Michelangelo e la Vena Nera.

Michelangelo e la Vena Nera
Michelangelo e la Vena Nera

Leggenda?

No realtà, una realtà sconosciuta sino a pochi anni fa, una verità persa nelle nebbie dei tempi.

Siamo a Bassano Romano in provincia di Viterbo.

Per l’esattezza nel Monastero di San Vincenzo, un imponente struttura, immersa nella pace di quei luoghi, un posto per meditare e lasciare per un po’ la frenesia del nostro quotidiano. Perché non approfittarne?

Facciamo un giro accompagnati da Don Alessandro il quale mi illustra la struttura e i suoi usi, oltre alla sua funzione primaria religioso spirituale, una ala dell’edificio ospita un liceo, inoltre c’è l’uso foresteria.

“Molte sono le persone e gruppi che vengono a pernottare da noi” così ci viene detto. “Boyscout, gruppi di fedeli e persone che vogliono rimanere qualche giorno in un contesto di calma”. Il monastero è di recente costruzione, eretto nel dopoguerra.

È stato edificato attorno alla chiesa di San Vincenzo del Seicento ed è li che il nostro sguardo viene rapito da un’imponente statua: Il Cristo Portatore di Croce,

La prima domanda che ci siamo fatti: chi fu l’artista che l’ha scolpita?

Presto detto lo scultore altri non è che Michelangelo Buonarroti, per lungo tempo l’opera fu attribuita a un anonimo, che si presumeva ispirato all’analoga opera di Michelangelo, conservata nella Chiesa Sopra Minerva a Roma.

La verità sulla paternità dell’opera emerse nel 2001, grazie alla Mostra sulla Galleria Giustiniani nell’omonimo palazzo a Roma, alla quale fu prestata l’opera, a seguito di un’accurata indagine documentale emerse una realtà per molto tempo ignota: “Il Cristo Portatore di Croce” è un’opera del giovane Michelangelo, scolpita tra il 1514 – 1516 di alcuni anni precedente alla scultura conservata alla Chiesa Sopra Minerva a Roma.

Ma perché per secoli vi si era parsa la paternità?

Mentre l’Artista dava vita alla sua opera emerse uno strano dettaglio, scolpendo la parte sinistra del volto comparì una VENA NERA che attraversa la guancia sino a sotto il mento, trattasi di una piccola imperfezione del marmo e per questo l’opera rimase incompiuta. Inseguito, nel 1620 il giovane Gian Lorenzo Bernini la rifini e così arrivo sino a giorni nostri.

La notizia fece il giro del mondo e così le richieste di prestito anche paesi esteri.

E così la scultura balzò alle cronache mondiali e questa VENA NERA ne divenne la particolarità, il tratto caratteristico, quel dettaglio che tutti i visitatori cercano di scorgere. Il merito di questa importante scoperta ad opera della Dott.ssa Silvia Danesi Squarzina professore ordinario di storia di Arte Moderna presso l’Università La Sapienza di Roma, e dell’allora allieva Irene Baldriga.

In seguito fu scritto un volume “La vena nera”.

Una storia Michelangiolesca” scritto da Enrico Giustiniani – Gianni Donati pubblicato da Sagep 2021.

Enrico Bertato

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