L’ Arte sostenibile di Alberto Rocca

ph. Roberta Radini

Scultore, nato a Gorizia nel 1967.

Alberto Rocca è un artista poliedrico, ha lavorato per anni nel settore dell’interior design. Costruttore di scenografie, ha partecipato alla realizzazione di diversi film tra cui Diabolik, prodotto da Rai Cinema nel 2021.

Ecologista ed animalista attivo, in contatto con varie realtà che operano a difesa di tutte le razze animali, Rocca è un forte sostenitore del concetto di sostenibilità. Realizza le sue opere utilizzando materiali di riciclo e di recupero, come il legno restituito dal mare, il metallo, la plastica, oggetti abbandonati a se stessi in balia degli eventi.

Nascono così i pesci, gli uccelli e tutte quelle creature che di volta in volta prendono vita grazie all’assemblamento di materiali scartati dall’uomo, considerati non più utili alla propria causa.

Nel corso degli anni ha esposto in numerose mostre collettive in Italia e all’estero, anche oltreoceano. Ha all’attivo decine di mostre personali, le ultime due tenute a Basilea all’Atelier Tate Form.

Vive a Trieste, città in cui si trova pure il suo laboratorio creativo e il suo amatissimo mare, che per lo scultore è fonte infinita di ispirazione per tutte le sue attività artistiche e sociali.

Attraverso le sue risposte a questa breve intervista, cerchiamo di conoscere meglio Alberto Rocca e la sua arte.

Il tuo primo contatto con l’arte?

Il mio primo contatto con l’arte avvenne già da bambino. Con il disegno mi esprimevo meglio che a parole.

Che formazione hai avuto?

Mi sono diplomato all’Istituto d’Arte Nordio di Trieste, poi mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ma non ho terminato gli studi. Ho frequentato la scuola di nudo del maestro Perizi.

Nel corso degli anni sono passato dalla pittura alla scultura che sento più mia, mi è più congeniale. In sostanza sono un autodidatta ancora sui banchi di scuola.

La tua prima opera?

Faccio fatica a ricordarmela ma credo sia stata sul tema “Pinocchio siamo noi”. Sì, quello fu il lavoro che mi fece capire che la pittura non mi soddisfaceva del tutto, avevo bisogno di plasmare qualcosa di materico.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Ho sempre cercato di vivere d’arte. Per anni mi sono dedicato all’interior design ma alla fine sono ritornato sulla vecchia via. Chi lo sa, karma! Cerco di rendere l’arte una professione e mantengo sempre vivi lo spirito e la passione per la ricerca di nuove vie di espressione. Chi si ferma rischia di perdersi.

Come nasce una tua opera, quali sono le varie fasi di realizzazione?

Bella domanda!

Tutto può nascere da un’intuizione folgorante, da una visione, da un sogno, da un insieme di idee che ti frullano in testa, poi da elaborare con un progetto.

La realizzazione è l’ultimo passo e anche qui si differenzia per ogni lavoro. Non seguo un iter standard, la realizzazione è molto estemporanea e dipende dal materiale che andrò ad utilizzare e dal grado di lavorazione delle parti. A volte mi limito ad assemblare elementi già fatti e finiti, altre volte invece modello pezzi di legno, dipende da quello che deve nascere alla fine.

Conta più la tecnica o la creatività?

Questa è la domanda da un milione di euro!

La tecnica ci vuole o almeno un’infarinatura, è la creatività che a mio avviso deve fare la parte del leone. Solo tecnica porta a risultati eccellenti che però scarseggiano di…vita.

Ho visto capolavori dal punto di vista tecnico che però non trasmettevano nessun sentimento, zero emozioni. L’opera d’arte è emozione, ti parla, ti trasmette qualcosa.

Con la tecnica si rischia di cadere nell’ossessione.

L’ambiente marino è  grande fonte di ispirazione per le tue realizzazioni, ci racconti il perché?

Il mare mi è sempre stato vicino, ho sempre vissuto con il mare a vista. Mi affascina, seducente immensa distesa d’acqua nella quale al suo interno si celano equilibri misteriosi. Fonte inesauribile di ispirazione…lo amo.

L’ecologia è un tema a te caro, ci spieghi il tuo concetto di ecologia applicato all’arte?

Credo che nella vita ci voglia empatia, rispetto, sensibilità e amore per la natura. Ultimamente a parte una marea di chiacchiere ne vedo poche di queste virtù. Utilizzo il mio linguaggio artistico per cercare di portare a delle riflessioni ogni eventuale spettatore.

Per fare Arte, bisogna averla studiata?

Direi di no!

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Un mio cliente acquistò una scultura di un pesce e mi spedì la foto dell’opera appesa a parete. Era sottosopra!

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Michelangelo. Gli chiederei di assistere alle sue sessioni di lavoro.

Che differenza c’è nella percezione dell’arte tra Italia ed estero?

Con Internet a me pare si sia creato un enorme calderone. Faccio fatica a dare un senso a milioni di immagini. La domanda è molto interessante e sinceramente fatico a dare una risposta adeguata.

Quanto conta la comunicazione?

Al giorno d’oggi la comunicazione è fondamentale.

Cos’è per te l’arte?

Una parte insostituibile della mia vita. L’arte è gioia di vivere.

Grazie Alberto  per il tempo che ci hai dedicato.

Irene Zenarolla

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