Intervista Erik Ravelo Suarez, la libertà di essere un Artista

Erik Ravelo Suarez
Erik Ravelo Suarez

Erik Ravelo è un direttore creativo e artista multimediale pluripremiato,
nato a L’Avana, Cuba nel 1978. Ha studiato all’Accademia Nazionale di Belle Arti di San Alejandro. All’età di 18 anni fuggì da Cuba per perseguire i suoi sogni di lavorare liberamente come artista.
Siamo felici di poter pubblicare questa intervista senza alcuna censura, quando intervistiamo un Artista, non ha senso tagliare o modificare le sue risposte.
L’Arte serve a comunicare , Buona lettura

Che ricordi hai del tuo lavoro come Art-director per Colors e del laboratorio creativo di Fabrica con Benetton ?

Ho collaborato per 14 anni con Fabrica. Come credo sia normale porto con me buoni e cattivi ricordi.

Di sicuro è stato un periodo che mi ha dato tanto e che rimarrà nella mia memoria per sempre.

Lo ricordo come un campo di allenamento fortissimo e sicuramente un posto per il quale, e nel quale ho lasciato anni preziosi della mia vita.
Come ho già detto, mi ha dato tanto ma ho lasciato anche tanto li’.

Tutta la mia vita artística di quelli anni è’ rimasto la’, e da allora non guardo più nessuna di quelle 30 opere che tanto amavo; quando ci penso le sensazioni si mischiano fra Amore e dolore.

Pero credo F A B R I C A sia stato un posto unico, dove ragazzi come me che provengono da realta’ difficili, hanno trovato uno spazio dove sviluppare la propria creativita’; non c’è un’altro posto cosí in Italia.
Ha dato molto a chi aveva niente e pochissime chances di farcela altrove.

Sicuramente l’ho amata tantissimo a momenti. Ho trascorso in quel luogo molti di anni.
14 anni , per l’esattezza, e sono tanti, anni in cui davo ancora sfogo alla mia rabbia, e forse per questo è finita non bene.
Se posso , vorrei fare un piccolo inciso, rivolgendo un pensiero alle vittime del crollo del ponte di Genova, morte in questo modo assurdo e a tutte quelle persone che hanno perso i loro cari.
Sono molto dispiaciuto anche per Luciano Benetton, lui è una brava persona, un bravo uomo, e’ sempre stato molto gentile con me.
Quando me ne sono andato ha provato a chiamarmi ma io non ho risposto al telefono, ero così incazzato coi managers di Fabrica che non ho risposto al tel, e ora un po mi dispiace.

Avrei voluto salutarlo. Lui mi ha regalato la sua sciarpa della fortuna prima di andarmene.

Personalmente, e questo lo dico senza paura di ritorsioni, sono sicuro che la morte di quelle persone lo abbia ferito profondamente.

Vedi sarebbe troppo facile parlare male per molti in questo momento, quindi credo sia meglio non dire altro se non che gli ho voluto molto bene.

Punto, e non ho certo paura di dirlo.

La maggior parte delle tue opere si direzionano verso il sociale attraverso una comunicazione destabilizzante come “gli Intoccabili”, come nascono e crescono i tuoi progetti artistici ?

I miei progetti artistici nascono a l’improvviso, Bummm, mi scendono le idee. Non so, mi diverte pensare formule artistiche di comunicazione. Immagini che dicono qualcosa, e sicuramente ho questo interesse per i temi sociali, che collego alle idee creative che mi vengono. È’ una sorta di visione che ho.

Una campagna pubblicitaria da te realizzata a cui sei particolarmente affezionato ?

Io ho amato e messa la stessa passione in ogni lavoro che ho fatto, ma sicuramente ”Los Intocables

è stata la campagna che mi è piaciuta di piu’.
Ma anche come esperienza la colomba fatta en Libya assieme a Enrico Bossan, coi proiettili raccolti in combattimento a Trípoli durante la guerra, o i baci dei Presidenti e il Papa che bacia a l’Imam del Cairo, nella Famosa campagna di Fabrica per Benetton.

