Katia Brugnolo ricopre e ha ricoperto diverse cariche istituzionali e accademiche nell’ambito dell’arte.
Ha progettato e realizzato diverse mostre di arte e ceramica antica e contemporanea, settore, quello della ceramica, che la vede tra le più preparate esperte a livello nazionale.
Come artista si è formata frequentando e seguendo i maestri di Nove grazie ai quali ha imparato la tecnica del decoro tradizionale,
Come nostra abitudine, lasciamo che sia l’Artista a raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande :
La tua prima opera?
Risale a quando avevo 20 anni, quando decorai con vernici per vetro le vetrate di una palestra a Padova,
con figure di atleti.
Per fare arte , bisogna averla studiata?
E’ importante studiarla, i creativi la studiano volentieri, come riscontro ogni anni con i miei studenti
all’Accademia di Belle Arti di Verona, dove insegno Storia dell’arte antica, moderna e contemporanea.
L’arte va studiata per acquisire tecniche e conoscenze in ambito anatomico-artistico, compositivo e storico.
Penso, comunque, che un artista possa fare attività creativa anche prescindendo da tutto ciò.
Come scegli cosa ritrarre ?
Scelgo sulla base di pensieri personali, di una intima ricerca di ispirazione, di bellezza, che inseguo
costantemente nelle mie riflessioni e suggestioni che arrivano anche da stimoli esterni.
Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
Di recente ho creato opere intitolate “Mani-Danza” con decoro orientale in oro.
Una coppia di indiani, conosciuti casualmente, ha acquistato uno dei prototipi, dicendo che lo avrebbero inserito nel loro salotto, in India, con suppellettili dorate.
Era scontato che al decoro orientale fossero interessati gli Orientali, gli Indiani per esempio, ma è stata una bella sorpresa incontrarli per caso e riscontrare il loro immediato e fattivo interesse.
Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?
Ammiro e studio numerosi artisti del passato, ma chiederei a Giovanni Bellini, così ispirato dalla spiritualità,
se mi racconta e descrive la sua profonda vita interiore e spirituale.
Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?
Di essere meno fiduciosa nel prossimo.
Quanto conta la comunicazione ?
La comunicazione è importantissima per tutte le attività, per quella artistica in particolare.
Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?
L’Italia ha un enorme patrimonio artistico e gli Italiani sono abituati a vivere tra le opere d’arte, dando per
scontato questo settore così importante per la vita sociale e culturale.
All’estero spesso gli artisti italiani sono più valorizzati, e così l’arte italiana in generale, proprio per la diversa percezione dell’arte, più distaccata e oggettiva.
Cos’è per te l’arte?
Per me l’arte è ragione di vita professionale e personale.
Sono figlia di un collezionista appassionato, fin da piccola ho “respirato” arte con mio padre, poi la mia vita è sempre rimasta strettamente collegata all’arte: insegno arte e produco arte.
Cosa ti aspetti da un curatore ?
Mi aspetto che crei un percorso espositivo con rigore scientifico, valorizzando opere e artisti.
Cosa chiedi ad un Gallerista ?
Chiedo di creare occasioni espositive per gli artisti, e di incontro con i collezionisti, curando il rapporto tra
artista e collezionista, come si faceva un tempo, e non utilizzando gli artisti a mero scopo di lucro.
Quanto contano per te la luce e il colore?
Il colore e la luce rappresentano la gioia di vivere.
Da sempre provo profonde emozioni grazie alla luce e ai colori sia osservando le opere d’arte, sia osservando la natura e il paesaggio.
Grazie Katia per il tempo a noi dedicato
Intervista in collaborazione con Artonline20 e Fondazione Mazzoleni
