Vasilij Kandinskij, Il cavaliere errante.

Vasilij Kandinskij
Vasilij Kandinskij

“Posso giudicarmi severamente su molti punti. Ma c’è una cosa cui sono sempre rimasto fedele: la voce interiore che ha determinato i miei fini nell’arte e che spero di seguire sino all’ultimo respiro”.

Pittore e teorico dell’arte russa, Vasilij Kandinskij nasce a Mosca nel dicembre 1866.
In seguito alla separazione dei genitori, avvenuta nel 1871, si trasferisce a Odessa da una zia; da questo momento è la donna ad occuparsi dell’educazione del piccolo, introducendolo così a studi artistici: pittura, pianoforte e violoncello.

Da adulto, laureatosi in giurisprudenza, rinuncia alla docenza per stabilirsi a Monaco e approfondire quanto appreso in fanciullezza circa l’arte figurativa.
Kandinskij è soprannominato “Cavaliere Errante”, al fine di evidenziare la lunga ricerca pittorica posta in essere dallo stesso, il cui punto d’arrivo è costituito dall’associazione tra la potenza del colore e le forme astratte.
Al termine di questo “vagabondare” ha luogo un nuovo ciclo, teso al recupero di spiritualità e lato umano a discapito della materialità.
Ne “L’almanacco del cavaliere azzurro”, si legge : “Si apre, anzi si è aperta, una grande stagione: il risveglio spirituale, la tendenza a recuperare l’equilibrio perduto, l’inevitabile necessità di seminagioni spirituali, lo schiudersi delle prime gemme”.

Nel 1919 pubblica “Lo spirituale nell’arte”, saggio nel quale espone la teoria secondo cui colore e forma costituiscono le fondamenta di un’opera d’arte.
Tale teoria svela le due possibili reazioni che il colore può produrre su colui che osserva: se da un lato l’effetto fisico si fonda su impressioni fugaci ed è causato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro, l’effetto psichico è dovuto invece alla vibrazione spirituale attraverso cui raggiunge l’anima. In tal modo nasce l’astrattismo.

Con “astrattismo”, si intende la corrente artistica che respinge il realismo per plasmare forme che non interpretano la realtà oggettivamente.
L’effetto psichico può aver luogo anche per associazione di altri sensi, di conseguenza è definito dalle qualità sensibili, quali l’olfatto, il gusto e l’udito. In questo caso il colore ha un odore, un sapore, un suono.
Si può affermare che la pittura di Kandinskij trae origine da un’esigenza comunicativa alla cui base è posto un carattere spirituale, il quale muove l’artista a schematizzare forme, linee e colori come esternazione di ciò che si sente interiormente.

Lo spirito creatore o come sottolinea Kandinskij “spirito astratto” tocca l’anima, smuove l’impulso interiore.
Comprenderne le opere è tutt’altro che semplice, anzi occorre un atto liberatorio: la relazione che si instaura tra forma e colore si presenta circondata da un’aloe di fatalità, innanzi a un suo quadro si viene travolti da colori simili a brani musicali, i quali appaiono nell’atto di danzare con le nostre emozioni.
Secondo quest’ultimo, la necessità crea la forma, necessità guidata da uno stato intrapsichico.
Proprio la forma racconta la personalità dell’artista la quale, a sua volta, non può dissociarsi dal tempo e dallo spazio: ogni opera è figlia della sua epoca.

“Anche qui” spiega Kandinskij “deve regnare una totale libertà e si deve concedere validità e considerare giusta ogni forma che sia espressione esterna di un sentimento”.
Egli si occupa di colori primari e secondari, analizza in seguito le proprietà di marrone, grigio, bianco e nero.
A modificare l’approccio di Kandinskij al mondo dell’arte in generale, un dipinto di Monet, maestro dell’impressionismo visto in mostra.
L’opera, vista da lontano, appare come una macchia priva di forma in grado però di trasmettere emozioni.
Da qui, la tesi secondo cui non è il soggetto rappresentato ad essere protagonista del dipinto, bensì, colori e forme percepite pronte a generare emozioni.

Kandinskij si spegne il 13 dicembre 1944.
Ad oggi è considerato il fondatore dell’arte astratta.
Pittore attraente e complicato, nelle composizioni ad oggetto linee, cerchi e quadrati, riesce a entrare in contatto con il misterioso universo insito in ciascuno di noi.

Mara Cozzoli

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