“Semplicemente”: Xena Zupanic!

Xena Zupanic
Xena Zupanic

Eclettica, stravagante, intensa, Artista a tutto tondo, abbiamo intervistato la Perfomer Xena Zupanic per capire meglio il suo variegato Universo legato al Mondo dello spettacolo e dell’arte.

Il tuo primo passo nel mondo dell’arte?

Il mio orecchio infante fu tutto musica: la sonorità profonda nella quale pure la voce sentivo come una divinità metafisica e il rumore cavernoso del mondo come la resurrezione dei morti così misteriosamente svaniti.
Ma cos’è in fondo la mia brama infantile di dirigere un’ orchestra se non altro di essere investita da una energia collettiva, concentrata in una bacchetta che regge e guida l’insopportabile peso del mondo?
Essere l’attrice che dirige la materia oscura, magmatica, fu un vivido atto di pura fantasia febbrile.

Lì per lì ho varcato la soglia dell’arte, incominciando a suonare l’organo in chiesa.

L’ascensione verticale sonora fu la mia fuga verso il Solo. Sentivo già il marchio della solitudine, la strada incerta, dove gli artisti fanno sparire le convenzioni del mondo circostante. Fu uno strepito, un suono nella mia iniziazione. Un suono che mandò allo sbando la mia vita “retta”, indicandomi quella più illusoria di tutte: maledettamente artistica.

Mi racconti la tua formazione ?

Mi formai seguendo la mia Anima, nel fuoco la buttai innumerevoli volte.
Si torceva come un serpente nel mio fuoco alchemico, spregiudicato, impetuoso, bramoso di conoscere il mondo intero. La mia filosofia era la mia musa giovanile che mi portò a studiare la filosofia e la storia dell’arte.

Lì trovai i fondamenti vacillanti ma indistruttibili, le mie chimere preferite, i miei fantasmi familiari, unici visibili nella Notte generale del mondo. In Italia proseguii con l’Accademia d’Arte Drammatica, praticando contemporaneamente, per pura necessità, il lavoro di modella singolare, arrivando ad immortalare i “Big Nudes” di Helmut Newton.

Mi spesi a dirigere creativamente la mia casa di moda “Hermetika”, nella quale investii la mia fantasia barocca, affogando nelle pieghe sontuose dei vestiti, il surplus delle mie visioni convulse.

La mia natura ludica mi ha coinvolto a dirigere artisticamente il mio centro culturale “Ludiialydis” , nel quale le macchine virtuali e psychoscribble test tiravano ad indovinare la griglia opaca mentale dei visitatori. Un mondo tra Philip K.Dick e Carlos Castaneda, tra Carmelo Bene e il Fondo senza fondo insondabile.

Questo fondo senza fondo, questo Abgrund di eckhartiana memoria, fu per me Carmelo Bene. Il suo non-teatro, la sua non-via, spalancavano un mondo inaudito. Per me rimangono la breccia che rompeva la solidità illusoria di una visione di mondo troppo accomodante e “compiacevole”. Una via scomoda, maledetta, come la sonorità o meglio la Phoné, che si presentò alla mia iniziazione, al mio battesimo infuocato e passionale.

Xena, non Nata in Croazia, senza dimora a Milano, in duplice asilo, triplice copia ed infinito esilio, si applica in filosofia ed arte storicizzata, inciampando su di un paio di lauree, delle quali non si cura troppo, dedicandosi “anima e core” alla recitazione drammatica che la conduce su vari palcoscenici internazionali. Xena, incontentabile-instabile, si abbandona allo stupro del cinema e della televisione.
Si formò seguendo la sua Anima, nel fuoco la buttai innumerevoli volte. Si torceva come il serpente nel suo fuoco alchemico, spregiudicato, impetuoso, bramoso di conoscere il mondo intero.
“Incontri con uomini straordinari”, così il titolo del libro di Gurdjieff rispecchia la sua vita italica, molto Art, molto Off. Il primo, il demiurgo del teatro anticoncezionale, la macchina attoriale completa, il deus ex macchina dei suoi dubbi teatrali e creativi fu Carmelo Bene.

L’altro, il conduttore televisivo, Piero Chiambretti, gli lasciai la carta bianca nell’ interpretare il suo personaggio nelle varie trasmissioni televisive.

