Alessandro Giansanti, Agarte – Fucina delle Arti

alessandro giansanti
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Decidere di aprire una Galleria d’arte durante il lockdown è quanto meno singolare, scegliere di dare massima visibilità alla ceramica, inusuale, passare dalla chiacchiere ai fatti è sinonimo di coerenza coraggio e imprenditorialità, ecco il motivo per il quale abbiamo deciso di intervistare Alessandro Giansanti, titolare Agarte -Fucina delle Arti

Il tuo primo incontro con l’arte?

É difficile tracciare un inizio cronologico al percorso sulla quale tutt’ora mi trovo, ed indicare un primo approccio al quale possa fare riferimento come “l’incontro”, se non genesi, della mia relazione con il mondo dell’arte. Sostengo che l’arte sia strettamente collegata alla crescita della psiche e della personalità dell’individuo e che vada di pari passo con il suo personale sviluppo. Il primo approccio è sempre inconscio e collegato ad una creatività diretta ed immediata, da sottolineare tale concetto in quanto di fondamentale importanza: tutti noi abbiamo fatto i conti con l’arte già dalla tenerissima età, anche se non immagini i suoi percorsi astratti e le sue svariate definizioni e forme, ti approcci in modo diretto e innocente con le prime forme di creatività, ovvero il gioco. Dagli albori dell’uomo che il gioco definisce l’intelligenza e la sofisticatezza della nostra specie, basiamo gran parte della pedagogia odierna sul ruolo primario che hanno creatività e gioco sul corretto sviluppo dei bambini e su questo voglio soffermarmi. Posso dunque affermare che l’approccio primo all’arte, l’ho avuto con la fantasia ed il gioco, poichè è bastato poco che sentissi il bisogno e la necessità di proiettare quella forma d’espressione “primordiale” verso nuovi medium, e così per gioco impari a conoscere la carta ed il disegno, che personalmente mi ha accompagnato per tutta l’infanzia. Poi è logico che crescendo si prende consapevolezza del mondo interiore ed esteriore, e di lì una maturazione del rapporto con l’arte, nel mio caso traducibile in necessità di fuggire dal mondo e rifugiarmi in uno stato di creatività e fantasia.

Cosa ti ha spinto ad aprire una galleria d’arte dando spazio alla ceramica?

Concetto fondamentale per poter vendere bene devi saper comprare bene, ci siamo formati con anni di esperienze da collezionisti, inizialmente compri tutto ciò che ti da una diretta emozione, col tempo impari anche a fare i giusti investimenti cioè acquisti considerando svariati fattori ed il saperci muovere ci ha portati ad acquisire un buon numero di conoscenze in campo artistico. Ci siamo ritrovati ad un certo punto ad avere la casa invasa di opere d’arte e la rubrica gremita di contatti e da li è partito tutto. Prima abbiamo strutturato l’idea, poi progettato il business plan, e fra le nottate a sviluppare ed i tempi tecnici e burocratici, ci siamo ritrovati l’anno seguente con l’apertura della galleria d’arte “Agarte – Fucina delle Arti” nello spazio espositivo di Via dell’olmo 26 a Frascati (Roma). La svolta è stata quando con alcuni nostri collaboratori di Amalfi abbiamo deciso di fare degli acquisti importanti da alcuni artisti locali, tutti ceramisti, di li la decisione di partire con uno showroom di ceramiche. Nonostante il medium prediletto della nostra galleria sia la ceramica, va anche detto che la nostra attività vorrebbe abbracciare e rappresentare per quanto possibile tutte le forme d’arte, in particolar modo questo periodo stiamo collaborando con il comune di Frascati per l’esposizione di sculture in ferro riciclato dell’artista kenyota Moses /Ochieng (si tratta di raffigurazioni del mondo animale anche a dimensioni naturali).

Cosa pensi dell’editoria del settore arte?

Penso esistano realtà editoriali molto interessanti e promettenti, questo anche grazie al duro lavoro che svolgono e alla serietà con cui intraprendono il settore dell’arte, se vuoi che qualcosa funzioni devi comportarti nel modo più professionale possibile, a maggior ragione se ti approcci ad un mercato fatto di investimenti particolarmente importanti a livello economico quale l’arte. Oggi esistono supporti digitali e cartacei che guidano la persona nei suoi acquisti e nel collezionismo, che propongono realtà emergenti, condividono eventi e mostre e supportano gallerie ed artisti e questo è ovviamente un bene, ma nonostante ciò forse tali realtà sono ancora troppe poche e non riescono a reggere del tutto la grande mole di informazioni dovuta da un sempre più maggiore numero di artisti sul mercato.

Mi racconti un aneddoto che ricordi con sorriso?

In tempi non sospetti, precisamente il 07/07/19, andammo alla Mostra-evento di Clara Garesio nota ceramista torinese “Mirabilia e Naturalia. Ceramiche e carte” a Villa Torlonia, alla Casina delle Civette (Musei di Villa Torlonia, Roma), a cura di Lisa Hockemeyer. Fui ammaliato dal lavoro luminoso ed energetico sapientemente realizzato dall’artista che ebbi poi il piacere di conoscere personalmente. Il risvolto interessante fu che non avremmo mai potuto pensare che di li ad un anno saremmo stati noi ad esporre le sue opere, e questo a soli due mesi dall’apertura della nostra galleria (così come per le opere di Bruno Gambone e Giuseppe Pirozzi, altri due grandi nomi della ceramica nazionale), e la cosa interessante a parer mio è proprio il passaggio da spettatore a promotore/gallerista. Questo aneddoto potrà sembrare poco rilevante, ma è la prova che non puoi sapere dove ti porteranno effettivamente le strade che intraprendi, poichè se metti impegno e dedizione in ciò che fai, riceverai risultati inaspettati e sorprendenti.

Come scegliete gli artisti da rappresentare?

Il parametro iniziale è sempre un’analisi estetica e più diretta di ciò che individuiamo, se quello che vediamo è appagante esteticamente parlando e attira la nostra attenzione, può essere passato ad una seconda fase di analisi. Bisogna stabilire quanto di quello che vediamo possa essere proposto in un’ ottica di mercato, qui stabiliamo se valga la pena investire o meno. Dopo quest’ultima, un ulteriore fase dove instauriamo un rapporto diretto con l’artista/produttore, preferiamo avere un rapporto di reciproca stima con gli artisti, se non c’è fiducia, se i rapporti non sono buoni, non si può creare nulla di buono, dunque si tratta di sinergie, collaborazioni e in alcuni casi anche di rapporti di amicizia, non potremmo altrimenti creare connessioni.

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Grazie Alessandro per le tue risposte e per il tuo tempo.

Alessio Musella

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