Vania Elettra Tam :”Un bell’anatroccolo rivelatosi un brutto cigno”…

Vania Elettra Tam
Vania Elettra Tam

Sorprendente, spiritosa, talentuosa, entra nelle sue tele per raccontare il suo mondo…

Conosciamola meglio lasciando che sia lei a raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande :

Chi è Vania?

Ho rivolto la stessa domanda ad Elettra che, conoscendola meglio di me, ha così risposto: “Un bell’anatroccolo rivelatosi un brutto cigno, una bambina che desiderava diventare un burattino di legno, una persona che riesce ad essere sempre nel luogo sbagliato ma nel momento meno opportuno, una donna coi piedi ben saldi a terra ma la testa fra le nuvole…”

Come sei arrivata al figurativo “onirico”?

In auto! Ovviamente non è sempre così, il concepimento di un’opera avviene in svariati modi, tuttavia molte idee sono maturate al volante in stato di “ipnosi stradale”, ovvero quando nel cervello si inserisce il pilota automatico ed emerge la creatività. In seguito sulla tela, assecondando la dimensione “fantastica”, riporto quelle visioni che, nel frattempo, sono state filtrate razionalmente e sottoposte ad autoanalisi approfondite.

Quali tecniche hai sperimentato prima di decidere definitivamente come dipingere?

Ho sperimentato la tecnica della respirazione modulata a ritmo di musica, la disciplina dell’artista asceta e quella del pittore daltonico, ma alla fine sono tornata ai cari metodi classici.

Scherzi a parte nel corso del tempo ho realizzato opere ad olio, acrilico, inchiostro, pastello, acquerello, collage… su tela, carta, legno, forex, muro… e alla fine ho appurato che prediligo dipingere con colori acrilici su tela di cotone extrafine. Ma non mi precludo la possibilità di cambiare e/o mischiare le tecniche.

Quante tipologie/dimensioni di pennelli utilizzi quando dipingi?

Tanti. Ho parecchi contenitori pieni di pennelli. Di tutte le dimensioni e forme.

Tondi e piatti, con setole morbide e dure, sintetici e naturali, costosi ed economici, a pelo corto e lungo… e, prima o poi, li uso tutti e me ne libero solo quando sono diventati dei fossili.

Ultimamente sto prediligendo l’utilizzo di un pennello piatto con piccoli rebbi che lo fanno sembrare, per intenderci, una mini forchetta.

Tempo fa lessi un post di un’eccellente pittrice che consigliava, per ottenere incarnati morbidi, di comprare dai cinesi i pennelli da trucco.

Aveva ragione! (Grazie Jara)

Quando ti appaga il risultato del tuo lavoro?

Mai abbastanza. Lascio sempre i miei dipinti in “standby”, per poterli rivedere a distanza di tempo con occhi nuovi, solo allora capisco se devo metterci ancora mano o se ritenermi soddisfatta del lavoro.

E il ripensamento può avvenire anche a distanza di anni…

Mi è capitato di cambiare i connotati a dipinti già pubblicati su cataloghi (ma non diciamolo a nessuno).

Però può anche accadere, ma rarissimamente, che dopo poche pennellate io senta di aver già risolto l’opera e in quel caso mi si gonfia il petto d’orgoglio.

Tuttavia, parliamoci chiaro, il vero appagamento, lo dice la parola stessa, è il pagamento. Non c’è nulla di più soddisfacente della vendita di un quadro, alla faccia dei sani principi… io con questo mestiere ci devo pure campare!

Che rapporto hai con il mondo che dipingi?

Un rapporto fisso… come quello della bicicletta, con cui non si può smettere di pedalare fino al momento in cui si decide di fermarsi.

Ecco, quando pennello sono immersa nel mondo che dipingo, ma nel momento in cui dico stop, scendo e mi dedico al resto delle cose della vita. Perché va bene vivere per l’arte e di arte, ma mi piace anche fare un sacco di altre cose.

Grazie della bella chiacchierata

Alessio Musella

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