Arianna Ellero, testo a cura di Paolo Asti.

Arianna Ellero
Arianna Ellero

Esiste un filo rosso che collega Arianna  Ellero tra l’essere e il niente: questo filo è la pittura. 

I vuoti e i pieni nelle sue opere esprimono proprio questo che sta infondo alla sua anima e che, con la forza della sua arte, risale in superficie e posto davanti ai nostri occhi.

E’ il tema, l’essere e il niente, su cui indaga da sempre, anzi da cui è nato, il pensiero filosofico. Una ricerca costante tra ciò che è e ciò che non è. 

Arianna Ellero è nella sua pittura, è grazie alla sua pittura.

E’ apparentemente un gioco di colori, ma avvicinando lo sguardo, indagando le tele e i suoi drappi, sfiorando con gli occhi i loro dettagli , che ci invogliano al tattile, troviamo tutto il suo mondo celato.

La materia per prima cosa, ma anche l’essenza della natura che, attraverso un fiore, o di quel che ne rimane, viene rappresentata prendendo posto sulla tela senza mai debordare in citazioni stilistiche.

E’ un movimento, una danza cromatica, che spazia sui bianchi, che ci conduce al suo centro di gravità, l’ombelico primordiale  del suo essere artista: pittrice.

Nel gesto performativo la scansione ritmica, che va di pari passo con quella musicale, trova la via maestra per quel disordine armonico che si esprime attraverso  una nota vellutata improvvisata, quanto in una pennellata, in ciò che esiste in un modello di fallibilità per entrambi gli spartiti.

Chi conosce la musica jazz e al tempo è avvezzo all’arte contemporanea è consapevole che, tra l’action painting di Pollock e una nota acuta piantata da Miles Davis, solo facendo ipotesi e sperimentando, si creano scarti di valori incrementali utili alla presa di coscienza del proprio linguaggio.

Questo è quel che l’occhio attento ha ben chiaro guardando il percorso compiuto  con il suo lavoro, in questi ultimi anni, da Arianna Ellero.

Un percorso e una crescita percepita anche da chi, pur non possedendo l’alfabetizzazione utile a interpretare il contemporaneo, sente  evidente la sua arte sul piano emozionale quando osserva le sue opere.

Come già visivamente, ancor prima che olfattivamente e infine con l’approvazione del nostro gusto, riconosciamo un buon vino senza saperne riconoscere la componente tannica, così è per l’arte agli occhi di chi si lascia sorprendere.

Arianna ci offre il suo filo  a noi il piacere di lasciarci condurre dalla sua arte per scoprire con lei quel che è nascosto in noi e ritrovarlo insieme.

La nostra vita del resto non è come una grande tela dove ogni giorno proviamo a dipingere noi stessi cercando di sfuggire a ogni tipo di conformismo estetico in una società in cui l’estetica è anestetizzante?

Paolo Asti

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