Al Plaza Hotel de Russie di Viareggio la prima galleria d’arte in hotel.

Plaza Hotel de Russie
Plaza Hotel de Russie

Se l’arte in hotel non è una novità in assoluto nell’Hotel di Salvatore Madonna, sulla passeggiata di Viareggio, proprio davanti ad alcuni edifici liberty storici quali il Caffè Margherita e il bagno Balena, per la prima volta una galleria d’arte con una programmazione regolare, uno spazio dedicato, ideato da Claudio Composti, Curatore di mostre ed eventi di arte contemporanea segnatamente nell’ambito fotografico.

Questa la scelta dell’hotel con un’attenzione mirata al territorio, raccontato in modo che sia leggibile anche dagli stranieri, articolata pertanto su una proposta che attraversa il mare, naturalmente, il territorio dell’entroterra con le Alpi Apuane e le cave di marmo in primis, oltre le città d’arte più vicine.

Se il fil rouge è rappresentato dal mare, agli artisti è lasciata una grande libertà e offerta un’opportunità interessante, quella della residenza invernale con il contributo e il sostegno per la produzione della mostra le cui opere più importanti entrano a far parte della collezione dell’albergo, dalle suite dove le scelte sono più classiche con nomi importanti quali Mimmo Lojodice, agli spazi comuni dove tra l’altro incontriamo le mappature di Ilaria Abbiento che abbiamo conosciuto la scorsa estate in occasione della sua personale o al ristorante Lunasia che accoglie le opere fotografiche legate al mondo del cibo di Nino Migliori mentre è in corso uno studio per alcuni piatti d’artista dove gli elementi vegetali che caratterizzano la cucina di Luca Landi come un racconto del territorio.

A breve qui sarà installato un neon, unica eccezione alle fotografie, di Giuseppe Di Mattia, una doppia onda con la scritta poetica “Da qui si sente il mare”, sottinteso che non lo si vede.

Nella galleria, infine, fino alla fine di luglio è di scena una personale di grande impatto dell’artista Giacomo Infantino che si è concentrato sul territorio dell’entroterra, delle Alpi Apuane, perdendosi nella suggestione di luoghi come l’antro del Corchia, dove roccia e acqua entrano in dialogo con un effetto magico, ombroso, dantesco grazie ad un lavoro che si concentra sulla luce.

Come ha scritto Claudio Composti, cristallizzando il tempo tra stalagmiti e stalattiti, “illumina poi questa natura ancestrale con luci colorate, che Giacomo utilizza come un set, aspettando la notte, per creare quel senso di straniamento a volte inquietante, onirico, come lo sono quei luoghi”.

L’istante colto nella fotografia permette un’immersione emozionale che porta a rivivere luoghi che sembrano sospesi.  

A cura di Sophie Moreau

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