Matteo Faben: il mio presente nel marmo a cura di Alice D’alessandro.

Matteo Faben
Matteo Faben

Matteo unisce l’amore per i classici in un contesto contemporaneo pieno di movimento,vitalità e tensione.

Scultore Veronese che comincia a soli tredici anni il suo percorso artistico in bottega da autodidatta realizza opere in marmo estremamente contemporanee.

Abbiamo fatto qualche domanda a Matteo per conoscere meglio il suo percorso creativo.

Quale è stato il tuo primo contatto con l’arte?

Ero un istintivo, facevo le cose di getto e di botto, mi serviva una persona carismatica che mi desse ispirazione e mi insegnasse un mestiere.

Grazie a mia madre entrai in bottega da suo cugino che faceva il marmista, in un bellissimo posto, vicino a un cimitero monumentale da cui potevo prendere ispirazione.

Sono rimasto in bottega 10 anni e sono approdato a Carrara nel 2006 per poi trasferirmi definitivamente pochi mesi fà.

Lavoro nello studio Nicoli e lavoro a cottimo dove ritaglio del tempo per creare le mie opere.

Guardando altri artisti, quali sono quelli di maggiore ispirazione e stima?

Ho una passione per il classico ma allo stesso tempo amo distaccarmene, i miei autori contemporanei preferiti sono Jago, Fabio Viale, Finotti che è già qualche classico indietro e anche Mitoraj. Riferendomi al passato invece sono attratto da Adolf Wildt, Bernini.

Qual è stata la tua prima opera?

La mia prima opera fu una testa di cavallo con la bocca da donna, le sopracciglia e una criniera bella folta, simile a un cartone animato.

La esposi anche a Pietrasanta nel 2009 e a Carrara sempre lo stesso anno.

La scelta delle forme che utilizzi?

Il mio lavoro lo definisco incontrollabile, uno scoppiato, in tante opere cerco di dare l’idea di una tensione molto forte come se si vedessero un grumo di nervi tesi, o un agglomerarsi di contrapposizioni morali e scelte umane che possono risultare irruente o scomode.

Descrivimi qualche tua ultima opera

Sincero e scomodo: un personaggio che dice la verità e per tutti è scomodo, con una piuma di cigno tra le labbra, metafora di un bellissimo animale ma con un pessimo temperamento, e un’aria di beatitudine essendo a conoscenza della sua posizione scomoda.

l’umanità e il mare: una tavola fluttuante ricoperta da un lenzuolo mosso dal vento che sorregge l’umanità sfacciata che usa il creato a suo piacimento in relazione al più grande mammifero della terra , il capodoglio.

I tuoi hobby e le tue passioni influenzano le tue opere?

Oltre alla scultura, mi piace l’ambiente motociclistico e dello skateboard ovvero dove troviamo equilibrio e velocità.

Ascolto molta musica classica e Rock, adoro i ritmi incalzanti. queste passioni rientrano in molte mie opere.

Un aneddoto divertente nel tuo percorso artistico?

Cerco sempre luoghi interessanti per esporre le mie opere e quando li trovo se mi negano l’esposizione mi arrabbio moltissimo; quindi, una volta volevo mettere un’altalena sotto un chiostro in una chiesa e mi hanno detto di no.

Avevo preparato tutto e me l’hanno fatta togliere.

Allora l’ho portata a casa, mi sono messo la vernice sul sedere e mi ci sono seduto sopra.

Insomma, traggo ispirazione anche dai “Rifiuti” e ora la vorrei esporre così con quel ricordo del rifiuto.

Cosa chiedi a un gallerista?

Ho esposto in alcune gallerie e mi piacerebbe che fosse convincente come lo sono io, con la corretta posizione dell’opera e altri piccoli fattori che vanno a influenzare la percezione del pubblico.

Sono diventato esigente e non mi piace più esporre dove capita, il luogo espositivo deve essere come un amore a prima vista.

Come scegli cosa ritrarre?

Io metto nel marmo quello che vivo, il marmo è prezioso quindi esprimo principalmente quello che provo in quel momento e questo lo rende veramente contemporaneo.

Grazie Matteo per l’interessante chiacchierata.

Alice D’Alessandro

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