La scrittura con il suo “segno”, come sistema di trasmissione dei pensieri, formata da lettere poste in ordine codificato, muta in Adele Ceraudo imponendosi tra tratto e cerchio, destinandosi a plasmare idee e racconti, implodendo ed eruttando in centinaia di attimi che seguono, tumultuosamente, i suoi pensieri.
Leggere le sue opere non è atto di interpretazione, ma di pervasione.
Da sempre estimatrice dei canoni dell’arte classica, erge i temi contenuti in essa, con la tensione e l’espressività dei corpi femminei, delineandoli in un perfetto e perpetuo movimento.
Le entità rappresentate, infatti, non subiscono mai un perentorio arresto, ma continuano a muoversi nei pensieri di chi le guarda.
La tensione dei corpi è mostrata dalla estensione muscolare e scheletrica che viene ritratta priva di qualsiasi mistificazione.
Da qui si sviluppa il concetto di osmosi, ricalcando il senso vero di chiara matrice scientifica.
Chi guarda l’arte di Adele Ceraudo, si fonde con essa e continua a portarne con sè il suo intimo e perenne significato.
Il momento creativo dell’artista nasce da esperienze intime, dalle quali non accenna a separarsi mai.
La tecnica utilizzata (penna bic su carta Fabriano) è fusa con la fatica, il sacrificio e l’abnegazione.
Tratti orizzontali, verticali e obliqui, alternati a cerchi, abbracciano una realtà intrisa della volontà di imporre il modello unico della creatura femminile corporea.



Applicazioni reiterate e metodiche di inchiostro nero, per minuti, ore, giorni, mesi scuriscono la superficie di carta in un gioco eclettico, dove la mano dell’artista indugia sugli sfondi, per poi liberarsi ad esprimere un accuratissimo realismo anatomico.
L’opera di Adele Ceraudo compie un processo artistico complesso: nasce nel sentimento dell’artista che verga la carta in modo maniacale e si completa in modestissimi formati.
Peculiarità di assoluto rilievo sono gli effetti che l’esclusivo uso dell’inchiostro riesce a conferire nello studio della luce e nei rapporti formali e cromatici dei soggetti rappresentati.
Adele poi rivive continuamente il processo creativo riprendendone sia le dimensioni, che la cromìa, che i materiali costitutivi, dando sfogo a quelli che sono dei veri e propri palinsesti multimaterici.

Il disegno su carta viene da lei “pensato” con l’ausilio della stampa fine art, concepita per ospitare una nuova “idea”, che insegue quella precedente e precede la successiva, traendone linfa senza limiti.
Per tale ragione, fruire ed immergersi nell’arte di Adele Ceraudo non è mai un’azione puramente estetica, ma di esplosione interiore, che lei desidera ardentemente trasmettere.
La Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, con CONCEPT DESIGN FESTIVAL, ospita il gotha
della sua produzione dal 2007 al 2020, delineandosi in momenti evolutivi.

Come segno di gratitudine per la sua città, Adele decide di mostrare il disegno “primordiale”,
realizzato nel 2006, che assume la genesi della sua sua ars vivendi.
In questa prima opera si distingue il carattere flessuoso di corpo e anima, ritratti consapevolmente in un segno gentile e muliebre.
Essa è ritenuto dall’artista come simbolo di sublimazione da vicende personali di estrema sofferenza.



Il “racconto” prosegue con una accurata selezione delle sue pluripremiate collezioni: “L’ANIMA DEL CORPO. NUDO A PENNA” del 2007; “JUST WEARING INK” di Roma del biennio 2008-09; “RITRATTI A BIC” del 2010; “LE AFFINITÀ ELETTIVE” di Roma è presente con la “Crista gialla” del 2011, “la donna Vitruviana rosa” del 2013 e “il David di Michelangelo rossa” del 2014; “NUOTANDO NELL’ARIA” dona ben quattro opere fra cui “l’altra Croce”; “NY PROJECT” viene rappresentato con due splendide evanescenze di un complesso evolutivo extracorporeo; l’ultima ed inedita collezione ospita “Frida Kahlo” in anteprima sulla prossima expo di Palazzo Riso di Palermo. Il carattere artistico mutuato dalle esperienze della pittrice messicana, rappresenta un’altra delle chiavi di lettura per avvicinarsi con maggiore attenzione alle linee percorse da Adele Ceraudo.



Il tentativo di irruzione che si manifesta allo sguardo dell’osservatore, ha caratteristiche di
destrutturazione rispetto a fatti, stilemi e pensieri che si vogliono sovvertire.
Il bisogno espressivo dei corpi rappresentati, tutta la tensione delineata, emerge nella sua forte emblematicità e prorompenza inducendo un processo mai completamente compiuto.