uno strumento musicale se non sai leggere il pentagramma e capisci come si muovono le note sullo strumento puoi essere un genio ma avrai qualche problema a produrre un suono armonioso ..ovviamente ci sono i geni ,esistono, ma la costanza, lo studio giornaliero nel mio caso aiutano tanto .. il confronto con i critici a volte gli scontri sono il motivo di grande crescita.


Grazie per il tuo Tempo Veronica


Alessio Musella

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