Nicola Fornoni

nicola fornoni
nicola fornoni

Nicola Fornoni parla e comunica attraverso le sue performance eseguite in ogni parte del globo, mettendo a fuoco i temi del corpo, estremamente rilevanti per la vita dell’artista e le questioni sociali. Mette alla prova se stesso, usando la performance art come rimedio naturale e fonte di libertà
I suoi lavori sono stati esposti ed eseguiti in tutto il Mondo.

Abbiamo fatto qualche domanda a Nicola lasciando sia lui a raccontarsi:

Il tuo primo incontro con l’arte?
Molto presto, probabilmente alle medie, adoravo i quadri impressionisti ma non sapevo ancora cosa fossero i colori ad olio, poi alle superiori al liceo artistico ho avuto degli incontri più ravvicinati.

La tua prima opera?
Ho militato nella pittura, prima di arrivare alla performance art ma in questo caso considero Rebirth come primo lavoro maturo e consapevole.

Chi sono i tuoi punti di riferimento nell’arte?
Tutti e nessuno. Qualche tempo fa avrei elencato una serie di nomi della body art, ora non ho più una preferenza a cui rifarmi. Cerco di arrivarci e penso a cose che mi interessano personalmente, poi tramite l’informazione e la ricerca si arriva comunque ad ispirarsi a qualcosa, al materiale, alla luce, all’oggetto, al titolo. Nulla arriva dal nulla. Sono proiettato verso la performance, la video art, l’installazione. Ci sono tanti artisti che mi piacciono.

Nei tuoi video e nelle tue performance un aspetto che curi meticolosamente è la fotografia la luce, da chi ti fai affiancare per questo ?
Mi piace la bella immagine anche per un discorso di presentazione e di videoarte e video documentazione. A volte lavoro solo; altre volte mi affiancano amici videomaker. Ho lavorato con Julius Kaiser, Stefano Resciniti, Simone Rigamonti.

Come sviluppi le tue performance?
Non tutte nascono allo stesso modo. Alcune si sviluppano nel dormiveglia, altre da un vagabondare online e sui testi, altre ancora da pensieri connessi a immagini. Poi si concretizzano valutandone la fattibilità, la ricerca dei materiali, i luoghi più adatti ecc stando attento alle ripetizioni.

Che reazioni hai percepito da parte del pubblico che ha assistito ad un tuo happening ?
Si sono manifestate reazioni differenti in base anche al carattere dei singoli. Chi è rimasto inalterato, chi ha voluto cercarmi per complimentarsi, chi è venuto ad abbracciarmi, chi mi ha stretto la mano. Chi ha voluto entrarci per farne parte, chi ha sgranato gli occhi, chi ha sorriso, chi mi ha contattato a posteriori con un messaggio di ringraziamento, chi mi ha criticato, chi mi ha protetto. Molta curiosità, interesse, dolcezza.

Cosa hai appreso dal tuo percorso artistico ?
Che vi sono un sacco di alti e bassi. Non si può essere sempre sulla cima e neanche negli abissi. Non bisogna mai forzare la creatività ma deve crescere spontanea oppure essere allenata. Ho imparato a prendere gli aerei, ad adattarmi in situazioni scomode, a capirsi gesticolando, a mettere sul piatto della bilancia alcune decisioni.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
La prima volta a Berlino quando performai Rebirth alla Luisa Catucci Gallery allora era ancora Cell63 Gallery; durante la performance non era prevista la partecipazione del pubblico in modo partecipativo. Invece, mentre ero in ginocchio, in terra, una ragazza dal pubblico mi si avvicinò alla schiena e iniziò a relazionarsi direttamente, cercando di aiutarmi a srotolare la pellicola trasparente che avvolgeva il mio torso. Io preso dall’incomprensione la scansai simbolicamente muovendomi un poco. È stato uno degli imprevisti da live performance.

Cos’è per te l’arte?
È una domanda gigante. L’arte, secondo me, è una forma creativa dell’inconscio, che nasce dall’emotività, dalla ricerca di libertà e di arricchimento spirituale. Ci sono, però, delle considerazioni da fare.

Grazie Nicola , davvero grazie !

Paola Fiorido  e Alessio Musella

Total
0
Shares
Previous Post
Max Forleo

Max Forleo, il “Live” nel Sangue!

Next Post
massimo bonelli

Massimo Bonelli, la Musica è cambiata…

Related Posts