IL LANASUTRA è un progetto al quale sono molto affezionato; molto intenso anche Il paradiso dei Naufraghi,

Sono stati progetti, che sebbene i temi fossero tosti, mi sono divertito molto a realizzarli. Mi sono sentito bene col lavoro.
In generale mi diverto molto a trovare le idee, e vivo I progetti con molta intensità.

Che missione hanno l’arte e la comunicazione secondo Erik Ravelo Suarez ?

Io non so bene quale missione abbia l’arte in generale, l’argomento è molto vasto, ma sicuramente l’arte che m’interessa di piu’ ha come scopo parlare agli altri, e stimolare la coscienza su certi fatti, soprattutto scomodi con la mission di aprire un dibattito.
Non mi considero un’artista alla ricerca della bellezza o lo stile, sento che l’arte in me si manifesta piuttosto nella ricerca d’un linguaggio visivo comune a molte persone, a fin di riuscire a comunicare attraverso le immagini.
Mi sento un menestrello visivo che racconta storie in una lingua che spero tutti possano cogliere. Per me l’arte e’ l’arte di raccontare qualcosa che possa scuotere le coscienze.

Un aneddoto legato al tuo percorso artistico che ricordi con il sorriso ?

Ancora non dimentico il Mattino dopo che è’ uscita la famosa campagna dei Baci di Benetton.
Facevo colazione a Treviso da Arman, l’osteria piu fica di Treviso. Io abitavo sopra e ci facevo colazione tutti I giorni prima di andare a FABRICA.
Mentre mi facevo il solito cappuccino sento i vecchietti che giocano a carte lì ogni mattino litigare.
A l’inizio non ho fatto molto caso, ma dopo un pò la discussione si faceva accesa e decisi di ascoltare con più attenzione il dibattito.

IL PAPA È GAY!!! ZIO CAN.
L’altro vecchietto ha risposto:
Ma Ti si indrio coa testa, scemonito ti si veccio, Sta a veder ben, ghe xe un fotomontaggio!!!

Ed aveva il giornale in mano col bacio del papa è l’imam in copertina

Allora la ragazza che attende al banco mi fa, vedi cosa combini?!!!
E chiedo: Ma cosa sta sucedendo?
E mi fa: EHHH ma ti gha visto i giornai?
Quea campagna di Benetton?
Ghe xe il tuo nome scrito ti si fora di testa Cubano!!!

Quale è stata la tua prima opera ?

Bohhh non ricordo bene perchè da quando ho memoria disegno, ma credo che sia stato un processo nato da piccolo.
La prima opera Forse è stato il disegno di Mazinga ;-

Per te è più importante vendere o comunicare ?

Io credo che sia bello riuscire a vivere del proprio lavoro, ma non ho mai creato un’opera per venderla, perche a me nascono queste cose cosí,

E’ UNA SORTA DI PRURITO CHE HO.

Io sono fatto cosí, ho questo bisogno di comunicare attraverso il mío lavoro, ritengo che l’arte abbia la responsabilita’ di raccontare il suo tempo, di inspirare cambiamenti, di prendere posizione d’avanti al momento storico al quale appartiene, se questa posizione è genuina credo abbia un forte valore.

Come dovrebbero comportarsi le gallerie nei confronti degli artisti secondo te ?

Non lo so, non ho una gallería vera e propria, in quel senso lí.
Collaboro con Venice Factory ma prima di tutto perche siamo molto uniti da anni e quelle ragazze ( Federica Palmarin Direttrice,Paola Fiorido Art Critic e Patrizia Treppo Vice Director ) sono molto punk, mi piacciono.

Federica PALMARIN, Founder e Direttrice di Venice Factory è’ una mia amica dai tempi di FABRICA e le voglio molto bene.
Questa Galleria è sicuramente un posto diverso, dove non ci sono li stessi codici che siamo abituati a vedere nelle gallerie tradizionali .
Detto questo, forse non sono proprio io la persona più adatta per rispondere a questa domanda .

