Da quando mi sono affacciata nel mondo dell’arte, sto assistendo ad una situazione che percepisco come seria e preoccupante: da diverso tempo accade, infatti, che mi contattino diversi artisti per manifestare un grande senso di disagio nei confronti di un certo meccanismo dilagante, instauratosi in un numero sempre maggiore di sedi, molte delle quali autorevoli.
Ricordo il primo che, individuatami sui social, mi si è avvicinato, privatamente, chiedendomi un parere sul proprio operato; ovviamente chiedo un portfolio e subito lo apro.
Lo faccio scorrere velocemente, riservandomi poi di approfondire in un secondo tempo, ma ricontatto l’artista in questione, affrontandolo con queste parole: “Non penso che, con un simile portfolio e capacità pluririconosciute in contesti ragguardevoli, sia necessaria un’ennesima conferma da parte di Maria Marchese… suppongo che lei abbia la consapevolezza di essere un valido artista” .L’autore in questione mi risponde che sì, lo hanno confermato in molti “ma” .
Qui si apre un capitolo spinoso: “Mi hanno chiesto delle cifre non indifferenti, che ho versato, poi, al termine dell’evento, mi hanno abbandonato. ““Beh… “ rispondo io “ha indubbiamente pagato una vetrina di rilievo e altresì una prestazione.
“Certamente” dice lui “ma nello stesso contesto in cui le mie doti sono state confermate e onorate è accaduto lo stesso ad artisti di dubbie qualità.
Mi domando allora se io sono veramente un artista.
”Consapevole di ciò e cercando, essendo io stessa una curatrice, di essere il più imparziale possibile inizio con il rassicurarlo riguardo alla sua personalità artistica.

Non è nella mia etica stare col fiato sul collo agli artisti perché partecipino agli eventi; trovo corretto invece parlare di passi utili e necessari quando si affronta una carriera in tal senso: parlo allora di un indice di valutazione e dei parametri che ne determinano la crescita, della necessarietà del catalogo cartaceo, di operare un’oculata scelta per quanto riguarda le sedi espositive e ciò che esse offrono in termini concreti agli autori e altro ancora…
L’artista in questione mi ringrazia di cuore e, qualche tempo dopo, mi richiama perché lo orienti nuovamente: è confuso.
Mi elenca una serie di situazioni che si sono avvicinate a lui ed è ancora pieno di dubbi.
Gli spiego cosa sono io umanamente in grado di fare e gli invio del materiale utile perché possa fare serenamente questa scelta anche se, da parte sua, essendo il mio operato pubblico, avverto una favorevole determinazione nell’appoggiarsi a me.
Così accade.
Passa poco tempo e arriva un secondo artista che versa nella medesima situazione, poi un altro ancora…idem come sopra.
Non stiamo parlando di sciocchi bensì di autori capaci, seppur meno tronfi di altri, che rischiano di posare i pennelli per colpa della mera mercificazione; attenzione però, non sono persone che vogliono esimersi dal pagare una prestazione professionale ma individui che si sentono mutilati dalle prestazioni ricevute.
Trovo ciò disarmante e ho sentito quindi la necessità di dare eco a questo campanello d’allarme: forse non cambierà nulla ma sono convinta che gli interessati comprenderanno che il loro malessere non è passato inascoltato.