Fabrizio Fontana, Pugliese , classe 1971
Mi ha incuriosito da subito , il suo modo di giocare con l’Arte, con idoli mediatici, personaggi dei cartoons e dei fumetti, con immagini porno e dalle icone sacre dai quali raccoglie spunti per poi allestire un vero e proprio teatro del quotidiano
Il suo motto è “jioka come puoi, perché non puoi jiokare come vuoi”.
Ho voluto porgli semplici domande, per avere semplici risposte
Buona lettura
Quando hai iniziato a creare ?
il disegno è stata la mia prima modalità; ha occupato uno spazio importante nei miei quaderni prima, diari e agende in seguito, a partire dalle elementari e ne conservo gelosamente traccia; sono convinto di averlo fatto già prima considerato che è una pratica di tutti i bimbi delle materne. Ho frequentato le superiori ad un istituto tecnico commerciale e non ad un liceo artistico o istituto d’arte (la scelta di frequentare l’accademia è avvenuta in seguito) e durante le mie superiori il disegno ha rappresentato la mia necessità per lasciare traccia di quello che stava per accadere in modo più articolato.
Perchè hai deciso di utilizzare i “mini giochi” nelle tue opere ?
Il gioco ha sempre rivestito un ruolo importante nel mio percorso; già i primi dipinti del periodo accademico facevano riferimento a giochi di parole oppure talvolta anche a nomi di giochi di società o di altro tipo; in seguito l’utilizzo dell’oggetto che meglio rappresenta l’idea di gioco, ovvero il giocattolo è diventato talmente importante che ha sostituito la pittura come è avvenuto e avviene ancora per le mie sculture; in questo periodo mi piace l’idea di poter coniugare il linguaggio pittorico con la scultura unendo i due elementi: colore e giocattoli.
Un aneddoto che ricordi con il sorriso?
La prima volta che è stata venduta una mia opera di grandi dimensioni e a un prezzo importante ho pianto; è stata una sensazione stranissima: da un lato sentivo gioia e orgoglio e dall’altro vivevo un momento difficile per il mio distacco fisico dall’opera;
Cos’ è per te l’Arte ?
Stella Adler, attrice americana degli anni 40 una volta disse:
‘‘La vita schiaccia l’anima e l’arte ti ricorda che ne hai una”
Mi piace pensare che in qualche modo il mio operare possa rappresentare un piccolo contributo a questa causa.
Fabrizio Grazie per il tuo tempo