Un ottima carriera accademica, grande esperienza sul campo, ha collaborato con importanti mostre e gallerie d’arte, in Italia e in ambito internazionale; abbiamo deciso di fare qualche domanda a Valentina Bizzotto per conoscere meglio la suo pensiero relativamente al Mondo dell’Arte.
Quando hai deciso di occuparti d arte?
Sono sempre stata interessata alle discipline artistiche fin da bambina e anche se ho scelto un percorso di studi non incentrato sull’arte, non appena finita l’università ho inviato subito il mio curriculum ad una galleria d’arte contemporanea di Venezia e sono stata assunta, per la serie “buona la prima!”.
Che formazione hai avuto?
Mi sono diplomata al liceo classico ad indirizzo linguistico ed ho studiato Scienze giuridiche indirizzo europeo ed internazionale all’Università di Trento.
Parlare bene più di una lingua straniera è stato fondamentale nel mio percorso lavorativo e gli studi giuridici devo dire tornano sempre utili soprattutto quando si ha a che fare con i contratti. Per quanto riguarda l’arte e specialmente l’arte contemporanea ho avuto la fortuna di conoscere delle persone con una conoscenza ed una cultura sull’argomento vastissima che mi hanno insegnato molto come ad esempio Carlo Vanoni. Ho imparato molto anche “sul campo”, per il resto mi definisco un’autodidatta. Avrei voglia di iscrivermi nuovamente all’Università per conseguire una seconda laurea in Storia dell’Arte.
Quanto conta entrare empaticamente in contatto con chi entra in galleria?
Sono le opere d’arte esposte che teoricamente dovrebbero emozionare i collezionisti, condividere quest’entusiasmo è una naturale reazione. Devo dire che le persone quando si trovano di fronte ad un’opera tendono ad aprirsi più facilmente raccontando quello che provano e quello che l’opera stessa gli comunica che, non necessariamente coincide con la lettura fornita dall’artista. L’arte è come le persone, è difficile spiegare perchè una determinata persona ci piaccia, ci proviamo, ma c’è sempre qualcosa che non riusciamo ad esprimere o a giustificare razionalmente.
Hai lavorato in diversi paesi, in quale ritieni che l arte sia meglio percepita?
Mi piace l’approccio Americano all’arte molto “democratico”, le gallerie ed i collezionisti sono più aperti nei confronti di artisti giovani o ancora sconosciuti e veramente ce n’è per tutti i gusti. Trovo molto interessante il Messico, paese ricchissimo di storia e tradizioni, si percepisce l’orgoglio e l’affetto per i loro artisti Francisco Toledo, Frida Khalo, Diego Rivera, Gabriel Orozco per citare proprio i più famosi, ed è una delle scene artische più in fermento attualmente.In Europa invece per tradizione e cultura c’è spesso un certo scetticismo verso i nuovi nomi, diciamo che non siamo inclini al facile entusiasmo e l’arte viene spesso vista come bene rifugio o investimento piuttosto che per la sua funzione sociale.C’è una citazione del critico d’arte Robert Hughes che riassume alla perfezione questa situazione: “Il prezzo di un’opera d’arte oggigiorno fa parte della sua funzione, il suo nuovo scopo è di rimanere appesa al muro e diventare più costosa… Supponiamo che qualsiasi libro utile al mondo costi $1m – immagina che effetto catastrofico questo avrebbe sulla cultura.”
Come scegli un artista da proporre?
Propongo artisti in cui credo, non è una scelta di tipo estetico ma incentrata piuttosto sul perchè la produzione di un artista è interessante. Temi affrontati, concetto ed idee e come questi si traducono nell’opera d’arte sono determinanti nella mia scelta.
Raccontami un aneddoto divertente accaduto in galleria
L’anno scorso ero a Forte dei Marmi ed in galleria entrò un signore inglese con un look molto giovanile, immagina un surfista però con la coppola. Iniziammo a chiacchierare sull’artista Patrick Hughes ed io “pour parler” gli chiesi quanto si sarebbe fermato e se fosse in vacanza, mi rispose che si sarebbe fermato solo due giorni perchè sarebbe dovuto andare a Lucca per lavorare ad un concerto. Così mi feci l’idea che lui fosse un tecnico delle luci o un direttore creativo ed incuriosita cercai di capire a che concerto avrebbe lavorato. Mi rispose che in realtà era un musicista e faceva parte di un gruppo, a quel punto convinta di aver capito tutto esclamai: “Cool, che tipo di musica fate? Jazz?” al che lui imbarazzato mi disse: “No, pop anni ’90. Tipo i Take That non so se li conosci..” Bene pensai, è una cover band quindi ribattei entusiasta che conoscevo benissimo i Take That dato che erano famosissimi quand’ero teenager, ci salutammo e lui se ne andò sorridendo.Tornata al computer mi venne un dubbio enorme connesso ad un vago ricordo di aver sentito parlare di un concerto dei Take That in Italia… Google: Concerto Take That Lucca… Ecco avevo appena incontrato Mark Owen e scambiato per un tecnico delle luci!!
Essere una bella donna e un vantaggio o uno svantaggio nel mondo dell arte?
Come in tutti gli altri settori ci sono dei vantaggi e degli svantaggi, in Italia soprattutto. In altri paesi per fortuna è un semplice dettaglio e l’aspetto come il sesso non fanno una grande differenza. Ad ogni modo la bellezza è passeggera quindi non ci si può fare troppo affidamento…
Grazie per il tuo tempo Valentina