Mi è stato detto spesso che nessuno vuole un bambino crocifisso in salotto percio’ io col tempo ho smesso di sperare ad essere accettato da una Galleria e vado avanti per conto mio. Uso molto il web.

Credo che ogni uomo dovrebbe poter vivere del suo lavoro e gli artisti non sono una eccezione.

Io sento di fare Arte indipendentemente a prescindere che poi si possa vendere o meno.
Una persona una volta mi ha detto che uno è un’artista se vende le sue opere, ma su questo non sono d’accordo, altrimenti Modigliani dovrebbe essere definito “non abbastanza” artista non credi?
Invece Modigliani ritengo sia stato uno dei più grandi artisti di sempre.
Erik , per dare supporto a quanto hai appena espresso, aggiungo che anche Vincent Van Gogh, in vita , pur avendo creato più di 900 opere, ne vendette solo una .( Alessio Musella )

Abbiamo lasciato libero sfogo ad Erik, quando ci ha chiesto se poteva esprimersi liberamente parlando di come funziona l’arte in Italia:

Secondo me le gallerie in generale, ma soprattutto in italia dovrebbero essere più aperte. Io sento che c’è una sorta di Mafia delle relazioni.
Non ci sei perchè sei bravo, intendiamoci, questo non significa che non ci siano anche bravi artisti, per carità, ma spesso ci sei perche hai conoscenze e sai muoverti in questo mondo perverso.

Pensa che uno che si è presentato come collaboratore di Vittorio Sgarbi, mi chiamò al telefono quando collaboravo ancora con FABRICA. dicendomi che ero stato segnalato da lui come un giovane artista dopo aver partecipato alla Biennale di venezia.

Dopo di che i suoi “collaboratori” , mi hanno chiesto dei soldi per partecipare alla Biennale di Palermo della quale credo fosse il curatore.
Cazzo io non ci potevo credere.

Mi sembrava una associazione a delinquere. Ora io non so e non voglio accusare Vittorio Sgarbi ci mancherebbe, ma come puoi vedere qua.
LE MAIL CI SONO!!! e se avessi pagato sarei stato presente .

Cè’ il códice fiscale nel documento che mi hanno mandato.
Il número di teléfono, e indirizzo col Logo della Biennale di Palermo.
Il número di conto corrente:
La Banca e il nome di queste persone.

( ABBIAMO VERIFICATO QUANTO RIPORTATO DA ERIK, PRENDENDO VISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE SOPRA CITATA, MA OVVIAMENTE NON ABBIAMO RITENUTO NECESSARIO ALLEGARE IMMAGINI, CHE SE QUALCUNO DOVESSE VOLER VEDERE, SIAMO DISPONIBILI A MOSTRARE IN FORMA PRIVATA )

Sarebbe facile da verificare
Perche come vedi nella mail si presentano con nome e cognome ,sito web della Biennale etc.
Io spero fosse una truffa alla quale ho risposto certamente vaffanculo
Ma ho il terrore che queste cose funzionino cosí , e mi auguro e spero tanto Vittorio Sgarbi non c’entri niente.

Percio’ credo che dovrebbero prima di tutto essere onesti, perche se davvero questi sono quelli che organizzano le mostre in Italia ,siamo messi molto male.

In sunto , o devi pagare o devi essere vicino al jet set dei giusti. E io sono un antisociale crónico , ma di certo faccio Arte, sí.
Questo è il motivo per il quale sto alla larga delle gallerie.

Al di la di tutte le cose brutte che ho vissuto, al di la della polizia che mi è’ venuta a prendere alla mostra di Venice Faktory per l’ immagine di SALVINI col bambino migrante morto fra le braccia. chiamatemi matto, ma l’Italia è un paese che amo profondamente e che porterò sempre nel mio cuore.
Chiamatemi pazzo, ma è cosí.

Grazie per essere stato diretto e sincero, e per il tempo che ci hai dedicato
Alessio Musella & Paola Fiorido

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