Liw Volpini, Globtrotter dell’arte alla ricerca di contaminazioni.

Liw Volpini
Liw Volpini

Un Artista interdisciplinare costantemente in work in progress alla ricerca di costanti contaminazioni.

Conosciamo Meglio attraverso questa intervista Liw:

Il tuo primo contatto con l’arte?

È avvenuto in tenera età. Sfogliavo un libro sul puntinismo. Non riuscivo a capacitarmi della forza espressiva che può generare la scomposizione dei colori. Ne rimasi incantata. 

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Non l’ho ancora capito, per fortuna.

Quando la vivi come una professione non è più arte.

La tua prima opera?

È stata un’illustrazione moderna di Ophelia, un bianco e nero che ho avuto l’opportunità di esporre a Sydney circa dieci anni fa.

Avevo pochissima esperienza ma compensavo con la curiosità e l’entusiasmo.

Per fare arte , bisogna averla studiata?

No. Basquiat non è nato all’Accademia delle Belle Arti.

Per fare arte servono due cose: il talento e qualcuno che lo riconosca.

Però conoscere le basi e la storia dell’arte ti permette di apprezzare meglio il modo in cui evolve il linguaggio creativo.

Come scegli cosa ritrarre ?

Ho scelto da tempo di non ritrarre soggetti, a dir la verità, trovo molto più stimolante far emergere i tanti mondi racchiusi in ognuno di noi.

Diciamo che attraverso la scrittura micro emotiva del rainpainting (la mia tecnica) provo a dare un’intima interpretazione della realtà che mi circonda.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

La volta che ho cercato di raccontare una mia opera a mio figlio di tre anni. 

Dopo qualche minuto ho capito che era lui a spiegarla a me.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Vorrei prendere un caffè con Georges Seurat per chiedergli se mi presta i suoi occhi per cinque minuti.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Di non avere fretta. Ogni cosa a suo tempo. L’importante è dare il giusto peso ai consigli altrui e non perdere il fuoco durante il percorso.

Quanto conta la comunicazione?

Penso sia inversamente proporzionale alla forza comunicativa dell’opera.

Mi capita a volte di andare a mostre molto in vista sui social per poi rendermi conto che il contenuto era inferiore al suo clamore.

Che differenza c’è nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Trovo una differenza abissale tra la cura riservata agli artisti all’estero rispetto allo spazio concesso qui da noi. Il che è paradossale, se pensiamo che l’Italia dovrebbe nutrirsi d’arte dando il giusto merito al nostro ambiente che invece è spesso bistrattato e vissuto con sufficienza.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è il modo più spettacolare per esprimere il non tangibile.

Cosa ti aspetti da un curatore?

Attenzione. Un curatore attento riesce a captare le tue potenzialità e a collocare la tua essenza nel modo più congeniale per tutti. Si lavora bene solo se nasce e si sviluppa una sinergia.

Cosa chiedi ad un Gallerista?

L’onestà. Sembra una risposta banale ma non è affatto scontato trovarla.

Grazie Liw per la tua disponibilità e la piacevole chiacchierata.

Paola Fiorido

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