Florencia Martinez, l’Arte “cucita” nell’Anima.

florencia martinez
florencia martinez

Artista italo-argentina, classe 1962, nata a Buenos Aires

Hanno scritto del suo lavoro:  Valerio Dehò,  Angela Madesani, Alessandra Redaelli, Ivan Quaroni,Vittorio Sgarbi, Jolanda Insana, Piero Colaprico, Dino Messina, Giorgio Bonomi, Paola Tognon, Elvira Seminara, Maurizio Stupiggia, Cristina Gilda Artese, Fabio Carnaghi…

Noi ci siamo limitati a farle qualche domanda alla quale ha risposto con la sincerità che la contraddistingue da sempre , Buona lettura

Il tuo primo incontro con l’arte?
Avevo una zia mercante d’arte a Buenos Aires, ogni volta che visitavo la sua casa m’immergevo
In una luce di cornici pitture disegni, memorizzavo ogni segno, poi tornata a casa con il carboncino
Rifacevo quel mondo che sentivo era il mio mondo.

Perché hai scelto la stoffa per le tue creazioni?
Il tessuto ha scelto me. Un percorso durato 20 anni che parte con la fotografia digitale stampata su tessuto,
per arrivare al tessuto assoluto. Il tessuto per me è un materiale ricco di storia, ricco di significante, può essere molle e può essere duro, cerco di legittimare la sua forma, ha attraversato secoli nascondendosi nelle apparizioni più svariate, può essere nobile e povero, si ricicla in silenzio, nessuno si vanta mai di aver riciclato tessuto, tanto è umile
la sua anima, il tessuto chiama casa, chiama amore e chiama anche abbandono. È versatile, contemporaneo a tutte le età della storia umana, perché è la pelle dell’uomo.

Raccontami un aneddoto che ricordi con il sorriso

Durante la residenza che ho fatto con la fondazione Rocco Guglielmo a Catanzaro nel settembre del 2019, che consisteva nella raccolta di lettere che la gente scriveva a se stessa, su quello che volevano modificare della propria vita, all’interno dello stabile c’era un ragazzo che lavorava nella manutenzione dello spazio, che diceva di aver letto “ un “ libro in vita sua e che si lamentava non le venivano concesse determinate libertà a casa, visto che abitava con la famiglia… ebbene durante quella settimana ha scritto più di una lettera a se stesso, su ogni tipo di problema, poi vedendomi lavorare scalza si meravigliò di questa “libertà” negata a casa sua, chiedendomi “perché “ lavorassi scalza e a fine residenza ci salutammo con grande emozione, lui mi disse che a casa ora andava scalzo, e che stava leggendo un altro libro e che non aveva mai interagito cosi con altri artisti e da questa perplessità positiva per lui si era aperto un mondo.
Questo materiale e questa azione aveva mutato il rapporto che lui intratteneva con gli oggetti.
Cose semplici, piccole libertà compartite, mostrare l’altro, svelare che ci sono altri modi, avvicinare chi non può accedere per bloccato compartimento sociale, è una delle funzioni e del senso dell’arte oggi.

Quanto conta la comunicazione nel mondo dell’arte?
Direi che l’arte è comunicazione, in questo momento specifico dove la comunicazione a volte è più invadente del contenuto, tutti comunicano non si sa bene cosa, bisogna stare attenti a la scelta del messaggio, al valore e alla purezza di quanto si vuole trasmettere.

Che rapporto hai con i curatori?
Amichevole, simpatico.
Dal confronto nasce sempre una strada nuova, una lettura più accurata.

Per proporre il tuo lavoro, pregno di significato è necessario conoscerlo nel profondo, cosa vuoi trasmettere attraverso le tue opere?

La prima cosa ed è relazionato al materiale: un senso di rivincita, del tessuto, che da relegato all’oblio assume forma e canto.
La storia, la donna, la memoria, la comunicazione, sono concetti abbastanza astratti che contengono in un abbraccio generoso il senso generale delle mie opere, che vanno dalla scultura all’ installazione , dalla fotografia alla performance-azione dove la partecipazione dell’ altro è importante come l’opera stessa.
Poi cosa voglio trasmettere cambia da opera a opera, adesso sto cercando di avvicinare il linguaggio alla forma, ribattezzare, avvicinare la gente alla materia e all’origine del nominare, quindi creare in un secondo tempo, non un fine, non un prodotto chiuso: cosa stiamo guardando? Cosa risuona in me questa forma?
Ecco oggi la mia ossessione.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato Florencia

Alessio Musella

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