Fu una rivoluzione copernicana, si sperimentava un nuovo linguaggio, una nuova semantica televisiva.

Nel mondo fashion Xena viene fotografata da Helmut Newton a Franco Scheichenbauer, sfila per i più importanti nomi, da Alexander McQueen a Versace.

Scrivere, per Xena, è una necessità, l’esercizio che esercita la forza contraria a quella demoniaca, bassa e strisciante.

Partorisce sette libri, le sue poesie e brevi racconti si trovano pubblicati nelle varie raccolte italiane, croate, inglesi etc.
Xena percorre le strade sull’ordine della X sempre crescente.

Nasce Hermetika, nella quale investi la sua fantasia barocca, affogando nelle pieghe sontuose dei vestiti, il surplus delle sue visioni convulse.

La sua parte ludica la coinvolge a dirigere artisticamente il suo centro culturale Ludiialydiis, nel quale le macchine virtuali e psychoscribble test tiravano ad indovinare la griglia opaca mentale dei visitatori. Lavora con “LAE”, un mondo dove nasce un nuovo eroe “Hero XXI”, forse un nuovo prototipo, il nuovo embrione di una razza diversa, a cura di Harald Szeemann

beatrix audioedit

Come si sta evolvendo il concetto di arte? 

L’arte contemporanea si presenta priva degli “ismi”, manifesti e movimenti, sfuggendo ad ogni tentativo di “catalogicizzazione”. La sua vera natura è evanescente, la sua tensione è semplice, lineare: la sparizione, senza lasciare tracce, senza lasciare orme riconoscibili. Semmai, una testimonianza rimane: la buccia di banana e il suo colore giallo-bruno.

Il concetto attuale di tale cosiddetta arte sta tutto in una immagine: la nave bananiera irregolare, capitanata dai pirati-chic verso i principali porti occidentali.

Attesa con l’alto grado di impazienza dalla banda dei bananieri smaniosi di sbancare, di prendere l’unico pezzo non marcito. Sono i veri peccatori, questi bananieri, questi autentici seguaci del fico d’Adamo. Quae est fructus in quo Adam peccavit?
La banana, appunto.

Da dove trovi ispirazione quando crei?

Dai miei fantasmi, i miei fanti interiori. I soldati semplici nel fango delle trincee, luridi ed infangati, fino all’ inverosimile. Solo i loro occhi brillano, mentre ogni concetto loro inculcato è già spento, come l’ultima sigaretta consolatrice.

Tu sei un’attrice e una performer in parole tue , cosa significa essere una performer?

L’attrice è agita dall’Altro: la sua volontà è spazzata via, il suo Io “deionizzato”, non interferisce.

E’ la sua energia che mi appartiene, la sua magia che mi seduce. Lei è seduta sul piedistallo, il performer ai suoi piedi. Performer è un relitto gnostico, buttato nel caos della materia.

E’ lui che, vagando, attraversa una miriade di forme (per former), assaporando il buio non chiarificato.
Per-Formar: una caduta libera, una dannazione che porta i frutti guasti, velenosi. Un soccombente con una sicumera aprioristica.

Capelli e Torero

Quale è il ruolo delle gallerie oggi?

Il concetto di galleria in generale è sotterraneo, cunicolare. Il posto di passaggio, incline all’ abbandono.

Già nella semantica della parola stessa si annida come una battuta d’arresto: la fortificazione pietrificata.

Le gallerie d’arte, specialmente quelle d’oggi sono un fenomeno anacronistico: non rappresentano niente, non galvanizzano nessuno.

Sono delle galere da abbattere, posti da concedere ad erbe infestanti. Il loro ruolo oggi: la banalizzazione da bananeto con gli spruzzi finto gioiosi di un giallo al tramonto.

Come ti prepari prima di entrare in scena ?

Con il piede destro, seguendo le superstizioni degli antichi romani, mentre entravano in sala da pranzo.

Mi concentro contemplando i movimenti del mio gatto.

Le sette vite del gatto mi consolano: viverle in un movimento unico, mai preconcetto in uno spazio dove la libertà traspare come un unicum inaspettato.

Intensa, istruttiva e piacevole chiacchierata, grazie Xena per il tuo Tempo

Alessio Musella

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